Fabio Concato: intervista e resoconto live – Teatro Impero (Marsala, 11 aprile 2014)


Era da tanto che non si faceva vedere... ma è tornato più in forma che mai dopo 11 anni di pezzi già editi: Fabio Concato sbarca in Sicilia, al Teatro Impero di Marsala (TP), per un concerto – organizzato dall'associazione culturale “Baluardo Velasco” che l'ha voluto fortemente – che resterà nel cuore di quanti vi hanno assistito. Perchè Concato, con i suoi modi da gentleman, con quella sua voce inconfondibile è entrato nel cuore di chi lo ha sempre apprezzato, è un pilastro di quel modo di fare musica in Italia che forse è andato perduto ma che conserva una bellezza che in pochi possono permettersi di avere. E le canzoni di Concato sono davvero tutte delle perle, delle poesie dove qua e là si intervallano spaccati di vita e racconti talvolta esilaranti. Non è facile portare sul palco 36 anni di musica... e Concato ha cercato di portare il meglio, le canzoni più famose, quelle ritmicamente più movimentate ma anche le canzoni attuali. A fargli compagnia i suoi musicisti: Ornella D'Urbano (arrangiamenti, piano e tastiere), Stefano Casali (basso), Larry Tomassini (chitarre) e Gabriele Palazzi (batteria). Prima di affrontare il live però, abbiamo incontrato sul palco dell'Impero, il cantautore milanese che ci ha regalato qualche battuta, sia sulla sua carriera, sia sulla situazione attuale della musica in Italia. “Venire qui in Sicilia è sempre molto piacevole, perchè è una terra che mi piace. Certo, quando vai a fare un concerto in posti così, sarebbe bello poter restare 3, 4 giorni anziché partire subito l'indomani. Però in Sicilia vengo spesso soprattutto in vacanza con la famiglia”. Ci ricorda, parlando in generale, che ormai la sua carriera tocca i 36 anni, ancora giovane per la verità e con un gran sorriso ci dice che “... sicuramente Domenica Bestiale è il pezzo che mi ha consacrato, nonostante già avevo fatto dei dischi. Ma quel brano resterà uno dei più famosi ed il simbolo della mia carriera”. Poi lo incalziamo. Di recente, dopo l'uscita dell'album “Tutto qua”, contenente inediti dopo bel 11 anni, lei ha dichiarato che per anni non riusciva a scrivere più nulla, aveva la sindrome del foglio bianco, quello che colpisce gli scrittori e che doveva pensare più a sé ed alla sua famiglia. Ma ha detto anche che ha avuto una sorta di rifiuto nei confronti del mondo discografico odierno? E' per caso colpa dei Talent Show e di un festival, quello di Sanremo, che ormai le stava stretto? Lui ci risponde dandoci ragione: “Si, assolutamente. E' dovuto a questo, non mi sentivo più parte di questo mondo, io me ne sono accorto, è la musica che non si è resa conto che qualcosa stava cambiando”. E per la verità nel corso del suo concerto, Concato qualche battutina contro il mondo dello spettacolo, della televisione (“Ho fatto una voce americana che sembra quella di “Ballando con le stelle”, mamma mia, non la faccio più perchè me la ricorda troppo”). A questo punto è doverosa un'altra domanda: crede che la musica indipendente a questo punto sia il futuro soprattutto nel nostro Paese? Annuendo Concato ci dice, sempre sorridendo: “Si, è quel futuro è adesso. Solo così la musica può sopravvivere ed andare avanti”.


Il concerto di Concato inizia subito con “Oltre il giardino”, brano molto duro da digerire che fa un quadro della situazione storico-politica del nostro Paese. E pensando che il brano è stato scritto nel 2007, viene da pensare che stiamo vivendo un momento di stallo. Così inizia Concato che a parole non si risparmia affatto nel corso della serata: “Questa canzone la portai a Sanremo. Loro dicevano sempre: siate leggeri al Festival, ma il cantautore scrive anche quello che vede in giro, che quello che succede e mi presentai con questa canzone tanto io è da un po' che non mi occupo più di classifica”. A seguire l'allegria di “O bella bionda”, mentre Concato scherza molto sulla sua età... “dopo i 40 anni un po' di acciacchi è normale”... e poi porta su un'altra dimensione il pubblico accorso all'Impero con “Ti ricordo ancora”... Poi annuncia Stazione Nord dall'ultimo disco, ma i suoi musicisti non partono e lo guardano male... così si accorge di aver sbagliato la scaletta e che prima c'è “Tornando a casa”, una canzone che, per sua stessa ammissione, gli piace molto. Dopo, finalmente, “Stazione Nord”, senza abbandonare la sua Milano ma anche le sonorità in minore malinconiche e jazzate per poi culminare in una sorta di ironica promozione del suo ultimo disco: “Beh, dopo se volete passare, firmo qualche autografo, magari sul mio disco, magari lo comprate...” ricordando quando ancora c'erano i vecchi 45 giri... che epoca... A seguire il cult “Domenica bestiale” che tutti cantano a squarciagola e lui sa che piace... divertendosi anche a scendere in platea e a sedersi tra le persone che iniziano a farsi con il cellulare selfie con lui che canta... “Siamo tutti senza cellulare, vedo... beh si, sono un po' pirla ma mi diverto”. Poi si rivolge ad un fotografo che lo segue, mettendosi come una bella statuina: “Eh faccio il figo, mi metto in posa per la foto, colgo l'occasione...”



