I Musicanti di Gregorio Caimi - Arsura




Arsura è il terzo album vero e proprio, dei Musicanti di Gregorio Caimi, se si esclude l’omaggio a Rosa Balistreri... ma per certi aspetti è il primo in assoluto... infatti vede per la prima volta per i nostri, una più che meritata distribuzione a livello nazionale, grazie alla Compagnia Nuove Indie... che non ha ovviamente niente a che fare con crociere e profumi vari, ma paradossalmente, “il giocoso accostamento” ci permette di porre l’attenzione per l’appunto sui “viaggi musicali” che i nostri intraprendono e sui profumi che regalano all’ascoltatore... il sud del mondo, sviscerato in chiave world... fondamentale, a questo proposito, l’innesto in formazione del tastierista e arrangiatore Alfredo Giammanco... che ha dato al progetto quella compiutezza ed unità di intenti, che ha reso il tutto un corpus granitico... 


Gregorio Caimi, ha trovato per così dire il suo alter ego artistico, per far procedere la sua orchestra secondo i binari già intrapresi, ma arricchendola di intensità lirica, attingendo a piene mani dalla world music, per intingerla di tradizione siciliana, di suoni e sapori appunto... una menzione speciale e doverosa per la sempre splendida voce di Debora Messina, decisamente a suo agio sul tappeto armonico, sinuoso e ammaliante, impreziosito dagli interventi alla fisarmonica di Natale Montalto e di Maria Luisa Pala al flauto e su una sezione ritmica, Dario Livoti alla batteria e percussioni e Gianluca Pantaleo al  basso e contrabbasso, che sembra procedere a colpi di carezze, tanto il sound è avvolgente.



Un lavoro in cui Gregorio Caimi e compagni avrebbero paradossalmente anche potuto osare di più, specie in certi arrangiamenti e soluzioni armoniche... ma del resto questo è il primo album del nuovo corso dei Musicanti e va decisamente bene così.

“Luna i Marrakesh”: atmosfere arabeggianti e trasognanti al chiaro di luna... per un inizio che sancisce la nuova direzione intrapresa da Gregorio Caimi e soci, ovvero un abbraccio ideale verso la world music:
“lu senzu di la paci sutta a luna i Marrakesh...”

“Arvuli ammenzu ‘u mari”: sonorità e immagini testuali rarefatte e suggestive, creano un mix perfettamente riuscito... con uno splendido ritornello ad alta densità lirica:
“e mentri a testa pensa lu cori s’arrisetta”

“‘Un c’è”: brano che i nostri avevano già presentato in diverse rassegne live e che si pone come ponte del percorso finora intrapreso... (è infatti il tipico sound dei Musicanti che qui ritroviamo, arricchito appunto di elementi tipicamente world) che in questa nuova versione acquista un maggiore peso specifico, il tessuto sonoro infatti cucito per l’occasione, ben si presta a supportare uno dei testi più ispirati dell’intero album, rendendo il tutto più cupo, rispetto alle versioni precedenti, ma fa guadagnare sicuramente “un tiro” più deciso, dando maggior risalto “alla denuncia sociale” messa in atto:
“sunnu nuddro ammiscatu cu nenti”


“D’amuri e focu”: deliziosa la prima parte, “gracchiante e disperata”... il brano procede “morbido e sensuale” per dipanarsi con un incedere lento e avvolgente... sinuoso:
“non pottzu cchiù cantari iu... st’amuri senza vuci ormai”

“Cocci ri rina”: uno degli esempi più convincenti del nuovo corso intrapreso... tutto qui è messo ottimamente a fuoco... con un intenso e struggente bridge:
“senza mancu a spiranza ri viriri u suli agghiurnari... si l’omini fussiro cocci ri rina...”

“Ancora na vota... i pirati a Palermo”: anche qui, vale il discorso fatto in precedenza per “‘Un c’è”... dalla versione acustica e volutamente scarna contenuta nell’omaggio a Rosa Balistreri, passiamo a una rilettura che si immerge nella world music, corroborata da elementi anni 80, un connubio ampiamente riuscito:  
“i pirati turnaru... li mannau lu governu”

“Nikà”: le atmosfere tornano ammalianti e malinconiche, l’incedere è quello dei pensieri veloci che diventano riflessioni profonde... a cui rimane incollata un’ amarezza di fondo, difficile da scrostare:
“terra nivura di suli e d’amuri”


“Sutera”: un altro evocativo ritratto, che ha il sapore dei ricordi più teneri... dove è dolce naufragare:
“e quanno si fa sira e mentri scura... addumannu l’antaru di Sutera”

“Pueta fingituri”: uno degli episodi più riusciti, in cui l’amalgama cercata tra musica popolare e world music, meglio si esprime, con un ritornello in minore che ammalia:
“sugnu pueta e ti fazzu sugnari”

“Lacrima di sali”: brano che procede per così dire “raggelato”, visto anche il testo, che trova una sua via di fuga in una parte finale ad ampio respiro melodico:
“acqua salata e lacrime chi sunnu i chianti di l’umanità”

“Malata sugnu”: largo spazio ai violini per questo struggente finale, dove Debora Messina, dà ampio sfoggio della sua classe:
“... si tu sapissi quantu t’aiu pinsatu mentri chi ‘mmi vasava me maritu”

Commenti

Translate