Intervista con i Lolaplay




Nella recensione abbiamo parlato di disco "pop"... alla fine ci è sembrato che il tutto si potesse ricondurre a  questo tipo di discorso, anche per le critiche più o meno velate che assestate tra i brani... qual'è la vostra percezione in merito? Se abbiamo detto una cazzata o.... sintetizzando ci pare un pò la risposta a quello che "alla gente" fanno sentire... un messaggio semplice  e diretto per dire, volete il pop, ma fatto come si deve? Bene, eccoci qua...  

Ci sta benissimo che si parli di pop quando ci si riferisce a noi, come ci sta benissimo qualunque altra definizione, non siamo abituati ad etichettare la musica che facciamo, per noi è semplicemente l’espressione di cio’ che viviamo e sentiamo nel momento in cui la componiamo.  Se poi la si vuole chiamare pop, rock elettronico, indie va benissimo, per noi, ha veramente poca importanza, oltre al fatto che non crediamo che definire “pop” qualcosa sia da leggere con un’accezione negativa, in fondo, parliamo di “popular music” e, cioè, di musica che arriva alle grandi masse. Seguendo il concetto anche i Led Zeppelin sono pop, soprattutto perché la musica non nasce pop, lo diventa. La musica dei Lolaplay nasce, come detto, dalle nostre esigenze e sensazioni, dall’esigenza di condividere alcuni nostri pensieri e dalla sensazione che nel mondo che abbiamo intorno qualcosa non funzioni, ma pare sia un fatto normale, questo disco è il nostro modo per dirlo, se poi dovesse diventare “pop” ben venga, se invece non piace o non interessa non c’e’ alcun problema, come cantiamo in uno dei brani, “non comprate questo disco”.

C'è tanta energia in questi brani ma di contro c'è la sensazione quasi di un freno a mano tirato, appoggiati a una "formula"... (non è una critica, intendiamoci) in quanto genere o standard di composizione, è una scelta per così dire "mainstream" facendo riferimento anche alla precedente domanda, oppure non ci sono calcoli dietro... noi siamo così e ci muoviamo sui canoni strofa(ritornello e questo è, se vi piace?

In realtà non abbiamo una “formula” né che renda i brani mainstream né che li renda alternative, sempre perché ci interessa poco essere una cosa piuttosto che un’altra, ci interessa essere sempre noi stessi. Sarà, poi, l’ascoltatore a creare un’etichetta secondo il proprio pensiero. In questo nuovo album “essere noi stessi” ci ha portato a realizzare brani di questo tipo perché ne sentivamo l’esigenza. E’ stata la naturale evoluzione del lavoro precedente. Nel primo album lavorammo molto di pancia quasi “gridando” cio’ che avevamo da dire, con pochi schemi e regole cosi come durante i live ed era cio’ di cui avevamo bisogno. Con ”la città del niente” abbiamo solo dato sfogo all’esigenza compositiva che avevamo dentro in quel preciso periodo ed i brani hanno spontaneamente preso questa forma. Non amiamo essere ripetitivi, non lo siamo dal vivo e tanto meno nei dischi.

Di conseguenza, la critica che fate al mondo dei talents è palese... a voi... riempire i puntini di sospensione

La nostra è una critica rivolta all’utilizzatore finale dei talents e delle altre forme comunicative quali tv, rete, radio, non tanto alle forme comunicative in sè. I talent sono semplicemente la punta dell’iceberg  o, se vogliamo, la più rappresentativa. Crediamo che le cose, quindi anche un talent show o la rete, non siano buone o cattive di default, ma che diventino l’una od altra cosa a seconda dell’uso che  ne fa, proprio,  l’utilizzatore finale, in questo caso il pubblico. Ed è al pubblico che muoviamo l’appunto : ormai si è sdoganata l’idea che cio’ che dicono i media sia la verità, non è piu’ uso farsi domande o elaborare il messaggio, semplicemente il dogma è diventato “ se lo dice la tv o la rete sarà vero e giusto e quindi bisogna fare cosi”. Questo standard di comportamento ha, poi, riflessi sul comportamento generale nella vita della gente e di questa nazione. Ad esempio la maggior parte dei giovani che si accostano, oggi, alla musica hanno, come imprinting  donato dai talents, il fatto che far musica serva esclusivamente a diventare famosi e che questo sia l’unico metro di valutazione di se stessi anche nella vita quotidiana. Le tv vendono informazione palesemente deformata, ma il male vero sta nel fatto che la gente la prende per buona senza elaborare le informazioni. Non ci si preoccupa piu’ di capire o scegliere, semplicemente si vive in balia di cio’ che ci viene raccontato senza muovere un muscolo, con il conseguente risultato di trasportare questo status nella vita quotidiana ed è cosi che ci si trova a vivere in un paese evidentemente sull’orlo del baratro, ma pare importi a pochi, perché tanto, la tv dice che qualcuno ci penserà. Le conseguenze le abbiamo davanti agli occhi.



