Con
Marco Mengoni che omaggia Sergio Endrigo cantando “Io che amo solo
te” si è aperta la quarta serata del Festival di Sanremo, dedicata
alla nostra canzone d’autore. Mengoni (6,5) interpreta il brano in
maniera impeccabile e ci aggiunge di suo qualche vocalizzo, ne viene
fuori una versione per forza di cose meno intensa e intima. Tocca ai
Perturbazione accompagnati da Viola proseguire con “La donna
cannone”, la loro versione del capolavoro di Francesco De Gregori,
è sicuramente suggestiva, giocata su minime variazioni e accenni
ritmici, assolutamente riuscita, anche se la Placido paga all’inizio
un po’ d’emozione (7). L’entrata della mattatrice del Festival
Luciana Littizzetto (8) avviene con una gag ben congeniata. Prima la
vediamo al bar, in compagnia di un uomo che ha il volto coperto da un
casco, è il mio fidanzato dice Luciana, poco dopo con i due giunti
sul palco si svela l’arcano, sotto il casco c’è il maestro
Vessicchio, che nelle scorse serate era stato oggetto delle
attenzioni di Lucianina, che rilascia una raffica di battute rivolte
ovviamente a Fabio Fazio (6,5): “Va di là a pettinare Giuliano
Palma”, “Non posso fare a meno della sua bacchetta”, “Lui è
un diesis tu un bemolle”… straordinaria.
Francesco
Sarcina in compagnia di Riccardo Scamarcio alla batteria esegue una
trascinante versione di “Diavolo in me” di Zucchero, con un bel
solo di chitarra elettrica tra l’altro (7), poi è il turno dei
“fratelli” Frankie Hi Nrg e Fiorella Mannoia dare vita a una
divertente versione di “Boogie” di Paolo Conte, con tanto di
balletti e ammiccamenti, da applausi (8). Paolo Virzì (il
presidente), Giorgia Surina, Rocco Tanica, Lucia Ocone, Silvia
Avallone, Paolo Jannacci, Anna Tifu, Aldo Nove, Piero Maranghi,
compongono la giuria di qualità, che viene presentata dallo stesso
presidente, in modo divertente e Silvio Orlando, altro componente, ne
fa bonariamente le spese. Due omaggi non riusciti del tutto, mentre
arriva la notizia della scomparsa del grande Francesco Di Giacomo,
leader del Banco del Mutuo Soccorso, sono quelli di Noemi (5), che
inizialmente al piano, reinterpreta “La costruzione di un amore”,
brano scritto da Ivano Fossati e reso celebre da Mia Martini, non era
certamente facile; la strana coppia invece formata da Francesco Renga
e da Checco dei Modà, assesta un duro colpo a “Un giorno credi”
di Edoardo Bennato, invitando ripetutamente ad ascoltare il testo, i
due soprattutto Checco, sfiorano quasi l’imitazione nella strofa e
si lasciano andare in una sorta di gara nella gara a chi urla più
forte sul finale (4).
“Succedono
cose a mia insaputa”… “Come Scajola sei”, passa quasi
sottaciuta l’ennesima ficcante battuta della Littizzetto mentre
arriva niente meno che il mago Silvan (6,5):”Ne abbiamo scongelato
un altro”, dice Lucianina mentre si prepara a essere oggetto del
trucco a venire e del divertimento di Fazio… mentre la nostra
all’interno di un marchingegno rettangolare, viene abbassata e
allungata… esperimento riuscito. Arriva il turno di Ron “Pettinato
come Ken” e come era lecito attendersi, è l’amico Lucio Dalla a
essere ricordato, prima in maniera divertente, raccontando le
telefonate notturne con Dalla che gli faceva ascoltare venti volte
una nuova canzone, dopo emozionando, in una versione intima e intensa
di “Cara” (8). Si balla invece con Arisa (7+) che dall’alto dei
suoi tacchi assassini (chiedere a Fazio, che si becca un pestone) con
il gruppo danese dei WhoMadeWho, porta una versione di “Cuccuruccucu”
di Franco Battiato, minimal ed efficace. L’immenso Gino Paoli col
maestro Danilo Rea al pianoforte, (10) fanno letteralmente venire giù
l’Ariston, emozionando a più riprese, dalla versione strumentale
di “Bocca di Rosa” di Fabrizio De Andrè, a “Vedrai vedrai”
di Luigi Tenco, “Il nostro concerto” di Umberto Bindi e per
finire ovviamente “Il cielo in una stanza”… applausi a scena
aperta.
