Rebis – Naufragati nel deserto


Partiti da “Oriente”, in tutti i sensi, giunti nella profonda terrà di Maometto, passando per i suoni del Mediterraneo, è nel porto di Genova che sono approdati i Rebis – ovvero l'arabista Alessandra Ravizza ed il chitarrista e compositore Andrea Megliola – dove hanno trovato la loro casa. Una casa che veste di etnico, sia chiaro. Questo loro primo album si chiama “Naufragati nel deserto” che meglio non può esprimere il duo ed il concetto che, per loro stessa ammissione: “Rebis è una parola di derivazione latina (res bina) la cui radice è emblema dell’equilibrio e dell’unione degli opposti e ben descrive il nostro percorso, le cui canzoni sono un fertile terreno d’incontro tra le diverse tradizioni musicali del Mare Nostrum e tra alcuni dei suoi idiomi”. Perchè “Naufragati nel deserto” non è solo canti, non è solo musica, o suoni italo-arabo-greci, balcanici, anche iberici, rivisti in chiave moderna, ma è soprattutto linguaggio universale e cultura dei popoli...

Intro “La terza via”: chitarre nostrane in un paesaggio che sa di sabbia del deserto, fiati arabeschi, percussioni dolci e sinuose che accompagnano lontano, in altri mondi... un assaggio breve ed intenso...

“Pir meu cori”: Chitarre ritmicamente moderne con la fine voce di Alessandra a “recitare” una poesia in siciliano antico scritta da Stefano Protonotaro, unico componimento dell'antica Scuola Siciliana del 1190-1250... che muta pelle nella seconda parte quando viene cantata in arabo... fiati lontani e una batteria decisa rendono questa composizione molto attuale...E si pir ben amari cantau jujusamenti omu chi avissi in alcun tempu amatu, ben lu diviria fari plui dilittusamenti eu, chi son di tal donna innamuratu, dundi è dulci placiri, preju e valenza e jujusu pariri e di billizzi cutant'abundanza chi illu m'è pir simblanza”...


“L'attesa”: la vocalità di Alessandra (qui mostra la “r” tipica di Anna Oxa) si esprime su tutto, sulle percussioni, sulle note del suo compagno di viaggio... finale molto pulito “Fioriranno gli alberi tutto l'anno...”

“Un mare”: cantato in italiano ed in arabo, qui è potente l'influenza del vicino Oriente con un assolo di chitarra che non dimentica di attraversare i Balcani di Brecovich... poi i drums si riprendono la scena e virano nuovamente il brano impreziosito dal clarinetto. Il duo genovese si fa accompagnare spesso nei concerti da diversi musicisti quali Edmondo Romano (sax e clarinetto), Roberto Izzo (violinista tra gli altri di Gino Paolo e Nicolò Fabi), Matteo Mammoliti (batteria), Lucas Bellotti (percussioni brasiliane e basso). “Se non lo conosci è vuoto, se non lo conosci è silente, ma il deserto è vivo e respira ed è mosso dal vento e dal fuoco...”

“Domani”: …. “Lo sai, ogni tanto ho bisogno di stare sola per cercare il coraggio e la forza per amare ancora”... fisarmoniche e sax fanno quello che vogliono (molto jazz) sempre in maniera pulita che non riesce a peccare però, di ripetizione...

“Naufragata nel deserto”: un flebile e sinuoso swing, con la voce di Alessandra che in questo caso rimanda all'eterea Antonella Ruggero. Il brano è diviso in due parti; la seconda inizia in modo molto dissonante ed arabeggiante contrastando bene con gli strumenti... “tra le dune in movimento sola ascolto il mio ritmo lento...”, anche qui il deserto è uno dei protagonisti... per “Perdersi e cambiare strada”...

“La neve e le rose”: brano in minore, sonorità alla Madredeus, chitarra ispanica (davvero bravo Magliola sulla 6 corde) e voce... e poesia bastano a regalare una vera bellezza: “Ho steso le tue parole ad asciugare al sole, foglie secche senza più colore, ma il vento ha spalancato la finestra, respiro ad occhi chiusi il tuo profumo, cade la neve sulle rose che ho lasciato al sole...”

Ya Yasmina attunsiyya”: “Cade rosso come sangue, lievita nelle prigioni, colpi gravi come spade lacerano corpi umani”... e i Rebis si ripetono come prima, con la chitarra più decisa ed un sottofondo magico di suoni e colori contro le guerre del mondo, perchè ogni giorno c'è gente che muore, ogni giorno nasce una guerra... ma il brano è anche riferito probabilmente alla famosa Yasmin, città della Tunisia nota per il turismo che non vede al di là di quei grandi hotel e palazzi...

“La notte di San Giovanni”: è festa a Genova per San Giovanni Battista... qui il duo dimentica per un attimo i suoni del sud del mondo e si cimenta con un folk da ballare, con basso e batteria che donano slancio al brano... “Danzano per mano i desideri di mezzanotte”.... poi una nenia di paese...

“Tra le nuvole”: valzerino e la fisarmonica che disegna nuvole: “Ma loro sono sempre in viaggio, guardano il mondo dall'alto, cullate al sonno dal vento”... interessante la sezione ritmica che anche qui si divide in due sezioni, una più veloce ed una più riflessiva...

“Alla luce”: “La verità si mostrerà semplicemente nuda e lucida”, ancora un sound etnico rilassante...

“Riflessi di tegole”: sonorità da “Le Mille e una notte”: “Richiami di navi che annunciano senza parole il loro arrivare e partire tra riflessi di tegole”... Alessandra melodiosamente canta la sua Genova, sempre con il caratteristico modo di scandire le parole e scrivere pause, tra gli incensi e i fumi dei narghilè... molto discreta la sezione ritmica con il delicato e drammatico violino di Roberto Izzo.


“Qualcuno, nessuno”: intro portoghese che ricorda ancora una volta certi suoni dei Madredeus ed ancora poesia pura, voce e chitarra soli nel mondo: “Raccontami la nostra favola dall'inizio fino alla fine, siamo vite in penombra, sopra i resti di un'alba...”, davvero magistrali gli arpeggi e gli assoli di Megliola. Un disco impegnativo ma che apre ad un altro mondo, un mondo in musica e poesia che raccoglie tutte le lingue, tutti i suoni ed i sapori di un'unica cultura, la nostra, quella del Mediterraneo.

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