Rachele Bastreghi - Marie


Romanticismo, melodie ineccepibili e arrangiamenti che fanno la differenza, sono questi gli ingredienti di "Marie", l'esordio solista di Rachele Bastreghi dei Baustelle. Con classe e raffinatezza innate, la nostra ci porta nei meandri di una storia d'amore "finita", nei pensieri, nei ricordi e nei "dolori della giovane Marie", (tornata a Parigi), con sincerità e poeticità senza alcuna paura di sviscerare la propria delusione. Ne esce fuori un ritratto intimo e intenso che non delude affatto, che è un inno all'amore, dove tra le ombre si intravede appieno la speranza e la voglia di tornare ad amare. L'unica pecca è la poco durata. Analizzando le tracce nel dettaglio: "Senza essere": "quando i nostri occhi diffondevano la luce, resto immobile a fissare il buio penso a come ridevamo senza essere perversi"... è una evocativa ballad, con armonie melodiche sontuose, con gli archi "struggenti" a donare al corpus un senso epico e tragico al contempo: "quando i nostri gesti proiettavano il futuro". "Folle tempesta": "adesso che non mi guardi più non mi parli più non ricordo più il colpevole" col pianoforte a scandire la tensione, archi, cori e una sezione ritmica ficcante e variegata per un ricco e  grande arrangiamento, che si può anche apprezzare nella versione strumentale che chiude l'ep: "non conosco più la volontà e dentro un bicchiere vorrei nascondermi nell'ombra di un giorno così". Le stesse dinamiche le possiamo riscontrare anche in "All'inferno insieme a te": cover di Patty Pravo, "quante volte ho chiuso gli occhi per vederti qui" che apporta delle varianti country nel ponte e nel ritornello e un intermezzo di flauto del grande Mauro Pagani, molto interessante. "Mon petit ami du passè": è il brano da cui grazie alla partecipazione alla fiction "Questo nostro amore'70" dove Rachele interpretava appunto Marie, una cantante francese venuta ad esibirsi in Italia, è partito tutto: "ricordi le follie per me?" Suggestiva, affascinante, dal piglio teatrale, con un finale trascinante, dalla ritmica marziale e corposa "l'amore viene e va nelle strade che attraversano cieli e vanità". "Il ritorno": "Rotta la marcia si salva la faccia, non canto ma penso a te" con un incipit che ricorda "La canzone del parco" prosegue accattivante, in un mood anni '80, che può ricordare la migliore Alice, con ritornello immediato e poetico: "Ti vedrò e amerò come se non ci fosse altra luce e l'odore di inverno sfiorato rimarrà in balia tra di noi". "Cominciava così": Cover dell'Equipe 84, dal fascino retrò, per un brano delicato ed etereo colorato di significative sfumature: "guardandomi allo specchio oggi giuro che non mi innamorerò di un altro come te"

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