King Suffy Generator - The Fifth State




I King Suffy Generator tornano con The Fifth State, a proporre la loro ideale colonna sonora per un uomo moderno ormai vittima di se stesso che torna indietro a ricercare la sua forza/natura originaria, con un sound più diretto rispetto al passato sempre di base hard rock che non disdegna il math, il progressive, lo shoegaze, il post rock, la psichedelia, con la coppia ritmica Alberto Grossetti e Francesco Pagano sempre precisa e puntuale a reggere e a ben supportare le chitarre, i synth e il sax di Dario Bandini e Daniele Tori. I nostri propongono un vero e proprio rito di passaggio, una lotta intestina che è espressa confacentemente nei rimandi tra gli strumenti, nei chiaro scuri dell'opera che sembra sempre poter aprirsi alla melodia o a lasciarsi andare a un'espressione di forza ma rimane la, come impigliata sul suo concept a riflettere sulla sua stessa essenza... sembra quasi un limite ma è il messaggio vero e proprio... reso ancor più nitido anche dalle note stampa del gruppo che si è ispirato alle opere di Giorgio Da Valeggia, pittore e scultore:" una riflessione sul passaggio dal Quarto Stato di Pellizza da Volpedo al Quinto Stato, un processo che ha portato l'uomo da essere una forza motrice per il cambiamento della società a diventarne invece una vittima inerme. “L'uomo moderno, è oramai svuotato dei suoi aspetti più umani, ma sempre impegnato a ricercare se stesso e il suo posto nel mondo, unico modo per tornare alle origini e alla semplicità, liberandosi così dalle oppressioni che lui stesso ha creato.” Un album sul passaggio, su una fase di transizione ma assolutamente non di passaggio ne di transizione. Non per tutti ovviamente ma sicuramente un album di livello.

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