"Jazz:Re:Found" il Festival si arricchisce di nuovi nomi




Torna dal 7 all’11 dicembre Jazz:Re:Found che, dopo le prime anticipazioni, annuncia ora nuovi nomi aggiunti al cartellone. James Holden, uno dei giganti dell’elettronica degli ultimi quindici anni, ha scelto Jazz:Re:Found per presentare il suo nuovo set. Lo farà in una location esclusiva, la SCUOLA HOLDEN, la scuola di scrittura più importante d’Italia, che ha accolto la proposta diventando partner del Festival. I nomi di Joe Claussell, Clap! Clap!, Painé e il progetto che vede riuniti Luigi Ranghino e Max Loderbauer vanno ad arricchire un cartellone che è già stato definito eccezionale dalla stampa, grazie alle due date uniche italiane di Grandmaster Flash e dei De La Soul e al ritorno a Torino di Tony Allen. Una line-up che sta creando grande movimento tra il pubblico, testimone ne è il sold out dei Super Early Bird, nell’arco delle prime 24 ore, e degli Early Bird, in pochissimi giorni.  
Da sfondo a quest’edizione, un lungo e appassionato omaggio al nume tutelare del jazz con la mostra “John Coltrane Saved My Life.” 
Quattro giorni in cui Torino, città d’adozione del festival per il secondo anno consecutivo, si trasformerà in una delle capitali europee della black music.


Il Jazz:Re:Found prenderà il via mercoledì 7 dicembre, sul “main stage” dello Spazio Q35 di Via Quittengo 35. Headliner della serata, per la sua unica data in Italia, Grandmaster Flash, la leggenda di New York e, tra le mille cose, l’ispiratore di “The Get Down”, la serie diretta da Baz Luhrmann che è stata uno degli eventi televisivi dell’anno. Una carriera ultratrentennale per innovare, continuamente, il mondo dell’hip hop, e più precisamente quello del djing con la sua tecnica sopraffina nel cutting, scratching e mixing. È stato il primo artista hip hop della storia ad entrare nella prestigiosa Rock ‘n’ Roll Hall of Fame, oltre ad aver vinto un Grammy Award nel 2011 e l’award I Am Hip Hop di BET, famoso network televisivo americano specializzato in black music. 
Altro ospite d’eccezione della serata Yussef Kamaal. La coppia capitanata da Yussef Dayes (batteria) e il polistrumentista Kamaal Williams, il cui primo album uscirà il 4 novembre 2016, è in cima alla nuova ondata jazz-funk britannica e appare destinata a diventare ben presto un punto di riferimento della scena jazz internazionale, come testimoniano i recenti sold out in innumerevoli show tra cui il Ronnie Scott’s di Soho e la St James’s Church di Westminster. A completare il programma della prima serata penseranno i dj Luca Trevisi e Grasso Brothers, sodali storici del Jazz:Re:Found, e la Get Down “Battle”.

Giovedi 8 dicembre il festival si sposterà al Cap10100 di Corso Moncalieri 18, dove saranno protagonisti il jazz barricadero dei Gogo Penguin e la classe indiscussa di un dj come Mr Scruff. Ormai celebri grazie a performance di successo, che dalla città natale li hanno portati ai palcoscenici di Londra, Parigi e Montréal, i Gogo Penguin – che hanno nel curriculum anche una nuova colonna sonora per il film-mito Koyaanisqatsi – si indirizzano ad un pubblico trasversale, che spazia dagli appassionati di jazz ad una audience più giovanile e più solita a pensare alla musica senza distinzioni e barriere fra i generi. Se la strumentazione è quella archetipica del trio di pianoforte, con idee influenzate dal jazz e dalla musica classica, i loro ritmi sono di netta ispirazione elettronica. Mr. Scruff d’altro canto è un acrobata, che nei suoi celebri dj set riesce a destreggiarsi tranquillamente tra soul, funk, hip hop, jazz, reggae, house, avendo fatto di questa sua peculiarità un vero e proprio marchio di fabbrica. Anche sotto le vesti di producer, la sua musica rispecchia esattamente questa sua abilità di attingere da tutti i bacini musicali possibili. Il suo ultimo lavoro del 2013, “Friendly Bacteria”, vanta collaborazioni con Denis Jones, Matthew Halsall, Phil France, Vanessa Freeman & Robert Owens. 