Poi sbaglia di nuovo scaletta e si riprende divertito con “Rime per un sogno” e si sogna davvero “Se tu vedessi il cielo che cos'è, ci sono stelle grandi come te”... poesia... “Trenino nel petto”, contenuta nell'ultimo “Tutto qua”, invece è dedicata alla moglie con cui sta insieme da oltre trent'anni... Poi fa un saltino, Concato, nonostante i suoi 60 anni portati benissimo, è in forma ma questo gli fa ricordare di quando è caduto sul palco di Faenza: “Sono caduto giù e tutti si sono preoccupati: questo non si alza più. Poi fortunatamente non è successo nulla ma tempo dopo mi sono accorto di avere due vertebre schiacciate, per cui se faccio qualche movimento è probabile che rimango bloccato...”. Meglio ballare, soprattutto se con Chet Baker, che è sempre un gran pezzo, per poi proseguire con “Non mi scordare”, contenuta in “Senza avvisare” del 1986, annunciando che di progetti e di idee ne ha e che non ci farà aspettare altri 11 anni per sfornare altre perle. Poi illumina il pubblico con “Canto”, inno all'espressione e con “Mi innamoro davvero”, uno dei brani di Concato che ha fatto storia... Scende di nuovo in platea: “Sembra di essere in salotto con degli amici” perchè in fondo le sue canzoni sono così intime e regala “Quando arriverà”, con quella sua voce sempre pulita, caratteristica, talvolta anche dissonante come un buon jazz singer sa fare ed invita a ballare un “Sexi tango” con “Nina, dolce amore e non aspettare me, ho nel cuore una cometa se mi guardi la vedrai”. Ma è con “Gigi”, canzone dedicata al padre, famoso jazzista che forse pochi sanno che è stato maestro tra gli altri anche di Enzo Jannacci, che si crea una strana magia da pelle d'oca dalla platea alla galleria ed è come se Gigi fosse il padre di ognuno di noi... emozionante. Quando annuncia, un po' imbarazzato, “Porcellone” (questa volta azzeccando la scaletta, “che ci volete fare dopo i 40 la vista fa qualche scherzo, io poi ho gli occhiali altrimenti la luce mi fa diventare strabico”) racconta com'è nato questo pezzo: “Quando ero giovane mi uscivano queste cose, mah... quando andai a vivere da solo in un monolocale avevo un vicino di casa di 83 anni che ogni giorno dava a mangiare agli uccelli. Allora mi è venuto di pensarlo anziché vecchio, palestrato, ed io sposato... non pensate che avessi chissà quali problemi”...



Poi l'atmosfera cambia di nuovo e si fa silenziosa con “Guido piano”... ed ho qualcosa dentro al cuore... e si ripete con “Buonanotte a te”, una dolce canzone d'amore, così come “Non smetto di aspettarti”, canzone tratta dall'ultimo disco che Concato ha ammesso di amare particolarmente. E come non aspettarsi “Fiore di maggio”, una delle più belle canzoni di Concato: “Ho scritto oltre 160 canzoni in vita mia, qualcuno non la farò a meno che non stiamo qui fino a domani, tanto è sabato”. Qualche fan infatti gli chiede dei pezzi e lui: “Eh, Dean Martin la farò intorno alle 2.30... la nave la farò nella seconda parte alla fine, c'è tempo fino a domani mattina” e guarda ripetutamente l'orologio... d'altronde le sue canzoni sono davvero tutte straordinarie, poesie scritte con il cuore, dove a contorno c'è sempre una gran musica che spazia dai suoni del Sud America al jazz di New Orleans. Ma ancora giù a risate perchè esce di scena e poi ritorna sul palco nel giro di 2 secondi e racconta: “Al Sistina una volta in concerto, stavo per finire e sono andato in camerino. Quando mi hanno chiamato per risalire ho detto: no, facciamoli aspettare un po' di più, pensavo di fare uno scherzo. Quando sono risalito sul palco non c'era più nessuno. Erano rimasti solo 3 ragazzi che mi hanno chiesto un brano. Io l'ho fatto... però prima erano 1100. Allora ogni volta ci penso e dico: ci deve essere un orario di attesa di tolleranza, dopo di che vanno via tutti...”. E quando sale sul palco ricorda la campagna fatta per il Telefono Azzurro, attuale purtroppo più che mai, più di allora, di quando la canzone venne scritta, cantando tristemente per i bambini picchiati e violentati lasciando tutti attoniti... ma poi recupera e nel finale regala una vivace “Rosalina”... il pubblico apprezza, si alza, lo applaude, lo abbraccia simbolicamente e lui chiede: “Volete sentire di nuovo un brano in scaletta?”... Certo che si, ed allora va via con “Domenica bestiale”, il ricordo di un grande cantautore, un grande musicista, simpatico anche se molto timido e con una grande gentilezza negli occhi che ha salutato i marsalesi con una promessa misteriosa: “Chissà, è probabile che ci rivediamo quest'estate”...


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