24 novembre 1991: 20 anni fa moriva Freddie Mercury




I've got to break free, God knows, God knows I want to break free... e c’è riuscito in pieno Farrokh Bulsara, meglio noto come Freddie Mercury, la voce più graffiante ed eterna del rock, il musicista più poliedrico, il compositore più eclettico, che riusciva a spaziare dal glam rock all’heavy metal, dal pop rock alla musica classica. Un artista insomma a 360°, che non ha mai avuto paura di mostrare al mondo la sua ambiguità, per Freddie un punto di forza e per Farrokh una debolezza. Il 24 ottobre 1991, ben 20 anni fa, la voce dei Queen si è spenta a causa di una brutta bestia, quella che l’ha fatta tacere per sempre...sulla terra: l’AIDS. Freddie Mercury nacque il 5 settembre del 1946 a Stone Town a Zanzibar (Tanzania) da genitori di etnia parsi e di origine indiana, stato in cui Freddie passò tutta la sua infanzia e adolescenza, maturando un’attitudine allo sport per il suo fisico snello ed atletico, la passione per la musica, eccellendo nell’arte con il massimo dei voti all'Isleworth Polytechnic riuscendo ad entrare all'Ealing Art College di Londra, in cui studiò arte e design grafico. Ma l’estro di Bulsara era incontenibile per una persona come lui, per cui cercò di entrare a far parte di una band, gli Ibex, rifiutato invece dagli Smile che vedeva tra le fila Tim Staffell, Brian May e Roger Meddows Taylor. Ma in seguito, dopo numerosi insuccessi, May, Taylor e Bulsara fondarono, nell’aprile del 1970, i Queen, la Regina. E forse il nome non è casuale, perché, al di là dello stemma reale e di “God save the queen”, sul palco Freddie era veramente la regina indiscussa, le sue, più che esibizioni canore erano veri e propri spettacoli teatrali, in cui tutta la sua eccentricità sfociava in vestiti eccessivi, smalti alle unghie e movenze shock. Ma Freddie Mercury è stato di più e lo ha dimostrato. La sua innata e illimitata creatività lo hanno portato a scrivere alcuni dei brani più imponenti della storia del rock ( in senso lato), che più che semplici brani sono in realtà vere e proprie opere: Bohemian Rhapsody, Somebody to love, We are the champions. Intorno agli anni ’80, nel pieno della sua fama, Freddie cambia look. Taglia i capelli, sfoggia un paio di baffetti, la tipica giacca gialla e l’aria da “Castro clone”, le tendenze gay dell’epoca infatti, richiedevano la somiglianza con la classe operaia. I fan che in un primo momento criticarono questa trasformazione, si dovettero ricredere quando, il 13 luglio del 1985, i Queen parteciparono allo storico mega concerto umanitario del Live Aid organizzato da Bob Geldof per aiutare le popolazioni dell'Etiopia, colpite da una grave carestia. Il Wembley Stadium di Londra, quel giorno assistette ad una delle più grandi esibizioni mai viste e alla nascita di una nuova leggenda: Freddie Mercury. Quando l’anno successivo ritornò sui palchi europei, non sapeva ancora che il 9 agosto del 1986 nel parco di Knebworth avrebbe dato addio per sempre alle scene. Ma purtroppo le leggende per passare alla storia devono salire sul podio più alto e nel 1987 gli viene diagnosticata l’AIDS, un male oscuro e fino ad allora sconosciuto che uccide lentamente, registrando il boom nei primi anni ’90. Ma un mito mantiene la sua dignità fino in fondo e solo due anni dopo riesce a parlare con gli altri membri del gruppo e gli amici della sua malattia, proprio quando stava degenerando. Nonostante tutto Freddie presenzia ai Brit Awards per ritirare un premio,il 18 febbraio 1990, la sua ultima apparizione e termina il disco Innuendo. Il 23 novembre 1991, Mercury lascia un messaggio alla stampa e ai suoi fan dove spiega la malattia, fino ad allora solo supposta dai media ma mai comprovata ed il giorno dopo Freddie Mercury o meglio, Farrokh Bulsara lascia il mondo della musica ed i suoi fan per donare alle generazioni future un immenso patrimonio artistico. Anni dopo, nella tourneé della reunion, i Queen tornarono sul palco con la voce di Paul Rodgers. Sicuramente un momento importante per i fan di tutto il mondo, ma la voce di Freddie non risuonerà più, non si può sostituire un mito. The show must go on…

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