Venerdi 9 dicembre si tornerà al Q35, con dj set e live set che si alterneranno tra il “main stage” ed il “dude stage”. Sul primo, spazio all’unica data italiana degli statunitensi De La Soul, ancora oggi una delle migliori band hip hop dal vivo e freschi d’uscita dell’album “…and The Anonymous Nobody”, accolto da tutta la critica come uno dei lavori migliori della loro carriera. Questo nono disco, interamente finanziato tramite la piattaforma di crowdfunding kickstarter, vanta ospiti di fama internazionale quali Usher, Snoop Dogg e Damon Albarn. Con quest’ultimo i De La Soul avevano già collaborato nel 2005, partecipando al progetto Gorillaz con un featuring nel brano Feel Good Inc, con il quale hanno anche vinto il premio di miglior collaborazione maschile in un brano pop ai Grammy Award. Una band che ha fatto scuola nella definizione del genere alternative hip hop, noto in particolare per aver innovato lo stile jazz rap.
Altro ospite della serata del venerdì sarà Ensi, torinese ed uno dei rapper più rispettati d’Italia. La sua carriera si divide tra il proprio progetto solista ed i OneMic. Nel 2005 arriva secondo nella gara di freestyle Tecniche Perfette, contenendosi la finale con Mondo Marcio, e sempre nello stesso anno si aggiudica la convention 2theBeat, sconfiggendo in finale Clementino. Nel 2012 firma con l’etichetta indipendente Tanta Roba, fondata da Guè Pequeno dei Club Dogo e Dj Harsh. Nello stesso anno, partecipa al programma MTV Spit, incentrato sul freestyle e condotto da Marracash, che si aggiudica battendo in finale Nitro. Nel 2013 firma per la Warner Music, con cui nel 2014 è uscito il suo terzo e più recente album “Rock Steady”. Da settembre 2015 è divenuto il conduttore insieme a Emis Killa su Radio Deejay del programma radiofonico “One Two One Two”, dedicato all'hip hop e alla musica rap.
Sul palco del Q35 si esibirà anche Clap! Clap!, altro nome italiano che si è affermato ben oltre i confini nazionali, come dimostrano i riconoscimenti tributatigli da dj e taste maker di mezzo mondo (a partire da Gilles Peterson, suo grande fan) fino al leggendario Paul Simon, che lo ha voluto come produttore di alcune tracce del suo nuovo album recentemente uscito. Ci sarà anche Painé, uno dei più raffinati “scultori del suono” che la club culture italiana abbia mai espresso. A completare la serata Dj Fede, Dj Khalab e Abstract, con in chiusura la house raffinatissima di Leon Vynehall. Nativo di Brighton, ma di stanza a Portsmouth, il giovane producer possiede idee ben chiare, uno sguardo interessante e una voglia di mettersi in gioco che chiarisce che non sia proprio tipo da prendere alla leggera. Il suo secondo album “Rojus” (2016) approfondisce il gusto per la rifinitura ritmica e il collagismo sonoro, nonché un calore del tutto inedito, a tratti non proprio così distante dal suonare pop. 

Sabato 10 dicembre il Jazz:Re:Found si alternerà invece tra tre differenti locations, per un triplo appuntamento imperdibile. Si partirà alle 19 alla Scuola Holden, una delle istituzioni culturali di maggiori prestigio in città e non solo, con l’esibizione (fuori abbonamento) di James Holden, in un abbinamento che sarà anche onomastico. Uno dei giganti dell’elettronica degli ultimi quindici anni, capace di interpretare perfettamente i linguaggi del dancefloor senza però sacrificare nulla in qualità, in ricerca, in desiderio di confrontarsi anche con sentieri musicali “altri” e “alti” – una quadratura del cerchio che possono vantare veramente in pochi. Gli ultimi periodi lo hanno visto concentrato sempre più su un approccio colto, tra synth modulari, ricerche timbriche particolari, strutture seriali ed ipnotiche, ed è in questa veste che si presenterà a Torino.
Alle 22.30 ci si sposterà quindi al Cap10100 per lo spettacolo di Tony Allen, altro pezzo da novanta di questa edizione del Jazz:Re:Found. Il batterista nigeriano è uno dei padri indiscussi dell’afro-beat. Come batterista e direttore musicale ha collaborato con il gruppo Africa 70, dal 1979 al 1989, insieme a Fela Anikulapo Kuti. Nel 1984 si è trasferito a Londra e successivamente a Parigi. Ha lavorato con King Sunny Adé, Ray Lema, Manu Dibango e non solo. Ha collaborato e collabora ancora oggi con gente come Damon Albarn dei Blur (con cui ha dato vita all’album The Good, The Bad and The Queen), Flea dei Red Hot Chili Peppers, Charlotte Gainsbourg, gli Air o il santone techno berlinese Moritz Von Oswald, giusto per citarne solo alcuni.
Dalle 00.30 in poi la serata si animerà presso il Q35. Sul palco salirà il newyorkese Joe Claussell, una delle vere leggende della musica house. Newyorkese, classe 1961, producer raffinatissimo ma anche dj di feroce energia, che mantiene intatta ancora adesso. Vederlo all’opera in console è uno spettacolo davvero unico: “assalta” il mixer e cerca un’empatia totale col pubblico. Ci sarà spazio anche per la house multicolorata del giapponese Soichi Terada, attivo da quasi trent’anni attraverso la sua etichetta Far East Recordings e celebre anche per aver composto alcune colonne sonore di videogame passate alla storia, tra qui quella di “Ape Escape”, e per la classe nel clubbing dell’italiano dj Volcov, un culto assoluto per chiunque frequenti la scena dance più qualitativa. Un dj che rifugge da ogni catalogazione stilistica, condividendo invece una cultura intergenere, trasversale a mode e tendenze, facendone una forma mentis e contribuendo attivamente allo sviluppo della stessa. A concludere il programma della serata, Asbstract e Stump Valley.

