Bandabardò - Scaccianuvole

Definire il loro sound “folk (italico si intende)” sarebbe riduttivo, quasi quanto fare riferimento alla “patchanka”... soprattutto adesso che la loro discografia continua ad arricchirsi di altre gemme come questo “Scaccianuvole”...  
Non ce ne vogliate, ma la Bandabardò non merita un discorso “di genere”... pur non tralasciando i riferimenti “celati tra le righe” poc’anzi... anzi, rovesciando la prospettiva, non si discostano poi tanto “e ancora una volta”, dalle coordinate a cui le nostre orecchie sono ben abituate... ma lo fanno “e per l’ennesima volta” con maestria, classe, poesia... e uno sguardo “sociale” e perchè no “politico” in certi brani, che non lascia certo indifferenti...  dove il folk si permette invettive blues, la patchanka si colora di jazz e di un retrogusto persino pop... e con il tutto che si rimescola “amorevolmente” sotto la lente dell’ironia, con il marchio di fabbrica “Bandabardò”, per essere cantato a pieni polmoni dal vivo... insomma, con questo lavoro... è come se i nostri ci stessero mentalmente preparando per scacciare finalmente le nuvole... “dal vivo si intende... e da vivi” e/per regalarci orizzonti scevri di qualsivoglia rassegnazione, in direzione del sogno:



“Il mago scaccianuvole”: a Ernesto De Pascale, scomparso pochi mesi or sono,  è dedicato il brano d’apertura di questo sesto capitolo della Bandabardò... e ci ritroviamo di colpo nel sound tipico del gruppo, pronti per immergerci nelle atmosfere che Greppi, Finazzo e compagni, hanno posto in serbo per noi: 
“Chico passa il dolore giurando amore cantando only you...”

“Rosa Luxembourg”: ... per tutti Rosina, un brano che sa tanto di De Andrè, mischiato a una banda a festa, per la “liberazione... del paese"... “che meraviglia”:
“Le parole servono a tanto ma il cuore fa di più”

“Spicchi di mele secche”: “ancora” una filastrocca, dove il lirismo dei nostri, raggiunge il suo apice, le ritmiche sono sempre incalzanti, ma qui le atmosfere hanno colori più tenui, lasciando le luci alla profondità del testo:
“Viva la cultura e la saggezza contadina”

“Un paese cortigiano”: la denuncia qua si fa più esplicita, con tanto di nomi e cognomi degli italiani da salvare... e Gaber sullo sfondo... immaginando già l’impatto live del ritornello, con quel battito di mani, qui appena accennato :
“Non son nato italiano per sentirmi così... Un paese cortigiano che mi odio di amare così”

”Spogliati”: ancora una storia di “paese”, con la malinconia che pervade il ritornello, con la fisarmonica in primo piano... e uno struggente assolo “gitano” di chitarra classica... per rimarcare che la felicità è da trovare dentro noi stessi, non è importante il luogo:
“Com’è grande il mondo... sei così sicura?”

“Amore bellissimo”: un blues rarefatto e rallentato, con una chitarra elettrica evocativa e incisiva a far da contraltare ironicamente al titolo del brano prima di sublimarsi in quel “e poi mi dici che non parliamo mai...” dove la consapevolezza celata della fine di un rapporto, diventa certezza da ammettere prima di tutto a se stessi:
“Io per te sono stato l’ultimo prima del prossimo...”

“San’t Eustachio”: incedere solenne e ricco di controcanti per chi ha “smarrito” la propria coscienza... anche qui non possiamo esimerci dall’intravedere un notevole impatto live per il ritornello:
“Nessuno vuole sentire, ognuno fa come gli pare... Nessuno vuole sentire e tutto va bene”

“Godi”: jazz leggero e testo di un’ironia leggiadra e feroce”, per un brano, volendo restare in ambito recente, che non può non rimandare a Daniele Silvestri... per quanto riguarda il soggetto preso di mira, non credo ci sia bisogno di ulteriori delucidazioni:
“perchè perchè non inviti anche me, vestito da infermiera e tu da capo di stato”

“Come i Beatles”: ideale controcanto della traccia precedente... l’ironia resta alta, il ritmo avanza... il re è nudo:
“Tutti tutti sul tetto a cercare un futuro...”

“Interessa la danza?”: brano per così dire “minore”... che si rifà direttamente ad “Amore bellissimo”... il protagonista uscito dalla fine di una storia si ritrova a immaginare di intavolare su due piedi un discorso con una ragazza appena conosciuta se non appena intravista... e i suoi pensieri/discorsi non possono che deragliare consapevolmente, sorretti dalle melodie delle chitarre: 
“Interessa la danza signorina o forse è meglio una pausa nicotina?”

“Preoccupato marasma”: e la malinconia... non può che assalire a questo punto... ma non fa male... anzi fa commuovere... e nonostante le parole “d’ironica rassegnazione” è la vitalità che da sempre contraddistingue la banda, ad avere la meglio:
“Il mio vizio è la malinconia... e me lo tengo stretto fin da piccolo...”

“Hanno ragione loro”: a ribadire l’anima di un album “sociale/politico”, la sua intrinseca necessità in questo preciso momento storico, arriva questa traccia a serrare le fila... dove è ancora l’ironia la chiave di volta, per scardinarNE i meccanismi... ed è addirittura una ritmica quasi dance a “notificare” che” hanno ragione Loro”:

“sinistra destra dietro davanti non ti accorgi che perdi di vista la via degli amanti, non ti accorgi che perdi fantasia e biglietti di andata e ritorno per il viaggio più importante in direzione del sogno”

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