Diodato,
Rocco Hunt, Zibba e The Niro, (7 a tutti e quattro) si giocano il
titolo di vincitore della categoria giovani, le loro esibizioni sono
altamente convincenti, raramente c’è stata tanta qualità in una
gara tra i giovani e tutto ciò non può far che bene per il futuro
della nostra canzone. Un Luca Zingaretti (6) che sbaglia l’accento
su Cinisi omaggio Peppino Impastato e promuove il suo ritorno in tv,
nel nome della bellezza ancora una volta… mentre un commosso
Riccardo Sinigallia si scusa per la sua ingenuità e promette di non
fare ricorso per l’esclusione del suo brano, “Prima di andare
via”, il migliore con quello di De Andrè a nostro avviso, papà
Fazio lo perdona, come è giusto che sia e il nostro potrà esibirsi
anche nella serata finale. Gualazzi e The Bloody Beetroots in
compagnia del mitico Tommy Lee danno vita a una “Nel blu dipinto di
blu” di Domenico Modugno, antica e moderna nello stesso tempo (7,5)
di grande classe, mentre sono brividi per “Verranno a chiederti del
nostro amore”. Cristiano De Andrè (8) racconta che papà in piena
notte dopo averla scritta, svegliò la madre, la Poni, anche essa
scomparsa, per fargliela subito ascoltare… e la dedica ad entrambi.
Renzo Rubino e Simona Molinari si cimentano invece nell’omaggio a
Giorgio Gaber, con una“Non arrossire” immersa in un mood magico,
da favola (7,5) ed Enrico Brignano (7,5), spazio promozionale a
parte, non è da meno, nei panni di Aldo Fabrizi, per celebrare i 60
anni della Rai.
Alessio
Boni che declama “Il mare d’inverno” di Enrico Ruggeri, portata
al successo da Loredana Bertè, introduce l’esibizione di Giusy
Ferreri che sembra sostenere un traballante ed emozionatissimo
Alessandro Haber… accessoria la figura di Boni, instabile la voce
di Haber, la Ferreri fa il suo, il risultato non può però
convincere del tutto (5). A differenza della sempre avanti Antonella
Ruggiero, che si esibisce in “Una miniera” dei New Trolls in
compagnia dei Dj Ensamble Berlin, che suonano i tablet (7), di
Giuliano Palma (7,5) che sfodera una verace e coreografica
interpretazione di “I sey i sto’ cca” di Pino Daniele e di
Riccardo Sinigallia con Marina Rei e Paola Turci (7) che donano un
interessante chiave ritmica a “Ho visto anche degli zingari felici”
di Claudio Lolli.
Paolo
Nutini, il grande ospite internazionale della serata, esordisce
omaggiando Lucio Dalla con Caruso per concludere con “Scream” il
suo nuovo singolo (7,5) tra l’altro molto bello e fa da preludio
alla tanto attesa premiazione che vede Zibba aggiudicarsi il Premio
della Critica “Mia Martini” e quello del web dedicato a Lucio
Dalla, Renzo Rubino con la splendida canzone esclusa “Per sempre e
poi basta” vince il Premio dell’Orchestra di Sanremo come
“Miglior Arrangiamento”. A trionfare (con una piccolo accenno di
polemica fatto precedentemente da Rocco Tanica, per la giuria di
qualità il vincitore era Diodato, per la gioia del suo produttore
Roi Paci) è il giovanissimo Rocco Hunt che sbaraglia la concorrenza
col pezzo più trascinante e d’impatto. Lacrime di gioia per il
vincitore, orgoglio di mamma e papà presenti in sala, “Nu journo
buono”, sebbene presenti qualche ingenuità, ha un testo
assolutamente coinvolgente ed è un messaggio di speranza oltre che
d’appartenenza alle proprie radici sicuramente incisivo.
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