Lisa Gioré - Le Vie dell'Insonnia




"Le vie dell'insonnia" è l'album di esordio di "Lisa Gioré", dieci canzoni che giocando con il titolo "tengono svegli sicuramente" ma per intensità e poesia. Voce sicura e duttile, testi solidi e intelligenti senza sbavature, musiche e arrangiamenti raffinati, il tutto arriva con naturalezza estrema benché non sia affatto immediato, easy listening per intenderci. Insomma "Le vie dell'insonnia" è un album che convince e fa ben sperare per il futuro di "Lisa Gioré" che avrà tempo per limare qualche perdonabile ingenuità e migliorare nel suo percorso artistico.

"Lo stato attuale delle cose": "quanti gesti scriteriati contro la sopravvivenza" swing, cambi di tempo un cantato che è "un fiume di parole" per un testo intelligente... deliziosa

"Aria di tempesta": filastrocca delicata e amara nel suo dipanarsi acustico, che passa con disinvoltura da maggiore in minore, anche se ricorda melodicamente "Pensa" di Fabrizio Moro: "stanco di sopportare l'ingrato ruolo di vittima sacrificale"

"Sabbia": si parte forte per poi decelerare e cambiare sfumature "respiro l'odore di candele appena spente, respiro l'odore della pioggia nell'asfalto"

"Danza macabra": ipnotica e sinistra, di matrice folk popolare, che emerge nelle parti strumentali: "sul pavimento di quella stanza si concluderà la sua macabra danza"

"Settembre": sorta di mantra intenso e poetico col pianoforte portante:"si addormenta questa estate che col risveglio di ogni autunno morirà" 

"Scarse prospettive": "sarò come mio solito quell'essere banale" Coi fiati sugli scudi, divertente e ironica, dall'incedere trascinante, persino ballabile: "sono io che non ho più bisogno d'amore"

"Parlo di te": "non c'è bisogno di urlare per avere ragione" uno dei brani più standard per così dire, una ballad cantilenante che si regge sulla forza delle immagini vivide del testo: "alla luce del giorno i difetti son chiari e lampanti e a volte anche noi attori tremendi torniamo vestire gli scomodi panni di gente qualunque"

"Dracula": una favola nera che procede per accumulo di tensione, giocando sugli "spazi vuoti" con un ritornello che fa venire in mente Enrico Ruggeri e una coda strumentale degna di nota: "finalmente si è avverata quell'assurda profezia un bacio solo un bacio e tu sarai eternamente mia"

"Il contrario del silenzio": ballad col pianoforte assoluto protagonista a sprigionare bagliori di poesia:"il silenzio non esiste è solo figlio del rumore del tempo ammutolito che fa correre le ore"

"L'effetto del vento": evocativa e lievemente psichedelica con la voce effettata, forse meritava un maggior sviluppo, chiude l'album ma a nostro avviso è il brano più debole del lotto: "il tempo avrà tempo di tornare nitido"

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