Marco Parente - La riproduzione dei fiori


5 anni dalla seconda parte di Neve Ridens, troppi davvero per un autore dal talento purissimo come Marco Parente, “La riproduzione dei fiori” è qui ad attestarcelo infatti per l’ennesima volta… e porta in dono tutti i dubbi che hanno attanagliato l’autore, la confusione, il senso e i controsensi, scegliere o fermarsi a guardare, la ricerca perenne, il gioco delle apparenze dei grandi e quello puro e serio dei bambini, l’amore, il ruolo del poeta, che sempre dà, nella società dell’avere, oggi più che mai… la vita insomma, nelle sue più variegate sfaccettature…
Marco Parente affronta tutto ciò con un candore poetico che ha pochi uguali in Italia, con una voce che mette davvero “i cosiddetti brividi” e con una classe innata, che nel corso del tempo, ha cesellato per bene alcuni spigoli degli esordi, per raggiungere una consapevolezza delle proprie potenzialità, da far invidia a tanti decantati e osannati artisti di casa nostra, che in questo album tira a lucido, misurando il tutto col metro del poeta artigiano, per un lavoro maturo e artisticamente ineccepibile…
La cura delle soluzioni musicali, va di pari passo con quella delle parole, in un intreccio che lascia l’anima nuda, pronta a guardare oltre e a lasciarsi guardare…


Il diavolaccio”: vendere l’anima al mondo, intesa forse come “confessarsi” in un disco come questo, a cuore aperto, ancora una volta, come ci ha da sempre abituati del resto… con questo intento, Marco Parente apre “La riproduzione dei fiori” accompagnato da una chitarra e pochi orpelli e la sua voce meravigliosa:
“ma il gioco è una cosa seria, solo il bambino lo sa…”
La riproduzione dei fiori”: ancora atmosfere morbide e sinuose per la titletrack, un inno alla vita, contro la moda del dolore:
“perchè vivere bene ti fa bene…”
C’era una stessa volta”: uno dei brani più tirati, trascinante… sia musicalmente, sia dal punto di vista testuale… a farla da padrone è ovviamente la voce di Parente, versatile e a suo agio, nel brano più orecchiabile dell’intero lotto, con tutte le virgolette possibili, si intende:
“e se un giorno sentirò questa canzone alla radio vorrà dire che anche io somiglio a te”
Sempre”: Arrivano i violini a sostenere la chitarra acustica, per un testo molto poetico, uno dei brani più suggestivi dell’intero lavoro:
“c’è un uomo che si fa carico del mondo ma non regge il peso della testa e questo crea voragini…”
La grande vacanza”: un brano che ha il suo punto di forza nei repentini cambi musicali, nella loro ricchezza, nelle acrobazie vocali mai fini a se stesse e nella potenza del ritornello:
“stai fermo lì… indovina la vita”
Bad man”: con un incedere inceppato quasi reggae, cantato in inglese, colorato da una chitarra funky saltellante qua e la e da un pizzico di elettronica… si libera ariosamente nel ritornello, per disperdersi in una splendida coda finale:
“I’m bad man ever fly fly fly…”
L’omino patologico”: ritmica funky minimalista, ad accompagnare un testo ironico… si fa gustare l’ottimo e prolungato assolo chitarristico in chiusura del brano:
“ah la vita… perchè non ci sei mai per la tua messa in scena…”
Il diavolo al mercato”: torna ancora il diavolo e le atmosfere tornano languide e sinuose… ricorda musicalmente certe dinamiche care a Parente, ottimamente sviluppate ad esempio in “Testa dì cuore”,  qui tutto assume contorni più rarefatti:
“e questo niente vuol dire tutto, per me adesso…”
Dj J”: un brano che parte spoglio e si va arricchendo pian piano, di soluzioni strumentali complesse eppur naturali, mantenendo una certa leggerezza… una magia insita, che culmina nella melodia di uno splendido ritornello:
“e se vivere o morire è sempre qualcosa da sentire…”
 “Shakera bei”: Siamo quasi alla fine dell’album… e Marco Parente, si avvia alla conclusione del suo discorso “sulla vita”,  cercando ancora la leggerezza per accudire la magia della poesia, quasi per difenderla… e su sfondo blues fa scorrere come “acqua” le sue “belle parole” da vero poeta:
“shake… shakera bei pensieri…”
Dare avere”: pioggia in sottofondo, l’incedere zoppicante… “tra il dare e l’avere” appunto, per trovare finalmente un approdo forse… ma è del cammino che Parente ci ha parlato fino a qui… e la risposta è “nell’orizzonte”di ognuno di noi:
“sto soltanto camminando… si soltanto camminando… sto soltanto respirando”

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