A.I.U.T.O. - Sick Tamburo



Il boom dei Cani quest’anno ci ha ricordato per molti versi quello che alcuni fa fecero i Prozac +. Recensendo l’album dei primi, sottolineavamo come il gioco della stessa canzone ripetuta ad oltranza era giustificabile solo per un unico lavoro.
I Prozac + ai tempi, lo sapevano bene e infatti dopo Acido Acida, arricchirono e diversificarono la loro proposta, perdendo e acquisendo nuovi fans inevitabilmente.
Dalle ceneri di questi ultimi, sono nati un paio di anni fa i Sick Tamburo e il loro esordio è stato sicuramente un buon punto di partenza per “ricominciare”... al punk/pop dei Prozac +, Gian Maria Accusani e soci avevano preferito stavolta un miscuglio di pop elettronico, cupo ma alquanto accattivante, dati i soliti ritornelli killer e le filastrocche acide che il nostro ha saputo ben cucire anche addosso a questa nuova veste.
Con questa doverosa premessa, vogliamo dire che l’errore in questo A.I.U.T.O. dei Sick Tamburo, sia stato in massima parte appunto di ripetere quasi in toto le dinamiche ritmiche e strutturali del precedente lavoro, perdendo ovviamente in freschezza, originalità... forse per non rischiare, per non scontentare i nuovi fan acquisiti... eppure i brani migliori, quelli che non fanno si che questo sia un album completamente da dimenticare, sono quelli più lontani dal predecessore,  "E so che sai che un giorno",“La canzone del rumore”,“Con le tue mani sporche” e poche altre... 
Un album che risulta essere dunque abbastanza prevedibile e che ha poche note a margine degne di nota. 
Resta il talento di Accusani al quale auguriamo per il futuro scelte più rischiose. 

“In fondo al mare”: con la batteria potente e oscura e dei riff di chitarra elettrica ben assestati, si apre questo secondo capitolo targato Sick Tamburo, con tanto di citazione di Lucio Dalla nel ritornello:
“cantami ancora quella canzone che parla di gente che si vuol bene... com'è profondo il mare” 

“La mia stanza”: la strofa ha la melodia di un carillion perso “nella stanza dei ricordi” per proseguire poi con il classico ritornello che punta tutto sugli stop and go tanto cari a nostri, con le chitarre elettriche in evidenza: 
“...le riviste di moda e una montagna di ricordi, ci baciamo sotto al letto con le mani nella polvere, respirando a fatica e il nostro amore tra le dita, sempre da sola mi vedo ancora.”

“E so che sai che un giorno”: cantata da Accusani è il primo singolo, giustamente a dirla tutta, infatti è una pop song che colpisce nel segno, con la potenza quasi trattenuta per tutta la durata a far crescere l’intensità del brano... che a differenza di come ci aspetta, con la batteria che sembra far presagire, non esplode in una coda strumentale:
“persa in quella strada che ormai sai solo tu, torna qualche minuto con noi tanto cos'hai da perdere ormai.”

“Finchè tu sei qua”: sembra uno dei singoli dello scorso album, ma manca di mordente:
“pancia pancia guarda com'è piena la mia pancia” 

“La canzone del rumore”: con ancora Accusani alla voce e con uno dei testi migliori dell’album, il brano è un pop/elettronico, con corposi inserti di chitarra elettrica :
“Questa è la canzone del rumore che rompe schemi ed ordini mentali 
questa è la canzone del rumore che fa paura a chi non sa ascoltare 
questa è la canzone per saltare dall'alto puoi vedere quel che vale 
libero rumore tra la gente ascoltalo poi lascialo passare 
questa è la canzone per chi vuole provare a fare cose anche se male”

Si muore di aids nel 2023: ancora “elenchi” tipici della penna di Accusani, ancora pop elettronico a tinte scure e un buon ritornello straniante :
“si muore in ogni stato se ti fai o non ti fai 
si muore se comandi si muore se sei schiavo 
se ti lamenti sempre se ti lamenti mai 
si muore di aids nel 2023 perché perché perché?”

“Con le tue mani sporche”: atmosfere acustiche e un ritornello arioso che si dipana in un ottimo intreccio strumentale, forse il brano migliore del lotto:
“non amo non odio non amo non odio dimmi se è questo che irrita 
gira la colpa in questa città gira la colpa prendila e di dolcezza non ce n'è più 
resta l'amaro, mi fai paura.”

“Magra”: altra filastrocca tipica dei nostri, una marcetta colorata da loop che regala un ottimo ritornello, con ancora la voce di Gianmaria Accusani:
“Magra magra magra per finire sul giornale magra 
magra magra magra per piacere al professore magra 
magra magra per sembrare bella come gli altri magra 
magra magra per vedere in trasparenza il sangue magra” 

“La danza”:solita struttura, con anche alcuni stacchi e riff già sentiti, così come la melodia del cantato di Elisabetta Imelio e altra citazione di Dalla... sarà che il gioco comincia a stancare, ma in questo brano i nostri dimostrano tutte le loro pecche:
“balla ballerino dice quella canzone tutta la notte fino al mattino, balla maiale che mi hai fregato, danza della morte.”

“La mia mano sola”: questo brano nonostante non sia niente di speciale, è la dimostrazione di come i nostri quando escono dalla solita formuletta, riescano a produrre qualcosa di valido e di non stancare... ed è questa la strada da percorrere, ovvero diversificare:
“e so che puoi capirmi anche senza parola 
tra noi non è servita e mai ci servirà” 

“Televisione pericolosa”: sarà forse anche la voce femminile davvero sempre uguale, ma i difetti, nonostante il buon testo, anche qui, emergono tutti... la solita filastrocca pop elettronica inframmezzata dai riff chitarristici e dalla solita batteria a tempo di marcia:
“Televisione pericolosa sei la mie sposa
telecomando del ministero oggi falso domani vero
buona la carne no alla carne mangia poi vomita 
questa camicia queste scarpe questi capelli 
tele padrona o mia signora guidami tu” 

“Aiuto tamburo”: le due voci si rincorrono, ancora una volta a tempo di marcia con un buon intermezzo strumentale della chitarra elettrica:
“a far fuori il maiale 
a parlare a parlare 
questo mondo banale
banale banale”

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