A dangerous method di David Cronenberg

Sarà che “a volte bisogna fare qualcosa di imperdonabile per continuare a vivere”, eppure cimentarsi con i padri della “psico analisi” per David Cronenberg, deve essere stato un qualcosa di assolutamente naturale, per uno come lui abituato ad indagare nella psiche umana e le sue più nascoste pulsioni.

Alcuni dei suoi temi più cari, qui infatti sono totalmente di casa che perdono anche “il sottile disturbo” (soprattutto per lo spettatore), nell'accostarsi a un tema alquanto delicato, come presente in Crash tanto per citare un film del nostro, dove sesso e morte andavano a braccetto...rigorosamente in auto... 

La storia in effetti da tempo, gli aveva posto una sceneggiatura ideale, che aveva bisogna solamente di essere filmata, naturalmente alla sua maniera, algida, fiera, quasi distaccata, al costo di apparire fredda... e che invece è fondamentalmente essenziale,asciutta, come la fotografia del resto, al servizio del rigore di una sceneggiatura per cui potremmo riciclare gli stessi aggettivi usati precedentemente.

Niente è di troppo in questo film, tutto è sapientemente misurato, come le interpretazioni magistrali dei protagonisti,Viggo Mortensen, Michael Fassbender, Vincent Cassel, sui quali spicca una Keira Knighteley superba, specie nella prima parte.

Un film che è un supremo valzer che ondeggia sull’amore, il sesso, la pazzia, il bene, il male, la libertà, il piacere, le relazioni, le coincidenze, i desideri, le frustrazioni... i sogni, unicamente per restituirci una visione della vita, che sia nostra e non di altri, sbagliata o meno.

Un film che nonostante sia prolisso “inevitabilmente” , essendo tra l'altro adattamento di una pièce teatrale di Cristopher Hampton (che è anche lo sceneggiatore del film), risulta ampiamente godibile e riesce a tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore che terminata la visione è intento a ripensare a che cosa sia realmente la libertà.