Cesare Basile, Live e Intervista - 23 aprile 2011- Mazara del Vallo - Rassegna Macondo




Ascoltare… in silenzio!
Si è tenuto sabato 23 aprile a Mazara del Vallo, durante gli ormai consolidati appuntamenti con Rassegna Macondo, il concerto del cantautore/bluesman catanese Cesare Basile, impegnato nel suo tour regionale “Ovunque in Sicilia”, per promuovere il nuovo album dal titolo “Sette pietre per tenere il diavolo a bada”(trovate ovviamente nel blog la recensione), oltre che per  sostenere e spargere la voce su “L’Arsenale”, questa neonata federazione di artisti siciliani fondata da egli stesso e da molti altri musicisti emergenti e della scena indipendente italiana (vedi l’intervista).
Fortemente voluto dai soliti, instancabili, Fabio Genco e Paolo Tedesco,  con questo  “colpaccio”  hanno dato prova di quanto impegno e passione ci sia da parte loro nel cercare di portare sul territorio trapanese, performers così importanti e validi.

Chitarra elettrica e chitarra classica amplificata, accompagnato alle percussioni da Massimo Ferrarotto e alla chitarra solista, basso e synth da Marcello Caudullo, Cesare Basile ha dato vita ad un concerto denso di emozioni e sensazioni positive: tagliente, essenziale, autentico e infine catartico.
Come un novello cantastorie siciliano, invitato per l’occasione a narrarci la vita in musica, così ha saputo incantare quella platea di nuovi eletti, con la sua voce ruvida e il suo carisma pervaso di un’aura intellettuale e malinconica, e con le sue liriche cariche di accenti crudi e così tristemente realistici, prese quasi a casaccio sia dal nuovo lavoro discografico che dai precedenti, pescando dai brani suoi propri e da quelli della tradizione, rivalutata perché attualissima.
E si comincia. Un’ora e mezza di musica, di suoni, di parole, di canzoni elettriche, blues, folk, popolari. C’è di tutto.
Si passa da Sette spade a E alavò, da L’impiccata a La Sicilia havi un patruni e poi ancora Il sogno della vipera, Strofe della guaritrice e L’ordine del sorvegliante.
Il tempo è sembrato non passare, incantati ed estasiati dentro la molteplicità di un ambiente sonoro raffinato e in continua evoluzione.
Un percorso fatto di riflessioni profonde e di puntuali delucidazioni sul significato di alcuni brani, propedeutiche ad un ascolto partecipato.
Si! Perché in fondo ciò che si richiedeva, ciò che era davvero importante se non essenziale era la comprensione. Poi non bisognava fare altro, era tutto lì, bastava semplicemente lasciarsi trasportare ed ascoltare, ascoltare… in silenzio! 

Intervista a Cesare Basile

“…emmm…scusi Signor Basile, scrivo su un blog dedicato alla musica e al cinema, potrei farle una breve intervista se non è un disturbo? Capisco che dopo un concerto si sia un po’ stanchi.”

“Certo, con piacere! Ma solo se mi dai del TU altrimenti l’intervista te la scordi!”

(E’ cominciata pressappoco così l’intervista a Cesare Basile; un signore, un artista, una personalità tanto grande quanto umile.)

“Bene signor Basile…ops! Cesare, avevo preparato un foglio con delle domande ma dopo aver assistito al tuo concerto l’ho buttato.
Avrei voluto chiederti se esiste un nesso tra le 7 pietre del titolo dell’album e il numero dei tuoi lavori discografici. Ma hai già spiegato che non ve ne è. Allora mi chiedo e ti chiedo se ci sia un riferimento alla sfera dell’esoterismo o alla cabala?