Domenica 11 dicembre, infine, il closing party, con un altro leader carismatico della club culture più raffinata quale Sadar Bahar. L’artista di Chicago è molto più di un Dj, è un vero e proprio pezzo della storia di Chicago, dei suoi club e delle sue sonorità. È difficile etichettare il sound di questo artista, perché come lui stesso ha dichiarato: “Mentre tutti i dj andavano da una parte, io ho scelto una direzione diversa”. Questa strada l’ha portato a creare uno stile tutto suo, ribattezzato “Soul in the hole”. Un mix di tecnica ed estetica che affonda le radici nella classica deep house, ma arricchito con sonorità riscoperte grazie alle lunghe ore passate nei piccoli negozi di dischi per scovare i suoni dimenticati e le tracce snobbate dai colleghi, troppo distratti dalle nuove influenze. Spazio anche all’esibizione di Passenger. L’artista piemontese ama condividere con il dancefloor ogni groove che lo coinvolge: dalla prima passione per la Detroit techno e l’electro delle origini, alla disco americana più uplifting, dai groove scarni ed efficaci di Chicago, alle incursioni nei ricchi ritmi broken beat e jazz-funk, mantenendo un gusto personale e ‘soul’ e proponendo spesso dischi rari e particolari e fuori dalle mode del momento.

E le aggiunte ad alta qualità vanno anche in quel campo sofisticato (e prezioso) in cui il jazz incontra l’elettronica più colta: ovvero lì dove il pianista Luigi Ranghino incontra il mondo rarefatto di Max Loderbauer (due terzi di un progetto, integrato dal grande Ricardo Villalobos, che è stato incubato dal team di Jazz:Re:Found e che potrebbe avere grandi sviluppi nel 2017) in data e location da definirsi. 

Ma questa edizione del Jazz:Re:Found non sarà fatta solo di esibizioni live, come conferma la presenza della mostraJohn Coltrane Saved My Life”, un lungo e appassionante omaggio a Coltrane – vero e proprio nume tutelare per chi vede nel jazz la piattaforma perfetta per tutto ciò che è coraggio nell’arte – ad indagarne, raccontarne o reinterpretarne le diverse anime. Quella della tradizione portata ai livelli qualitativi più alti, ma anche quella dell’innovazione estrema ed iconoclasta. Il tutto coinvolgendo artisti come Luca Barcellona (uno dei calligrafi più conosciuti a livello mondiale), Giordano Poloni e affidando la curatela a giornalisti/esperti/collezionisti/dj di grande spessore come Rocco Pandiani e Raffaele Costantino.

Altre grandi collaborazioni quelle col milanese Dude Club (diventato in pochi anni uno dei migliori club d’Europa, per la qualità della programmazione), per una curatela congiunta di alcuni spazi del festival, e con la nuova rassegna milanese JAZZMI, unita a Jazz:Re:Found nella presentazione del concerto di Jacob Collier, l'8 novembre come preview del festival. L’album d’esordio del giovane artista londinese “In my room” è uscito a luglio 2016, riscuotendo da subito un enorme successo. Per tutto il 2015 Jacob ha collaborato con Ben Bloomberg al MIT Media Lab di Boston nella progettazione e costruzione di uno spettacolo che riuscisse a metterlo nella condizione di poter passare da uno strumento all’altro durante le sue performance live, proprio come fosse una band composta da diversi elementi. Un modo di fare musica dal vivo, su un palco, che non ha precendenti. Dopo aver assistito al pre-debutto al Ronnie Scott Jazz Club di Londra, il Guardian lo ha definito “il nuovo messia della musica jazz” e la rivista Jazzwise “il futuro della musica”.

I contenuti sono di prim’ordine, l’interesse è già molto alto, le condizioni ideali per rilanciare ulteriormente la sfida. Inizia quindi il conto alla rovescia al 7 dicembre 2016, con l’apertura della vendita degli abbonamenti Passport (anche loro in numero limitato, per questioni organizzative) e dei biglietti per i singoli eventi. Il countdown sarà inoltre animato dalla collaborazione con mediapartner storici e di prestigio, come quello recentemente stretto con Radio Deejay. Jazz:Re:Found apre inoltre il suo profilo sulla piattaforma Spotify in cui verranno prodotti dei contenuti molto particolari, a partire da playlist “d’autore” in grado di raccontare al meglio, spirito, radici, visioni, prospettive del festival tra passato, presente e futuro.

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