Carnage di Roman Polanski



Il più grande difetto dei film che provengono dal teatro, come il caso di questo Carnage, che è infatti tratto da una pièce di Yasmina Reza  è che il rischio noia sia sempre dietro l’angolo, in quanto la messinscena è ridotta al minimo indispensabile, a 4 mura in questo caso... per scongiurare tale pericolo, ci vuole senza dubbio un grande regista (Roman Polanski) e dei grandi attori (Jodie Foster, John C. Reilly, Kate Winslet, Cristhoph Waltz),  oltre ovviamente a una trama solida e ben strutturata... e in questo caso gli elementi ci sono davvero tutti, così come cosa che non guasta la durata del film è di appena un’ora e un quarto.
Polanski riesce così nell’arduo compito della trasposizione filmica, lui da sempre avvezzo agli appartamenti o agli spazi chiusi in generale dove relegare le sue prede, o meglio a farle uscire fuori... regalandoci questo cinico e amaro ritratto della borghesia americana e dei suoi sogni di presunto benessere, che hanno lasciato macerie nel cuore delle famiglie, che tengono ovviamente ben celate, in nome di una fantomatica e stereotipata immagine da preservare ad ogni costo.
Un film che è un crescendo inesorabile di questa rivelazione, un togliersi la maschera una volta per tutte, osservando se stessi e non il mondo che ci circonda e che ci vuole come desideri precostituiti.
Un film che cresce nell’emergere di questa insoddisfazione, che tutti i personaggi soggiogati dall’American Dream si portano dentro, come un fardello non sempre sostenibile o sarebbe meglio dire digeribile (vero Kate?).
Un film, morale a parte, godibile, nell’immensa classe del nostro che ridisegna lo spazio sui movimenti degli eccezionali interpreti, nessuno escluso e sfrutta ottimamente “i dietro le quinte”, ovvero le altre stanze dell’appartamento (la cucina, il bagno), dove i fitti dialoghi iniziano a tingersi “di verità”, scrostando la patina borghese inesorabilmente.
Gli ottimi espedienti narrativi, che diventano nel corso della narrazione veri e propri tormentoni, con gli oggetti elevati a motore sia della storia che della sua comprensione, ovvero il messaggio che Polanski sta cercando di trasmettere.
Così telefonini, torte, libri, sigari, wisky e soprattutto porte che si aprono e chiudono, assurgono a personaggi veri e propri, scandendo il tempo che preclude alla rivelazione attesa, così nella stessa scansione i protagonisti in carne ed ossa sembrano sempre di più appartenere a loro e non viceversa come credono.
L’unica pecca della pellicola, perchè non stiamo comunque parlando di un capolavoro, è forse la previdibilità del racconto in se, che al secondo caffè offerto e accettato, sai benissimo dove si andrà a parare... inevitabile, come "il dio del massacro che regna incontrastato dalla notte dei tempi"

Commenti

Translate