“Se quanto sto per dirti può essere considerato esoterismo allora sì, c’è un riferimento. Durante la fase di missaggio presso il Monopattino recording studio di Sorrento s’incepparono le macchine facendo cadere nel panico sia me che i miei collaboratori. Avrei dovuto premettere che in quello studio, con quelle macchine ha lavorato D.RaD degli Almamegretta, morto tragicamente a causa di un incidente stradale a Milano. Bene, quando finalmente siamo riusciti a far ripartire il nastro è comparsa una traccia con su una voce che ripeteva “SETTE PIETRE PER TENERE IL DIAVOLO A BADA…”. A quel punto mi sono reso conto che era avvenuto qualcosa di incredibile e che quella frase sarebbe stata il titolo dell’album, perché magicamente faceva quadrare perfettamente tutto legando insieme i dieci brani e il loro significato. Questo è il motivo per cui ho scelto questo titolo. Se per te questo è esoterismo…”

(nel frattempo mi sale un brivido lungo la schiena)

“Ma è sconvolgente! Mi sembra anche una storia molto personale, se vuole…(mannaggia)…se vuoi non la scrivo?”

“No, scrivila pure. In fondo è qualcosa di bello quanto è accaduto.”

“Ok, passiamo ad altro. Quando ho ascoltato il disco mi sono soffermato parecchio sul brano E Alavò, molto simile ad una nenia che mi cantava mia nonna. L’hai trovata nelle raccolte di Pitrè o quella Tiby-Favara?”

“ In particolare non ricordo in quale raccolta fosse contenuta. Certo è che è una ninna-nanna molto diffusa in Sicilia e soprattutto nella zona del palermitano. L’ho voluta prendere e riproporre proprio perché c’è questa esortazione “e alavò” che è un non-sense e che tuttavia rende bene l’idea di un movimento lento e incessante che si lega perfettamente con il tema del brano.”

”E’ anche un’ottima operazione di ricerca e di recupero di una tradizione musicale che lentamente si va perdendo. Penso che in pochissimi conoscano queste nenie popolari e adesso possono ascoltarne una grazie a te e al tuo album.

“Certo.” (Sorride imbarazzato)

“Mi viene da pensare anche alla riproposizione di La Sicilia Havi un patruni di Ignazio Buttitta e Rosa Balistreri.

“Sì. Questo brano poi è particolarmente attuale rispetto alle contingenze storiche che stiamo vivendo e che sta vivendo la nostra terra, la Sicilia.
Diciamo però che è stata più che altro un’esigenza personale quella d’inserire questi brani in dialetto.

”E invece cosa mi puoi dire del brano Elon Lan Ler  e dell’esperienza con un’orchestra sinfonica?”

“E’ stato in assoluto un’esperienza fantastica poter registrare con un’orchestra sinfonica.
Il brano invece è la trasposizione in musica di una poesia di
Frane Milewski Jacek oltre che un chiaro omaggio alla Ballata dell’amore cieco di De Andrè.
“ Cesare, ti faccio un’ultima domanda e poi ti lascio andare (anche perché il pubblico rimasto dopo il concerto reclama la sua presenza). Puoi spiegarci cos’è L’Arsenale?”

“Ok! Ci provo. L’Arsenale è o meglio vuole essere un grande laboratorio permanente in Sicilia, dedicato agli artisti siciliani, per far crescere le giovani realtà artistiche presenti sul territorio e far in modo che possano crescere e svilupparsi qui e non debbano necessariamente emigrare per riuscire ad emergere. E’ una giovane federazione che vuole assumere un ruolo civico e politico di tutela e sviluppo del patrimonio di talenti artistici che la Sicilia possiede. Dobbiamo ancora lavorare tanto e organizzare bene le idee, che sono tantissime. Ma per fare questo ci vorrà tempo e solamente facendo si potrà capire se stiamo andando nella direzione giusta o se dobbiamo aggiustare il tiro.

“Grazie Cesare, sei stato gentilissimo. Spero di non averti annoiato e soprattutto di non essere stato banale.”

“Prego. Non direi affatto!”.

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