Vizio di Forma di Paul Thomas Anderson



"- Hanno detto che ero un prezioso carico che non si poteva assicurare per vizio intrinseco"
"Vizio di forma" di "Paul Thomas Anderson" tratto dal libro di Thomas Pynchon è purtroppo un'operazione non riuscita fino in fondo, inutile girarci intorno... nonostante sia recitato benissimo, a cominciare ovviamente da un Joaquin Phoenix straordinario che rende al meglio nei panni di Doc Sportello, un detective privato, hippie e perennemente sballato che cerca di risolvere intricate situazioni, un Josh Brolin anche esso all'altezza, nei panni dell'antagonista ma non troppo, Ispettore della omicidi Big Foot e dall'avvocato interpretato da Benicio del Toro, tra gli altri. Una pellicola elegante e sofisticata sia per i toni della narrazione, sia per la fotografia davvero affascinante, che procede per accumulo di indizi e personaggi ma che non trova la quadra e a dirla tutta sembra non preoccuparsene minimamente. Difficile fare cinema con una storia di Pynchon, il ricorso alla voce off non basta di certo, ma l'operazione rischiosa già di per se doveva quanto meno avere più mordente, mentre si limita al massimo a restituire un sapore, la fine di un'epoca che oggi appare lontanissima. E' apprezzabile il tentativo ma non si scava che in superficie, all'errare barcollante di Sportello tra la fine "dell'amore universale" e l'arrivo dell'eroina a distruggere "Il grande sogno", con gli omicidi di Manson a sublimare questo passaggio. La storia nel suo insieme si complica a più non posso e finisce col non portare a niente. Inconcludente  è l'aggettivo, anche se visivamente la pellicola rimane un bel vedere. Ma non c'è alcun trasporto emotivo, ne interesse, si assiste a dinamiche, situazioni, personaggi che si ingarbugliano e il risultato ala fine non paga. C'è ovviamente un'idea autoriale, lo spettacolo quanto meno visivo, c'è, per intenderci, ma sopravviene ben presto la fatica e soprattutto manca la suspance, fondamentale per il genere, ne come accennavamo prima, i sotto testi, non sono sviscerati come si converrebbe. E allora siamo semplicemente di fronte alla storia di un detective privato, "strafatto" che deve aiutare la sua ex a scoprire come la moglie del suo nuovo amante voglia farlo rinchiudere per ottenere il suo patrimonio... che si complica oltremodo.... si perde facilmente la concentrazione, si sorride a malapena a un paio di sequenze e fondamentalmente si resta pressocchè delusi dall'evolversi della vicenda. Si salva il mestiere di Anderson, si apprezza l'idea di portare su grande schermo il romanzo di Pynchon, ma il tutto risulta in fine francamente indigesto. Ci aspettavamo decisamente di più, la delusione è tanta.
"- E' bello che qualcuno ti faccia sentire invisibile certe volte"

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