Brunori S.A.S. - Volume due Poveri Cristi

Dopo la parentesi Blume e l'esordio solista di due anni fa, ci si attendeva tantissimo da questo "Secondo volume - Poveri Cristi", di Dario Brunori e soci e la risposta della Brunori S.A.S non ha per niente deluso le aspettative, anzi... intatto lo stile, la malinconia dolce amara dei testi, l'ironia... è aumentata decisamente la rabbia, anche nelle soluzioni strumentali adottate, più intense e incisive, sostanzialmente anche più ricche e varie rispetto all'esordio, per un album coeso, profondo e compatto che non ha davvero punti deboli, che procede diritto, disincantato, lucido, poetico e attuale come non mai, che riscrive con gusto e classe la grande canzone d'autore italiana. 
La conferma insomma, di un talento purissimo:



“Il giovane Mario”: rhodes e voce sporca che richiama inevitabilmente Rino Gaetano, per questa prima intensa traccia che racconta il quotidiano fallimento di un uomo, che non riesce nemmeno a suicidarsi:
“...si indebitò fino ai capelli e di capelli non ne aveva quasi più”

“Lei, lui, Firenze”: chitarre acustiche e inserti di fiati, come nel primo album, col ponte che ricorda Silvia lo sai di Carboni e il ritornello L’anno che verrà di Dalla, il testo è il solito, piccolo, grande affresco a cui Dario Brunori ci aveva abituato nel precedente volume:
"poi lo sai mi fa tristezza vedere la gente che sogna di comprare tutto e si accontenta di niente..."

“Rosa”: Rino Gaetano e i Pan del diavolo, “si sposano” amabilmente in questo brano, (“ dal tema antico e dannatamente attuale”) come vorrebbe fare il protagonista della canzone, costretto ad emigrare al nord, per trovare un lavoro, trovando invece una pensione di invalidità civile:
“188 cambiali, trattamento di favore, se lavoro 16 ore al giorno ce la posso fare”

“Una domenica notte”:brano che il nostro ha già eseguito spesso dal vivo, dove chitarra e piano accarezzano la notte, per trarre poesia dai piccoli oggetti quotidiani che così si caricano di significato:
“ma la conosci bene questa sensazione, è una specie di ottimismo senza una ragione...”

“Il suo sorriso”: menage a trois, con Dente nella parte dell’amico traditore, che prova a giustificarsi,  con Battisti nell’aria e non poteva essere altrimenti e un approccio moderno alla Silvestri, citato tra l'altro in una frase, alla tematica... un brano trascinante e divertente:
“ma il suo sorriso è così dolce che mi ha confuso...”

“La mosca”: ascoltata già live, la mosca è una filastrocca che procede arricchita con classe nel suo incedere da marcetta, da un arrangiamento orchestrale, coi fiati a farla da padrone:
“ perchè ho voglia di lei, questa è l’unica cosa, che non sarà una mosca a rubare il profumo a una rosa...”

“Bruno mio dove sei”: toccante dedica al padre scomparso qualche anno fa, per voce e chitarra:
“e sigarette sopra al comodino e un cruciverba un pò più in là... mica lo sapevo che era questa la felcità... te la saresti cavata molto meglio di me che non so neanche vivere senza di te”

“Animal colletti”: trascinante e tirato blues sporco che vede la partecipazione di Dimartino, dove disperazione e ironia vanno di pari passo:
“ io non mi deprimo più passami la penna blu che mi faccio licenziare...”

“Tre capelli sul comò”: ancora una volta la disperazione e l’ironia vanno a braccetto, (il tema però è la fine di una storia d’amore) sorrette da una marcetta beatlesiana a tratti, con una splendida coda strumentale:  
“ e qui piove si allaga il soffitto, questa casa in affitto piange ancora per te...”

“Fra milioni di stelle”: traccia conclusiva che riannoda i fili del discorso per così dire, quasi una sorta di riassunto delle tematiche affrontate in questo secondo volume, dal titolo più che mai esplicativo: Poveri cristi:
“ci sei tu con il cullo per terra e il morale alle stelle, a tener su la vita con un paio di bretelle”

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