Qual'è la vostra opinione sul panorama italiano attuale, ci sono artisti che vi piacciono?

Assolutamente si, noi siamo amanti della musica italiana da sempre. Abbiamo iniziato, come tutti, facendo cover, ma a differenza dei nostri coetanei ,la nostra fu una scelta inusuale. Suonavamo cover di gruppi che, ai tempi, non si potevano certo definire mainstream, parliamo degli Afterhours di “hai paura del buio”, dei Marlene Kuntz di “ho ucciso paranoia” o dei Bluvertigo di “metallo non metallo”. Abbiamo continuato a coltivare questa passione per la musica italiana definita indie, ci piacciono moltissimi artisti oltre a quelli citati, anche di generi diversi, dai Ministri agli Zen Circus, dal Teatro degli orrori a Caparezza, da Capossela a Lo stato sociale, da Silvestri agli amici Serpenti, dai Subsonica a Ray Tarantino connazionale ormai trapiantato in America,  ma potremmo andare avanti per un pezzo. Siamo gente che è molto facile trovare sotto i palchi di parecchi artisti italiani. Il panorama musicale italiano è intriso di band ed artisti con enormi potenzialità a svariati livelli, ci sarebbe veramente tanta buona musica da poter divulgare alle grandi masse e su cui investire. Ora, la domanda provocatoria la facciamo noi a voi… come mai major, grandi network e tv non rischiano un centesimo su questa parte di musica italiana?... il mercato discografico è solo in crisi o non sarà anche, per caso,  che chi deve produrre dischi e venderli non è proprio bravissimo a farlo?... ai posteri…

Come nasce e si sviluppa "La città del niente"? E di rimando come siete diventati i Lolaplay?

La città del niente, come detto, nasce da una parte dal bisogno di comunicare un messaggio, dall’altra dalla voglia di mettere su un nuovo disco quello che siamo musicalmente diventati  dall’uscita di “incomprensibili strategie” ad oggi, passando per un paio d’anni filati di concerti. Ci siamo scoperti a condividere tra noi la stessa sensazione e, con la “ la città del niente”, abbiamo voluto divulgarla. Pensiamo che, oggi, la società, a qualunque livello, quindi dalla primordiale forma sociale rappresentata dalla coppia alla gestione delle intere nazioni, abbia della malvagità intrinseca, ci infastidisce che si sia sdoganato il concetto che tutto sia lecito, che tutto sia giustificabile e che si creda che tutto cio’ che non funziona non è importante finchè non ci tocca personalmente. Mediamente la gente non ha interessi o idee che ha sviluppato con la propria scelta e personalità, ma ha semplicemente quelli che gli vengono propinati piu’ che proposti dal sistema. Con questo non vogliamo fare di tutta l’erba un fascio, anzi, cosi come non vogliamo, di certo, fare i moralisti, non lo siamo, ma è innegabile che le città siano piene di zombie che bevono l’aperitivo del momento, vestono come dice la tv, non gli importa nulla della nazione in cui vivono a meno che non diventi una moda fare il rivoluzionario combattendo a colpi di ridicoli post sui social, ecco cos’e’ per noi “la città del niente”. Musicalmente, invece, questo nuovo album rispecchia la trasformazione del suono che abbiamo avuto durante il tour di “incomprensibili strategie”, quindi, in realtà, questo suono e mix di elementi è nato prima sul palco che in studio. Durante i concerti, improvvisando e dilungando le parti strumentali, abbiamo cominciato a giocare molto con l’elettronica, ed a trasformare in dance parti che in origine non lo erano. Semplicemente c’e’ piaciuto, ci calzava a pennello ed il nuovo disco ha preso questa impronta. Abbiamo lavorato qualche mese nello studio della Godz a Milano insieme a Luca Serpenti, che abbiamo scelto come produttore, proprio sul mix dei due elementi padroni di questo album: il rock da cui nasciamo e l’elettronica di cui ci siamo innamorati nel corso del tempo. Luca è stato fondamentale per la riuscita di questo album, è stata la persona giusta perché cercavamo qualcuno musicalmente molto diverso da noi, noi che già siamo sostanzialmente molto diversi, perché portasse qualcosa in piu’ che non avevamo. A conti fatti, riascoltando l’album, la scelta è stata perfetta, abbiamo realizzato esattamente quello che avevamo in testa.



