Verlaine - E ti proteggerò dal jazz




Prodotto, registrato e mixato da Gigi Giancursi e Cristiano Lo Mele dei Perturbazione questo secondo album dei Verlaine ne conferma le doti ampiamente intraviste nell'esordio e mette in mostra una band in forma smagliante che sembra assomigliare ad altro ad un primo ascolto (Brunori, Baustelle, Non voglio che Clara)  ma che ti accorgi subito che i paragoni in questo caso hanno vita breve e che l'originalità vince a mani basse, con la poesia, distillata in dosi sapienti e le storie raccontate in questi solchi (forse anche un'unica storia, d'amore sicuramente, di viaggi da fare e di vere e proprie fughe, di discorsi e stati d'animo) affascinanti e appassionanti, con le melodie convincenti, con gli arrangiamenti mai banali, dove non ci sono riempitivi e la profondità dell'insieme si sposa magnificamente al tocco dei nostri, leggero e gravido di classe. 


"Piccoli trascurabili errori": "tra colazioni di miele e sigarette"... dopo una prima parte condita di ritmica minimal che si fa sempre più suggestiva con l'entrata degli strumenti segue una nostalgica ed evocativa melodia:
"per dirti qui non fa mai freddo campari e gin "

"Respirare": "lui gira sigarette con piglio sovietico"... "ariosa" e melodica, singolo non a caso, è un coinvolgente dialogo tra lui e lei, dove l'importante è:"dire che andrà meglio sono Vincent Gallo so restare sveglio":
"lo sai che è un atto di coraggio stare insieme a me ho mani forti e studierò d'attore, lei risponde datti alla pubblicità ma non ti rendi conto di come cazzo stiamo, ci piove in casa dentro ma non me ne frega niente io ti voglio bene"

"Ifiatinonsonosuonatidaenricogabrielli": "da anni accumuli gli scheletri hai bisogno di un armadio... Senti sono in crisi hai un attimo per me? Senti sono in crisi... vai a farti fottere" deliziosa sin a partire dal titolo, coi "fiati" in evidenza, ma questo potevamo anche non scriverlo, dall'aria antica e classica che fa a pugni splendidamente con le parole

"Garrincha": a due voci, botta e risposta su un impianto blueseggiante, che si fa pop acustico con gli archi che donano più intensità:
"e allora chiedi tre campari uno lo lasceremo qua nel far come i signori"

"Chetamina e beaujolais (pugile pt. 2)": " cosa ce ne frega dello stile abbiamo labbra screpolate sorridiamo molto poco dentro scarpe demodè"... un testo fantastico, atmosfere delicate e complici,  costruito armonicamente secondo tutti i crismi, è un vero e proprio gioiellino arrangiato minimal che si libra nella melodia:
"noi non siamo più attrezzati ad affrontare i venti freddi sai che faccio cambierò città con te"

"Passare l'inverno": "dimmi davvero stai meglio a trent'anni di quando sembrava ne avessi quaranta" un mood sommerso come un mondo che si spalanca, per un continuo crescendo emozionale e strumentale:
"a distanza di anni ti chiamo per dirti, ti abbraccio fortissimo ovunque tu sia"

 "2007": "anche se poi mi dici che non vivi di musica il pubblico è instabile anche per Baglioni"... un minuto di botta punk tra virgolette quanto meno nello spirito

"Daria": "non sa cosa dire, vorrebbe rispondere sono cresciuta a chitarre e Nirvana" allegra e scanzonata con più di una punta di tristezza corroborata dal mood strumentale

"Branduardi in Iran": "siamo l'ombra dell'ombra dell'ombra del sole" poetica ballad per pianoforte con gli intermezzi di chitarra elettrica a caricare l'atmosfera di complicità:
"non so cosa dire sto solo pensando mi piace scoparti un bel pò"

"Gli anni in tasca": ballad sospesa che esplode a tratti nella ritmica ad acuire la tensione narrativa che sfocia magnificamente nel ritornello, con un ottimo lavoro chitarristico: 
"non è poi tardi amico mio per fare più ginnastica "

"Saluggia":" quindi sono in grado di dire addio anche a te, un rumore sordo... almeno mi ricordo" sospesa e malinconica per poi sfociare in una sorta di cavalcata "piccola",  per chiudere questo secondo album:
 "so convivere col buio la paura"

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