Mezzala - Il problema di girarsi



Estro, fantasia, senso del gol... è questa la mezzala rigorosamente in musica ai tempi di Michele Bitossi,alias appunto "Mezzala", leader dei Numero 6, che esce col suo primo lavoro solista “ Il problema di girarsi”... 
Un album che pur aspirando al quid mancante, mette tanta legna, parafrasando termini calcistici, cari al nostro.
Una vita da mediano o... da Morfeo (si intenda in tal caso, il delizioso fantasista rimasto promessa mancata)? E’ questo il dubbio di questo album, come a dire, Bitossi, fa il salto di qualità, definitivo che dir si voglia... oppure... svolge il suo compitino di stella del pop indipendente o...?
Ai tempi lontani, lontanissimi, in cui Marco Castoldi, in arte Morgan, lasciò i Bluvertigo, rilasciò i frutti della sua indipendenza artistica, in quel Canzoni dell’appartamento, che aveva diversi difetti di forma, ma faceva intravedere qua e la, classe pura e cristallina, voglia di rinnovamento e... talento... magari indirizzato male... ma talento...
Quel talento, specie nello scrivere, che ritroviamo in questo disco, ma che non vediamo adeguatamente supportato nella veste musicale dell’abito... dove non riscontriamo alcuna voglia di rinnovamento, di rischiare, di uscire fuori... il tutto così appare, anche se è a ben donde un buon lavoro, come delle b side o tracce che ai Numero 6, per chissà quali motivi non siano andate giù.
Ci dispiace dire questo, perchè Bitossi dimostra ancora una volta, una scrittura solida e innovativa, ricca di suggestioni e accattivante e benchè non possiamo affermare in alcun modo, ribadiamo, che questo album sia brutto e benchè meno sconsigliarne l’ascolto, non possiamo non soffermarci sulla ripetitività che contraddistingue le tracce e le lega ai Numero 6... 
Tracce quindi tutte “paradossalmente” belle, dove in qualche modo il nostro ha fatto per così dire il compitino, dove manca inesorabilmente appunto il tocco del fuoriclasse... della mezzala agognata:

“Ritrovare il gol”: Puro pop chitarristico, acustico, corposo e denso che rimanda naturalmente e inevitabilmente, coi fiati ad aggiungere colori e sfumature, ai suoi Numero 6, con un’interessante “calma apparente” del ritornello:
“e casomai poi ci rincontreremo abbiamo un gran bisogno di ritrovare il gol”

“Tempi e modi”: ancora chitarre acustiche, ritmo... e velocità, per la fine di un’amore, con recriminazioni annesse e... fresca, semplice tra virgolette, orecchiabile, con un bridge in minore, degno di nota:
“tempi e modi, adesso viva dio... e di questa mia solidità ne bastava forse la metà”

“Voglio che sia domani”: “dal canto mio questa riflessione voglio che sia domani...” urgenza di chiarimento in forma di ballad, di riflessione attesa, magistralmente orchestrata, specialmente dopo il secondo ritornello:
“non so fare business plan nei progetti di alcunchè...”

“Nella vasca dei pirahna”: il primo singolo, che richiama volutamente o meno, vocalità armoniche direttamente ai Numero 6, è geniale nel testo e ha ancora uno stop suggestivo nel ritornello, prima di ripartire con le chitarre elettriche a punteggiare ancora i frammenti di una storia d’amore finita male, tra i ricordi di un trasloco e metafore calcistiche:
“ meteoriti da un passato che si rianima e chiede possibilità...”

“Che fine faremo”: dance anni 80 a disquisire sui social network... “e le priorità”... sfuggente, ammiccante e fottutamente orecchiabile:
“dopo tutto anche io mi bagno su acque torbide”

“Un progetto come un altro”: con gli spostamenti sugli accenti e le pause in mezzo alle parole, si apre e prosegue questo suggestivo brano, una ballad chitarristica in piena regola, per “un colpo, pardon un progetto, riuscito... fino a un certo punto”: 
“... perchè sapevamo dove mettere le mani”

“Cose che ho visto”: ancora chitarre acustiche, ancora pause nei ritornelli, ancora semplicemente pop songs, nobilitate da arrangiamenti che ancora una volta tendono a non far la voce grossa, ma ad impreziosire di minuzie essenziali, questi brani... vale per questa traccia questo ragionamento, ma è facilmente estensibile a tutto il lotto:
“... sai le verità in tasca pesano...”

“Heypa”: intesa come hey pà, dedica struggente e anti retorica al padre scomparso, giocata su secchi riff di chitarre, volutamente spoglia, per far risaltare le parole:
“ non sai quanto mi faccia male urlare al mio cuore che non ci sei, manca l’unica guida per la mia sedicente vita”

“Arance dal balcone”: ancora una volta è il vestito pop chitarristico, mai invasivo, pieno di stop and go, con una melodia stavolta in minore, a reggere questo brano, con uno dei migliori testi dell’album:
“la pazienza è dote sovversiva”

“Stai zitta fallo per noi”: rivisitazione di Max Gazzè e della sua Annina o meno, qui il nostro, si avvale della consueta formula ampiamente adottata in questo lavoro, rallentando i tempi e dilazionando le atmosfere... come a ribadire “ti amo quando taci...”
“se non parli forse potrai deliziare ancora”

“Quasi niente”: deliziosa traccia dal vago retrogusto anni ottanta, con accenni dance e malinconia agrodolce disseminata nel testo, oltre che nell’atmosfera generale, coi synth a farla da padrone:
“... tranquilla io mi sto curando con maggiore serietà di quando mi teneva a freno a malapena il buio”

“Rocker carbonaro”: “Vorrei che fosse detto molto chiaro, suonare e scrivere è un lavoro molto duro”... qua il nostro sembra, per usare un eufemismo, avercela con certi rocker improvvisati, con pubblico indie annesso, a decantarne “sempre e comunque” le lodi, tirando in ballo gli autogrill e la metafora della “margherita”... se hai solo quella... perchè mi proponi miraggi e speranze in un “cosa volete?” come dargli torto:
“serve disciplina col talento... stai in panchina”

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