11 Maggio 1981: 30 anni fa moriva Bob Marley




L’11 maggio è un giorno da ricordare. Non solo perché 150 anni prima l’eroe dei due mondi compì l’unità d’Italia, ma anche perché lo stesso giorno di maggio di 30 anni fa, un altro eroe, quello del terzo mondo, muore: lui è l’indiscusso padre del reggae Bob Marley, colui che ha virato il linguaggio universale della musica riscrivendone un significato nuovo, che non rimanesse fino a sé stesso ma che smuovesse le coscienze delle persone di tutto il mondo, perché la musica può dare il suo contributo per cambiare il mondo.
Robert Nesta Marley nacque nel villaggio di Rhoden Hall in Giamaica, il 6 febbraio 1945, nelle sue vene scorre il sangue bianco dei colonizzatori e il sangue nero dei colonizzati, lui mulatto, in mezzo per salvare i diseredati di Trenchtown, il ghetto per eccellenza nell’attesa della loro redenzione. Si, perché Bob Marley era uno di loro, uno “rude boy”, così chiamavano i giovani afrocaraibici che manifestano il loro dissenso verso la cultura e l'ordine. Ma lui ha un’arma in più, la musica. A soli 16 anni, una volta lasciata la scuola, inizia a cantare con il suo grande amico, Bunny Livingston ed insieme iniziano a registrare brani come Judge Not e One Cup of Coffee che diventeranno sue perle rare. Nel 1963, forma una band che vede tra i musicisti, oltre all’amico Bunny anche Peter Tosh, Junior Braithwaite, Beverley Kelso e Cherry Smith, da semplici “The Teenagers” sono diventati i “The Wailing Wailers", che poi vedrà tra le file la moglie Rita, da cui ebbe 3 dei suoi tredici figli: quali Ziggy, Stephen e Damian Marley, che continuano a portare avanti l’immensa quanto pesante eredità del padre. I suoi testi erano intrisi di ribellione, politica, sociale, ma soprattutto di spiritualità, quella di cui Marley era portavoce: il rastafarianesimo, una forma di cristianesimo strettamente collegato con l'ebraismo che riconosce in Halie Selassiè, imperatore d’etiopia, il suo dio. È con Natty Dread del ’75 che “Bob Marley & The Wailers” (che vede uscire dal gruppo Bunny e Pet Tosh) che la band acquisisce il meritato successo raggiungendo la posizione #44 nella classifica nordamericana Billboard Black Album. Dal disco esce fuori la “no woman no cry” che diventerà il suo cavallo di battaglia, fatto e rifatot da migliaia di musicisti e cantanti del mondo in tutte le versioni e in tutte le salse del mondo. Successo questo, triplicato con “Rataman Vibration” con cui la band venne nominata Band of the Year dal magazine Rolling Stone. Ma è tutto in salita per il giovane Marley. Pochi giorni prima di un suo concerto al National Heroes Park di Kingstone,  un commando di sei persone fa irruzione nella casa di Marley e spara ai musicisti, a sua moglie e ai manager Don Taylor e Don Kinsey. Sopravvivono tutti seppur riportando ferite, ma si ritenne che tale attacco fosse stato causato da motivi politici, essendo visto il concerto come un modo di supportare il primo ministro Manley. Nonostante tutto, il concerto si tenne e fu uno dei più emozionanti di Marley. Fu questo che lo portò a trasferirsi in Inghilterra dove il suo successo cresce sempre di più con “Exodus” da cui partorirà Jamin’ e “Kaya” ricordato per la dolce “This is love”. 
Quando nel ’78 Marley ritorna in Giamaica non si ferma di fronte al pericolo ed organizza il “One Love Peace Concert”, nel tentativo di arrestare l'ostilità tra i due partiti in guerra e così fu: su espressa richiesta di Marley, i due leader rivali, Michael Manley ed Edward Seaga si incontrarono sul palco e si diedero la mano. Per questo motivo ricevette il premio United Nations Medal of Peace. 
Il sogno di Bob Marley? La salvezza di tutti i Paesi del terzo mondo, che tutti i popli oppressi si alzassero e facessero valere i propri diritti (Get up stand up, get up for your right), un’Africa unita, il sogno pretestuoso di Marley. 
Uprising fu il suo ultimo album, a cui seguì un tour, tra le varie tappe quella allo stadio San Siro di Milano, il 27 giugno del 1980: 100 mila persone che si muovevano al ritmo in levare della sua musica, per un evento ai limiti del misticismo e che è rappresenta tutt’ora uno dei massimi eventi musicali del nostro paese. Ma quello del 23 settembre 1980 allo Stanley Theater di Pittsburgh, è l’ultimo concerto di Marley. Dopodiché si reca a Monaco e scopre che il melanoma ad un alluce del piede è inguaribile, avrebbe dovuto prendere prima la decisione di amputarlo per salvarsi, ma la fede rastafari non permetteva queste pratiche. Il Cedar of Lebanon Hospital di Miami è l’ultima tappa della vita di Bob Marley che morì proprio l’11 maggio 1981.
Sicuramente a contribuire al suo successo mondiale è stato anche Chris Blackwell, fondatore della Island Records che ha inserito il leader dei Wailers nel circuito internazionale e ha fatto sì che il reggae si insinuasse nella musica, anche nel rock e nel pop, influenzando i più svariati artisti, da Clapton ai Clash. 
Marley e' stato il leader indiscusso di tutta una cultura che oggi ha in lui il suo Dio, un personaggio universalmente carismatico che ha reinventato il reggae rendendola una musica per tutti, talvolta anche commerciale.
''One Love'',''I Shot The Sheriff'',''Redemption Song'',“Could You Be Loved”, “Ambush in the Night”, “Rebel music” sono diventati classici del reggae. 
Alzatevi, ribellatevi Ribellatevi per i vostri diritti, gridava. Come lui stesso diceva, il reggae è musica alternativa al rock, che procede a testa alta, per essere alla sua altezza devi essere orgoglioso e consapevole del senso della creazione. Il reggae non ha bisogno di una discoteca o di un club, può essere ovunque, meglio tra le colline. « Emancipate voi stessi dalla schiavitù mentale, nessuno a parte noi stessi può liberare la nostra mente... ». Come canta Manuchao  in un brano a lui dedicato: “hey Bobby Marley canta ancora per me, questo mondo sta impazzendo, è una emergenza”.

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