64° Festival di Sanremo 2014 - quarta serata


Con Marco Mengoni che omaggia Sergio Endrigo cantando “Io che amo solo te” si è aperta la quarta serata del Festival di Sanremo, dedicata alla nostra canzone d’autore. Mengoni (6,5) interpreta il brano in maniera impeccabile e ci aggiunge di suo qualche vocalizzo, ne viene fuori una versione per forza di cose meno intensa e intima. Tocca ai Perturbazione accompagnati da Viola proseguire con “La donna cannone”, la loro versione del capolavoro di Francesco De Gregori, è sicuramente suggestiva, giocata su minime variazioni e accenni ritmici, assolutamente riuscita, anche se la Placido paga all’inizio un po’ d’emozione (7). L’entrata della mattatrice del Festival Luciana Littizzetto (8) avviene con una gag ben congeniata. Prima la vediamo al bar, in compagnia di un uomo che ha il volto coperto da un casco, è il mio fidanzato dice Luciana, poco dopo con i due giunti sul palco si svela l’arcano, sotto il casco c’è il maestro Vessicchio, che nelle scorse serate era stato oggetto delle attenzioni di Lucianina, che rilascia una raffica di battute rivolte ovviamente a Fabio Fazio (6,5): “Va di là a pettinare Giuliano Palma”, “Non posso fare a meno della sua bacchetta”, “Lui è un diesis tu un bemolle”… straordinaria.


Francesco Sarcina in compagnia di Riccardo Scamarcio alla batteria esegue una trascinante versione di “Diavolo in me” di Zucchero, con un bel solo di chitarra elettrica tra l’altro (7), poi è il turno dei “fratelli” Frankie Hi Nrg e Fiorella Mannoia dare vita a una divertente versione di “Boogie” di Paolo Conte, con tanto di balletti e ammiccamenti, da applausi (8). Paolo Virzì (il presidente), Giorgia Surina, Rocco Tanica, Lucia Ocone, Silvia Avallone, Paolo Jannacci, Anna Tifu, Aldo Nove, Piero Maranghi, compongono la giuria di qualità, che viene presentata dallo stesso presidente, in modo divertente e Silvio Orlando, altro componente, ne fa bonariamente le spese. Due omaggi non riusciti del tutto, mentre arriva la notizia della scomparsa del grande Francesco Di Giacomo, leader del Banco del Mutuo Soccorso, sono quelli di Noemi (5), che inizialmente al piano, reinterpreta “La costruzione di un amore”, brano scritto da Ivano Fossati e reso celebre da Mia Martini, non era certamente facile; la strana coppia invece formata da Francesco Renga e da Checco dei Modà, assesta un duro colpo a “Un giorno credi” di Edoardo Bennato, invitando ripetutamente ad ascoltare il testo, i due soprattutto Checco, sfiorano quasi l’imitazione nella strofa e si lasciano andare in una sorta di gara nella gara a chi urla più forte sul finale (4).


Succedono cose a mia insaputa”… “Come Scajola sei”, passa quasi sottaciuta l’ennesima ficcante battuta della Littizzetto mentre arriva niente meno che il mago Silvan (6,5):”Ne abbiamo scongelato un altro”, dice Lucianina mentre si prepara a essere oggetto del trucco a venire e del divertimento di Fazio… mentre la nostra all’interno di un marchingegno rettangolare, viene abbassata e allungata… esperimento riuscito. Arriva il turno di Ron “Pettinato come Ken” e come era lecito attendersi, è l’amico Lucio Dalla a essere ricordato, prima in maniera divertente, raccontando le telefonate notturne con Dalla che gli faceva ascoltare venti volte una nuova canzone, dopo emozionando, in una versione intima e intensa di “Cara” (8). Si balla invece con Arisa (7+) che dall’alto dei suoi tacchi assassini (chiedere a Fazio, che si becca un pestone) con il gruppo danese dei WhoMadeWho, porta una versione di “Cuccuruccucu” di Franco Battiato, minimal ed efficace. L’immenso Gino Paoli col maestro Danilo Rea al pianoforte, (10) fanno letteralmente venire giù l’Ariston, emozionando a più riprese, dalla versione strumentale di “Bocca di Rosa” di Fabrizio De Andrè, a “Vedrai vedrai” di Luigi Tenco, “Il nostro concerto” di Umberto Bindi e per finire ovviamente “Il cielo in una stanza”… applausi a scena aperta.


