Cattivi Guagliuni - 99 Posse




Troppi anni d'assenza, bisogna davvero e con cognizione di causa dato il livello dell’album rilasciato, celebrare in pompa magna il ritorno dei 99 Posse che in 15 brani, intrecciano meravigliosamente, come quasi sempre del resto hanno fatto nella loro carriera, la musica pop(olare), l'hip hop, il raggamuffin, l'Rn'B, la dance, l’ellettronica e ancora la storia, il cinema, la denuncia sociale, l’ironia, la profonda amarezza, la poesia e la rabbia, la violenza verbale mai doma, che arriva al punto e va oltre, cerca sempre perennemente, propone cioè una soluzione oltre all’invettiva... che visti i tempi potrebbe anche apparire “gratuita” o sterile”... ma i nostri, vanno al nocciolo, sempre, con uno sguardo lucidissimo sul reale che ci circonda e ne prendono le distanze, attingendo a una nuova consapevolezza, dal sud di tutto il mondo, con una sincerità e un urlo che è voce potentissima, per i brividi che produce, abbinando sapientemente ritmiche e parole, senza tralasciare un impianto melodico di base in entrambi i casi... questi brani sembrano essere fatti apposta per balli, danze... di insurrezione... e le parole sono fottutamente vere e di cuore, da cantare a squarciagola.
“L’Italia che non muore”, passa anche e soprattutto da questi “Cattivi Guagliuni”:

“University of Secondigliano”: “la ricerca della felicità” secondo i 99 Posse in questi tempi moderni, con un andamento simil reggae e un ritornello pop martellante e incisivo, ad aprire questo graditissimo ritorno: 
“ ma comm cazz se fa a ritaglià ‘n angolo ‘e felicità mmiezo a sta miseria"

“Canto pè dispietto”: melodie arabeggianti su ritme elettroniche raggamuffin, per uno sberleffo che è quasi una spiegazione alla sparizione del gruppo in questi anni dalla discografia:
“perchè ai vostri salotti preferisco casa mia...”

“Cattivi guagliuni”: primo singolo con annesso video del grande Abel Ferrara,  che abbina atmosfere morbide, R'n'B style, che si sposano magnificamente con la durezza del testo, a creare un riuscito contrasto, tra musica e parole:
“ Quartieri programmati programmat’ pe’ ‘e reati Quartieri programmati pe’ gghi tutti carcerati Famiglie cundannate assieme ‘e carcerate Famiglie cundannate a mantene’ ‘o carcere ‘e stato"

“La paranza di San Precario”: “ripetuta ripetuta ripetutamente”, geniale invettiva sui “grandi misteri italiani” a tempo di ska/punk:
“siamo noi l’Italia che resiste”

“Italia spa”: con una citazione dell’immenso Troisi, sul “mezzogiorno” si apre questo “rap” che riscrive la storia italiana sotto l’egida del “delirio patriottico” che ha da sempre sottomesso il sud... in attesa dell’insurrezione, uno dei brani migliori del lotto:
“ e il sud a cui noi guardiamo è il sud del mondo il risultato geo politico di un malessere profondo...”

“Vilipendio”: da Troisi a Minority Report, splendido film di Spielberg, tratto da un altrettanto geniale racconto di Philip Dick... i nostri continuano sui temi precedenti,  con loop più elettronici e cantilene geniali come ritornello, estendendo la disuguaglianza della legge, che rende paradossalmente uguali solo i deboli:
“Vorrei esser processato come Silvio Berlusconi...”

“Yes weekend”: parafrasando Barack Obama, le rime si spostano adesso sulle mancanze dell’altra parte politica... "campionate per l'occasione"... due minuti scarsi, per un mid tempo R n'B... irriverente... dove, azzardiamo... la durata sembra alquanto indicativa e direttamente proporzionale al peso dell’opposizione stessa:
“sai come sistema ste faccende il pd, partenze il venerdì, ritorno il lunedì”

“Tarantelle pè campà”: con un riuscito intervento di Caparezza, potremmo definire questo brano, “una tarantella per l’appunto, assolutamente sui generis” a base di raggamuffin... musica popolare, dannatamente incisiva e assolutamente colta:
“col denaro che termini come Termini Imerese”

“Morire tutti i giorni”: dopo il singolo, questo brano si candida a diventare un altro inno per i nostri, con dinamiche tipiche hip hop e il ritornello che si conficca nel cervello al primo ascolto:
“un passato che non passa un presente che dura per sempre puoi solo morire ancora”

“Antifa 2.0”: ritmiche jungle, con accenni di elettronica straniante e ritornello trascinante, sicuramente più dura e sostenuta della versione uscita come singolo un anno e mezzo fa:
"Singolare associazione fascismo e libertà se tu associ queste cose fratellì t’ja fa curà il fascismo non è libertà il fascismo è una minaccia e si uno ce minaccia fratellì nuje o damm ‘nfaccia" 

“Resto umano”: “siamo vivi ma siamo messi molto male” toccante talkin con la voce di Vittorio Arrigoni e un’ atmosfera crepuscolare e diradata, un cercare di muoversi in mezzo alla nebbia:
“e un pò sorrido e un pò piango, così come ci hai insegnato tu... resto umano, ci sto provando”

“Confusione totale”: “Blade Runner” in versione funky electro pop e ancora un ritornello degno di nota, nonostante “la confusione totale, tra il bene e il male, i confini e le occasioni”... l’ennesima lucida, ironica e cinica attenta disanima sul nostro paese:
“ho visto gente bombardare per il loro bene...”

“Mò basta”: i Prodigy e “voglia d’allucca”... “del resto se qua non c’è rispetto...” che se fà? “in uno stato ormai alla gogna”... ripercorrendo la storia recente dei movimenti e delle morti “sospette”, per usare un eufemismo... altro brano da brividi

“Mai più io sarò saggio”: “Non grido più fa male”... per temi restiamo ancorati alla traccia precedente... “Noi siamo morti a Genova, luglio 2001, il mondo si è fermato, mò ce lo riprendiamo”, ma l’ironia lascia il posto all’amarezza inevitabilmente, sia per quanto concerne le parole, sia per il tessuto ritmico e armonico che le sostiene degnamente:
“è fuggita la vita e fuggire la fuga non vale”

“Penso che non me ne andrò”: “e mò non ce la faccio più”...  su ritmi funky e danzerecci, musicalmente parlando è la traccia più leggera del lotto insieme a “Yes Weekend” e a ragione a ben vedere... perchè questi “giochini con le parole” come le chiama lui stesso, Luca Persico aka O’Zulu”, decisamente li sa fare e sarebbe un peccato immane perdere i suoi 99 Posse per la seconda volta, davvero, anche se:
... comunque l’avrà fatta la pensata di mollare tutto e andarsene a fanculo per il mondo...”

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