Motta - La fine dei vent'anni




C'era tanta attesa per l'esordio solista di Motta" già nei "Criminal Jockers", a cominciare dalla produzione di Riccardo Sinigallia e dai musicisti che hanno preso parte a "La fine dei vent'anni" dove suonano, oltre allo stesso Motta (chitarra, basso, batteria, tastiere) Cesare Petulicchio (BSBE – Bud Spencer Blues Explosion), Andrea Ruggiero (Operaja Criminale e mille altri), Laura Arzilli, Lello Arzilli, Andrea Pesce, una leggenda come Giorgio Canali, Maurizio Loffredo, Guglielmo Ridolfo Gagliano (Paolo Benvegnù, Negrita) e Alessandro Alosi (Pan del diavolo) come a dire che le attese diventano tante, forse troppe.  Entriamo pian piano nel mondo di Motta e di queste canzoni, che nel complesso non dispiacciono sin dai subito e crescono ascolto dopo ascolto e si intravedono le potenzialità dell'artista ma alla fine non fanno gridare al capolavoro. Anche perché il nostro scrive bene ma non ha (almeno per adesso) la forza poetica, la rabbia di un Vasco Brondi e neanche sa essere disarmante, ovvero andare a segno con poche parole come Alì, tra l'altro della stessa etichetta. Musicalmente i momenti sono essenzialmente tre: i brani più cantautorali, che risultano essere i più interessanti, anche perché non mancano i colori immessi nella tela, quelli più vivaci, piacevoli ma anche più banali perché in primis inevitabilmente ricordano i singoli dei Tiromancino e di Sinigallia stesso e quelli più sperimentali, che vanno per carico di tensione, ma che alla resa dei conti rischiano di apparire monocordi. "La fine dei vent'anni" è un tentativo coraggioso se si vuole, di fare un album comunque vario nelle sue accezioni e con temi importanti e Motta si conferma un artista interessante sicuramente da seguire:

Apre l'album "Del tempo che passa la felicità": continuo crescendo, su arpeggio di chitarra portante... è un incrocio tra Senigallia e i Verdena di Razzi Arpie Inferno e Fiamme: "partiti da lontano per essere contenti dormire di giorno e mangiarsi la notte"."La fine dei vent'anni": "C'è un sole perfetto ma lei vuole la luna di alzarmi non ho voglia oggi non combatto con nessuno" è ariosa che vuol farsi presto complice, dal testo generazionale, che si appoggia morbida, per così dire, nel ritornello: "amico mio sono anni che ti dico andiamo via ma abbiamo sempre qualcuno da salvare e da baciare". Il primo singolo estratto non a caso, è il brano più immediato dell'album ed è "Prima o poi ci passerà": "non ridere non piangere, non stringermi le mani siamo sporchi siamo umani prima o poi ci passerà" sembra un pezzo bello di Lorenzo Fragola (ci riferiamo a Siamo Uguali) di cui richiama crediamo volutamente addirittura le parole e nella melodia del ritornello, arrangiato in maniera meno ruffiana. "Sei bella davvero": "ti sei vestita da circo e tutto quello che hai lo hai sempre rubato" dall'incedere zompettante e un cantato ipnotico alla Fausto Rossi promette benissimo, anche per il testo, poi si stempera quasi subito in un ritornello  sin troppo melodico."Roma stasera": "Mi prendi dal collo mi tieni in ginocchio mi bagni e poi mi lasci per terra" tribale e incessante nel suo dipanarsi con virate noise, costruita per carico di tensione, è uno degli episodi più convincenti assieme a "Mio padre era un comunista": "L'amore per loro è aspettare insieme la fine delle cose". Dalla melodia solare che ben si contrasta con il testo. "Prenditi quello che vuoi": "... tanto quello che vuoi poi lo dimenticherai" sorta di mantra su arpeggi di chitarra e accenni psicadelici.  "Se continuiamo a correre": ripetitiva e ossessiva, con inserti elettronici "quello che ho sbagliato non è servito a niente". "Una maternità": "e d'improvviso ti accorgi di quel poco che sei, conservi i ricordi per farci un incendio, ti sei abituata alla perplessità e rimani in silenzio del resto in attesa alla cassa del bar" una ballad poetica, minimal e disturbata. Chiude l'intensa "Abbiamo vinto un'altra guerra": "non quella che volevi tu, ora per sempre ti accontenti e io non parlo quasi più".

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