Intervista con William Manera




Raccontaci un pò della tua storia e di come sei arrivato a questo primo album "I miei omaggi"?

Scrivo canzoni da quando ero bambino. “I miei omaggi” è tutto quello che non ho scritto in età adolescenziale, prima ero molto pop, scrivevo all’italiana, su argomenti amorosi ed evocativi, in quest’album invece c’è una forte contaminazione blues e swing d’oltreoceano e i testi sono più ironici e descrittivi. 
Anche i live hanno questa marcia in più, hanno subito un’accelerazione adrenalinica. 

Tu spazi molto tra i generi,  il piano è portante e c'è sempre un gusto diciamo "popolare" tra i brani che risalta... c'è per così dire "la voglia" de il cantautore che non si accontenta del testo e si lascia contaminare, arricchire... 

E’ vero, non mi accontento di un genere ben definito, piuttosto cerco l’impatto immediato tra il brano e l’ascoltatore, e questa cosa si manifesta spesso, anche grazie alla semplicità armonica dei brani. Ecco, se c’è un trait d’union tra le mie composizioni è proprio l’immediatezza e la semplicità d’ascolto.

Quali sono i tuoi riferimenti...  le millantate influenze... insomma, semplicemente.. chi ti ha ispirato in qualche modo? Anche non necessariamente cantanti...

Se devo pensare a contaminazioni al di fuori della musica direi sicuramente le filastrocche nei libri di scuola.
Le influenze musicali sono tutte riconducibili al cantautorato classico italiano, per quanto riguarda la scrittura testuale subisco molto la forma-canzone gucciniana, le metriche di Stefano Rosso, poi potrei andare avanti a ruota. L’approccio al piano è indubbiamente di matrice rock&roll, ed è tutta “colpa” di Jerry Lee Lewis...



L'ironia è alla base ci sembra delle composizioni, è una scelta voluta, una chiave di volta precisa per dire/comunicare "altro" o questo sono io e/è?

Attraverso l’ironia è più facile comunicare e descrivere. Non per forza in maniera continuativa. Basta qualche riferimento umoristico in un brano classico che lo stesso acquisisce già una marcia in più. Non so dire se è voluta o no, so solo che mi viene spontanea durante la scrittura testuale e quindi cerco di non debellarla ma di cavalcare ogni concetto nascente nella maniera più naturale possibile. Lascio fare, per come si suol dire.

Come sono nati i brani dell'album e/o come lavori solitamente in fase d'arrangiamento e produzione? Visto che hai anche scritto la tua tesi di laurea sulle registrazioni di Revolver dei Beatles...

I brani nascevano in autonomia, non erano pensati per essere accorpati in un contenitore, quando mi sono accorto del filo logico che stava prendendo corpo nelle ultime composizioni ho iniziato a ragionare sul da farsi, che gusto dare e come fare per realizzare un progetto così scollegato dalla prassi contemporanea. In fase di arrangiamento e produzione ci siamo lasciati prendere da una bozza di idee in parte influenzata dalla mia esperienza accademica e in parte concertata con l’esperienza professionale di Andrea Romeo.

Collaborazioni importanti in questo disco...  Nicola Manzan, Andrea Rabuffetti oltre ovviamente ad Andrea Romeo... più di ribadire quanto sono bravi... a noi piacciono le curiosità... qualcosa da dichiarare a riguardo?

Andrea Romeo è stato il fulcro su cui è ruotata la mia musica durante le registrazioni. Eravamo d’accordo su tutto e in sintonia. Ogni cosa ha avuto un senso in quel di Treviso. Anche la pizza a Preganziol e il suo “Eccoci qua”. Però quando indossa le cuffie è intrattabile. Non lo si può distrarre. Anche in fase di mix. Soprattutto in fase di mix. Se gli fai una domanda lui si gira, ti guarda, si rigira e continua il suo lavoro. Poi dopo cinque ore, alla fine di tutto, ti risponde. Un professionista. 
Nicola è una persona di bervismo per più (chiedete a lui…). E’ capace di farti assaporare la delicatezza di un Paganini, la gioia di un Vivaldi e la durezza di un “Bologna Violenta” con la stessa identica qualità di esecuzione che ogni genere richiede.  Mi spiace averlo vissuto poco rispetto ai due Andrea ma ci scriviamo spesso. 
Di Rabuffetti conservo il ricordo della tranquillità e del benessere (della musica che ve lo dico a fare?). Sono stato anche qualche giorno a casa sua alle porte di Varese e son tornato a Bologna due anni più giovane. Ci tornerò altre dieci volte così alla fine dei conti avrò di nuovo quindici anni.



Dalle note stampa apprendiamo che scrivi anche i soggetti per i videoclip? 

Mi diverto ad immaginare quelle parti pertinenti di una storia che non hanno preso vita all’interno di un brano. E’ come completare alcune parti mancanti di una storia ma lasciare ancora spiragli per immaginare nuove descrizioni. In sintesi, aiutare il fruitore di un prodotto ad immaginare meglio la storia che sta ascoltando. Ma mai descriverla del tutto. Sennò che gusto c’è?

Come vedi lo stato attuale della musica italiana, che ti piace e chi meno e...  dritto per dritto... cosa pensi dei talent show... pensi sia comunque "una strada" o... ?

Ho capito. Mi vuoi rovinare la carriera…
Dunque, penso tante cose e forse non sarò esaustivo. Penso che una volta la tv era un mezzo per fare musica e che oggi sia l’opposto, che sia la musica un mezzo per fare Tv. Mi spiego: in Tv, quando Mina incontrava Battisti o Gaber incontrava Jannacci, nessuno impartiva loro disposizioni. Si sapeva cosa avrebbero cantato ma nessuno si permetteva di dire loro “vestiti così” oppure “dì questo o quest’altro”.
C’è una meccanica che non mi piace. E i primi a subire questa cosa sono quegli artisti o aspiranti tali che pur di avere quella visibilità lì (e ben venga la visibilità) la barattano con la libertà di essere e di sentirsi se stessi. 
Alcuni di questi, alla fine del talent hanno raggiunto il picco di popolarità. Il declino successivo non lo auguro a nessuno. Altra cosa è se un talent non si trasformi in un’esecuzione karaokesca ma diventi un laboratorio di creatività. Credo proprio non esista ancora questa formula. Indi ragion per cui non ho ancora provato l’ebbrezza di dispensare sorrisi ironici al loro “avanti il prossimo”.



Progetti per il futuro, date live da segnalare o altro?

Sarò al Festival delle Arti il 27 luglio. Il 2 agosto suono a Costacciaro in provincia di Perugia. Il 7 settembre ad un raduno Blues a Bentivoglio e a fine settembre al MEI di Faenza dopo un anno di riconoscimenti e di soddisfazioni personali e artistiche oltre le aspettative. 
In più vengo da una tre mesi intensa a livello di live, credo proprio che ad agosto farò una pausa estiva a S.Agata Militello (ME) dove sono nato e dove ritrovo, sempre più in splendida forma, la mia famiglia, i miei affetti, le mie strade e i miei tramonti. Tre brani su quattro li ho scritti lì. Ho fame di nuove storie. 

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