Qual'è il vostro percorso artistico?

Siamo sostanzialmente nati, come dicevamo, come tante altre band, ragazzini che amano la musica e cominciano a strimpellare insieme, poi la cosa piace e diventa parte integrante della quotidianità . All’inizio tentativi di cover rock mainstream , cosi come i nostri coetanei, ma, per nostra grande fortuna, a differenza loro, non eravamo sufficientemente bravi per poterle suonare, cosi la virata sulle cover indie italiane e poco dopo la vera svolta: o suonavamo sempre i soliti venti pezzi o i pezzi cominciavamo a scriverceli da soli e cosi è stato, anche perché, cosi come oggi, ci annoiavamo molto facilmente nel fare e rifare le stesse cose. Prime registrazioni in cantina utilizzando mezzi veramente imbarazzanti, poi tre EP utili a cercare le prime date ed a raccogliere, anche, alcune idee embrionali di quelle che sarebbero poi diventati  brani del primo album del 2009. Il tutto costellato da chilometri di strada per suonare live, dai palchi piu’ piccoli con neanche dieci spettatori davanti  via via a salire fino a location decisamente piu’ importanti come il Live di Trezzo o festival estivi decisamente grandi. Dopo una montagna di concerti per il tour di “incomprensibili strategie”, anche un po’ stanchi, ci siamo rinchiusi in quella che è ancora oggi la nostra cantina-locale caldaia- sala prove per scrivere “la città del niente”, che come detto, è uscito a fine aprile con una nuova etichetta, nuova distribuzione ed anche un paio nuovi Lolaplay.

E qual'è il vostro metodo compositivo, sempre se ne avete uno?
  
Non abbiamo un metodo compositivo unico, spesso le basi dei brani nascono spontaneamente durante improvvisazioni strumentali che suoniamo in sala prove, oppure semplicemente da un’idea di qualcuno di noi che strimpella  chitarra acustica o pianoforte da solo  a casa e poi riporta agli altri. Di certo c’e’ il fatto che i brani vengono sviluppati veramente da tutti contemporaneamente, fatto che comporta anche feroci litigate per promuovere una scelta piuttosto che un’altra, ma questo scambio di vedute è sempre molto producente. I testi vengono, quasi sempre scritti dopo la parte musicale, ma puo’ capitare che ce ne siano alcuni già pronti che si sposano bene con l’idea dell’album e di un brano in particolare ed allora si lavora su quelli.
L'uso dell'elettronica ci è apparso alquanto intelligente e puntuale, senza strafare, assolutamente confacente al mood dei brani... quanto è importante questa componente nella composizione o nell'arrangiamento... qual'è il suo peso specifico? 
L’elettronica, in questo nuovo disco, ha avuto un importante peso specifico, l’abbiamo inserita, come detto, lavorandoci molto, cercando di renderla determinante senza che schiacciasse od oscurasse l’anima rock che, comunque, i lolaplay hanno nel dna.  L’idea di massima della parte di arrangiamento elettronico nasce già al momento della composizione del brano, quindi, alcune parti le abbiamo scritte proprio in funzione di questo, perché alcuni momenti delle canzoni si sviluppassero proprio intorno all’elettronica e le abbiamo volutamente lasciato spazi che, normalmente, vengono destinati ad  altri tipi di arrangiamento quali potrebbero essere i soli di chitarra. 

Progetti per il futuro e date live da segnalare per i nostri lettori?

Goderci un attimo l’uscita di questo nuovo disco e poi partire per un nuovo, speriamo lungo, tour che inizierà dai festival estivi toccando, probabilmente, anche altre nazioni europee. Nel mentre, chiaramente, cominciare a  pensare ed immaginare un terzo album… non ci si ferma mai.

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