I Cani - Il sorprendente album d'esordio dei Cani



Sembra un’unica lunga traccia, questo atteso esordio de I Cani, dove i pezzi migliori sono quelli già sentiti lo scorso anno o forse no... erano appunto semplicemente i primi, già di per se abbastanza simili... e adesso con questo album troviamo conferma di quanto in un certo qual modo temevamo... ovvero nei dieci brani più l’intro e un altro strumentale, la band non apporta la benchè minima “novità”... come a dire, abbiamo trovato la formuletta vincente e non la cambiamo.
Le ritmiche, i suoni, le melodie, specialmente del cantato, si rincorrono praticamente identiche per tutto il disco e alla fine dell’ascolto, è innegabile uno scoramento dello stesso, inevitabile una mancanza d’attenzione, sommata alla noia vera e propria verso le ultime tracce mentre un fortissimo senso di presa per il culo, comincia a farsi strada... eppure... ci tocca spiegarci meglio:
Premesso questo è comunque innegabile e forse inevitabile che i nostri, nella “formuletta” che ripetono, sempre uguale dall’inizio alla fine, siano però a tratti irresistibili, nell’incedere ritmico, nei ritornelli catchy, nelle tastierine vintage, nei testi “romani”, lucidi e pseudo disincantati... il loro, risulta così essere alla fine, un prodotto pop pressocchè perfetto, punk come spirito, in quanto finto indie e paraculo, che si fa anzi beffe della cerchia indie “che li ha esaltati per due pezzi”... andando a ripescare a mani basse negli anni ‘80, soprattutto per quanto riguarda sonorità e ritmiche.
Tutto questo per dire che a nostro modesto avviso I Cani sono già pronti per essere sdoganati da MTV e forse non sarebbe proprio un male... a meno che, abbiamo noi capito male e I Cani nella ripetizione ostinata della stessa traccia per dieci volte... dimostrino solo mancanza di ispirazione.
Ma la cosa puzzerebbe parecchio... come primo album a maggior ragione... e allora vogliamo credere che I Cani, abbiano sfornato volutamente un album “pop” con tutti i rimandi al punk, alla new wawe, all’electro pop, che volete... per un pubblico indie, annoiato e radical chic che si bea della sua finta indipendenza e anacronistica fierezza artistica, per fargli forse capire che MTV e il mainstream in generale inorridiscono solo chi non ci sa arrivare... detto questo, speriamo vivamente che nel prossimo disco I Cani, accrescano il loro registro stilistico e diversifichino la loro proposta musicale. 

“Theme from the cameretta “: una specie di aspirapolvere, porte che si chiudono, suoni in loop, voci in sottofondo... 

“Hipsterya”: Sapori e ritmiche tipicamente anni ‘80 per questa prima traccia, con le tastiere a tessere melodie decadenti ed evocative:

"Giuro, non c'è posto nel mio cuore per un post in più su Facebook con Daniel Johnston alle quattro del mattino."

“Door selection”: Con un synth insistente parte questo brano, le sonorità rimangono le stesse del brano d’apertura, con una virata melodica degna degli 883, col testo che recita “le bariste che ci provano con me...” come Max Pezzali, non canterebbe mai:

“Smetterei di fumare, se non ci fossi così affezionato: sarebbe una bella spesa in meno e davvero un bel gesto. Del resto le chiederei in giro lo stesso (e mettici il fatto che a queste serate scroccarle è un inferno)”.

“Velleità”: Coi Joy Division in sottofondo... ai limiti del plagio a dire il vero, si dipana uno dei brani più diretti e precisi, soprattutto per la riuscita commistione fra strofa e ritornello e grazie anche a uno dei testi migliori dell’intero lavoro, che forse come affermavamo in precedenza getta uno sguardo chiarificatore sull’intento dei nostri:

“I critici musicali ora hanno il blog. Gli artisti in circolo al Circolo degli Artisti. I falsi nerd con gli occhiali da nerd. I radical chic senza radical. Nichilisti col cocktail in mano che sognano di essere famosi come Vasco... Brondi, che appoggiato sul muro parla con la ragazza di qualcuno”.

“Le coppie”: Ritornano le tastierine in primo piano, il brano ha un retrogusto dolce amaro e il solito andamento anni ‘80:

“La statistica afferma che spesso il primo a staccarsi dal primo dei baci è lo stesso che alla fine dirà di troncare”.

“Il pranzo di Santo Stefano”: L’unico brano insieme a Wes Andersen, che si discosta quanto meno per la ritmica, non invasiva, come dicevamo, dal lotto degli altri... ha i toni del bozzetto minimalista, di un acquerello delicato e incisivo:

“Il primo Natale che tornai a Roma in anticipo non ero preparato alle tue zie di Firenze: mi ritrovai a pranzo che avevo già mangiato e i cugini avevano i nomi fuori moda dei nonni.
Mi sottoposi docile a una curiosità sincera e minuziosa, per quanto benevola. "E' il primo ragazzo di Claudia, non lasciamocelo scappare."

“Post punk”: Niente di nuovo verrebbe da dire... e dopo la “rilassata” parentesi del pranzo di Santo Stefano, tornano I Cani, coi loro “tempi” che impariamo man mano a conoscere, con i synth, con le  tastiere vintage e tutto il resto:

"Vedi Niccolò, la gente non è il mestiere che fa, o i vestiti che porta, le scarpe che mette, la roba che ha. E per questo non mi riconosco in questa società: per me contano i dischi, i bagni nel mare, l'umanità."

“Roma nord”: Con Cris X, due minuti di suoni rarefatti e versi di animali(?), che francamente non aggiungono niente.

“I pariolini di 18 anni”: ed eccoci al brano che li ha fatti conoscere al “grande pubblico indie”, con tutti gli elementi riscontrati fin anzi, qui forse maggiormente messi a fuoco, ma ripetiamo potrebbe essere semplicemente questa un'impressione, frutto del fatto che sia stato il loro primo brano:

“I pariolini di diciott'anni comprano e vendono cocaina, fanno le aperte coi motorini, odiano tutte le guardie infami. Animati da un generico quanto autentico fascismo, testimoniato ad esempio dagli adesivi sui caschi.”

“Perdona e dimentica”: Giunti alla penultima traccia, torniamo necessariamente al discorso iniziale, in quanto la sensazione è quella inevitabile del già sentito, anche se a dire il vero, un paio di trovate cercano di sviare l’ascolto da ciò e il testo è uno dei migliori dell’album:

“Vergognati. Non della tua casa borghese, ma perché non hai ammesso mai di preferirla a quella più piccola a Monte Sacro. Vergognati del sesso, e non perché l'hai fatto, ma per averlo usato sempre e soltanto come merce di scambio”.

“Wes Anderson”: Forse il brano migliore in generale, in quanto ritmicamente i nostri cercano “nuove soluzioni”, le sonorità sembrano diradarsi, allontanandosi seppur di poco dalle atmosfere che contraddistinguono pesantemente l’intero lavoro e il testo ha la leggerezza straniante tipica dei film di Wes Andersen:

“Vorrei vivere in un film di Wes Anderson: inquadrature simmetriche e poi partono i Kinks. Vorrei l'amore dei film di Wes Anderson, tutto tenerezza e finali agrodolci!”.

Commenti

  1. impara l'italiano!! la virgola tra soggetto e verbo non si mette!!

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  2. Anonimo impara l'italiano! In una affermazione ci vuole solo un punto esclamativo, non 40! Inoltre, dopo ogni punto, la parola si scrive in lettera maiuscola.

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