Diodato, Rocco Hunt, Zibba e The Niro, (7 a tutti e quattro) si giocano il titolo di vincitore della categoria giovani, le loro esibizioni sono altamente convincenti, raramente c’è stata tanta qualità in una gara tra i giovani e tutto ciò non può far che bene per il futuro della nostra canzone. Un Luca Zingaretti (6) che sbaglia l’accento su Cinisi omaggio Peppino Impastato e promuove il suo ritorno in tv, nel nome della bellezza ancora una volta… mentre un commosso Riccardo Sinigallia si scusa per la sua ingenuità e promette di non fare ricorso per l’esclusione del suo brano, “Prima di andare via”, il migliore con quello di De Andrè a nostro avviso, papà Fazio lo perdona, come è giusto che sia e il nostro potrà esibirsi anche nella serata finale. Gualazzi e The Bloody Beetroots in compagnia del mitico Tommy Lee danno vita a una “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno, antica e moderna nello stesso tempo (7,5) di grande classe, mentre sono brividi per “Verranno a chiederti del nostro amore”. Cristiano De Andrè (8) racconta che papà in piena notte dopo averla scritta, svegliò la madre, la Poni, anche essa scomparsa, per fargliela subito ascoltare… e la dedica ad entrambi. Renzo Rubino e Simona Molinari si cimentano invece nell’omaggio a Giorgio Gaber, con una“Non arrossire” immersa in un mood magico, da favola (7,5) ed Enrico Brignano (7,5), spazio promozionale a parte, non è da meno, nei panni di Aldo Fabrizi, per celebrare i 60 anni della Rai.


Alessio Boni che declama “Il mare d’inverno” di Enrico Ruggeri, portata al successo da Loredana Bertè, introduce l’esibizione di Giusy Ferreri che sembra sostenere un traballante ed emozionatissimo Alessandro Haber… accessoria la figura di Boni, instabile la voce di Haber, la Ferreri fa il suo, il risultato non può però convincere del tutto (5). A differenza della sempre avanti Antonella Ruggiero, che si esibisce in “Una miniera” dei New Trolls in compagnia dei Dj Ensamble Berlin, che suonano i tablet (7), di Giuliano Palma (7,5) che sfodera una verace e coreografica interpretazione di “I sey i sto’ cca” di Pino Daniele e di Riccardo Sinigallia con Marina Rei e Paola Turci (7) che donano un interessante chiave ritmica a “Ho visto anche degli zingari felici” di Claudio Lolli.


Paolo Nutini, il grande ospite internazionale della serata, esordisce omaggiando Lucio Dalla con Caruso per concludere con “Scream” il suo nuovo singolo (7,5) tra l’altro molto bello e fa da preludio alla tanto attesa premiazione che vede Zibba aggiudicarsi il Premio della Critica “Mia Martini” e quello del web dedicato a Lucio Dalla, Renzo Rubino con la splendida canzone esclusa “Per sempre e poi basta” vince il Premio dell’Orchestra di Sanremo come “Miglior Arrangiamento”. A trionfare (con una piccolo accenno di polemica fatto precedentemente da Rocco Tanica, per la giuria di qualità il vincitore era Diodato, per la gioia del suo produttore Roi Paci) è il giovanissimo Rocco Hunt che sbaraglia la concorrenza col pezzo più trascinante e d’impatto. Lacrime di gioia per il vincitore, orgoglio di mamma e papà presenti in sala, “Nu journo buono”, sebbene presenti qualche ingenuità, ha un testo assolutamente coinvolgente ed è un messaggio di speranza oltre che d’appartenenza alle proprie radici sicuramente incisivo.


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