Il sesso aggiunto di Francesco Antonio Castaldo




Classe 1958, Francesco Antonio Castaldo approda finalmente al suo primo lungometraggio cinematografico, dopo una carriera spesa in Rai, “Il sesso aggiunto”, è il titolo (che si  riferisce all’eroina) di questa opera prima.
Opera prima che non a caso, dunque, è di chiaro stampo televisivo... fotografia e regia in primis, ma anche i dialoghi hanno per così dire “respiro da fiction”, per non parlare del ritmo... al punto che il risultato finale è letteralmente una mini serie in due puntate, che magari per l’argomento trattato, la Rai non ha deciso di passare, tanto meno in prime time.
Castaldo tuttavia ci prova a fare il suo “Amore tossico”, con tossici finti e pseudo filosofi... facendo rabbrividire Caligari... e in certe inquadrature addirittura esagera, non riuscendo neanche lontanamente a sfiorare la poesia dei volti pasoliniani... tutto questo ricade inevitabilmente nella recitazione dei pur ottimi attori, (Giuseppe Zeno e Myriam Catania su tutti) sovraccarica di tensione, “come raggelata in un sopra le righe perenne” perfetta per una rappresentazione teatrale, forse... 
troppe poi, decisamente, le continue riflessioni del protagonista... che danno al tutto un’aria didascalica, da manuale per... in contrapposizione alla povertà della sceneggiatura negli snodi che dovrebbero essere propriamente filmici, che mancano quasi del tutto... e non basta di certo l’idea finale a risollevare le sorti della pellicola, anzi ne è la sua intrinseca dimostrazione... in quanto forse riuscirebbe a sorprendere, uno spettatore “televisivo”.

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