MasterChef Italia, un esempio da seguire




Fra le altre amenità necessarie contemplate in Grandi Palle di Fuoco, c’è anche la televisione, ma non disquisiremo amabilmente del ritorno di Fiorello al varietà "classico" (magari lo faremo alla fine dello show, chissà), perchè c’è udite udite e se non ve ne siete accorti “un talent show”, che pur sempre di questo si tratta, sta mietendo vittime di ascolti e di critiche più che positive da parte ovviamente della stampa colta... perchè riformula in primis le regole tipiche del genere e consegna assolutamente un prodotto televisivo di qualità... cosa rara di questi tempi.
Stiamo parlando di MasterChef, della sua edizione italiana, in onda su Cielo il mercoledì alle 21.00. Per i pochi che non lo sapessero, il programma si basa su concorrenti amanti della cucina, ma assolutamente non professionisti, messi “alla prova... dalle prove”, come rinunciar a un simil vezzo (che passeremo in rassegna più avanti), ordite da tre eccellenze nel campo della ristorazione, ovvero:
Carlo Cracco, Joe Bastianich e Bruno Barbieri.
L’altissimo profilo culinario dei tre a dirla tutta, è una delle chiavi del successo del programma, ancorchè ai nostri sono più o meno cuciti e ottimamente, tre personaggi ben distinti, che per gioco o meno, riescono a interpretare con stile e professionalità, magari calcando la mano sulle loro peculiarità caratteriali, che fanno si, che Cracco risulti essere “il burbero impenetrabile”, ma in fondo buono e giusto, che Bastianich sia per così dire “l’uomo di mondo”, “il professionista impeccabile”, con rimandi al Gordon Ramsay più edulcorato e Bruno Barbieri, sia “il candido, il puro, l’amico”.
Oltre diecimila i provini, cinque al momento i concorrenti rimasti, ma nel corso del tragitto, è stato oltre che divertente anche quasi edificante,"scorgere la passione", vedere cimentarsi, uomini e donne di indubbio talento, poeti, santi, navigatori e... cuochi... come a voler ribadire, che la cucina italiana sia una vera e propria tradizione... prima grande differenza con altri talent, musicali ad esempio, dove l’esterofilia la fa sempre o quasi da padrone... in Italia, se c’è una cosa buona è la cucina... e lo sa bene, il tanto decantato Gordon Ramsey, come ha dichiarato lo stesso Bastianich... “la differenza” coi piatti proposti dai nostri, con quelli delle edizioni straniere, per non parlare di Hell’s Kitchen.
Tornando al programma e alle prove, a cui accennavamo prima, la Mistery Box, dove i concorrenti devono cucinare e servire un piatto appunto con quello che trovano “nella scatola del mistero”, dove la fantasia italica sale in cattedra con una facilità disarmante... L'invention Test, dove il vincitore della precedente prova può scegliere fra tre alimenti, il tema della sfida  e la Prova in Esterna, dove i cuochi, raggruppati solitamente in due squadre devono confrontarsi e “fare da mangiare” in varie situazioni (dal ricevimento ultra chic iper formale al rancio tra virgolette per i camionisti per intenderci e via dicendo)... la squadra che perde va al Pressure Test (sotto pressione appunto e in poco tempo i concorrenti si cimentano in prove "facili, solo a prima vista" come lo riconoscere determinati ingredienti, preparare un purè o una panna cotta etc..) che determina chi deve lasciare il programma.
Il programma piace al di la di tutto, perchè “non racconta storie” e questo potrebbe sembrare un contro senso trattandosi di un talent, se ne è servito in minima parte nei provini come di costume, per “affezionare” lo spettatore, per inquadrare i personaggi/concorrenti, per così dire, ma poi ha proseguito diritto, eliminazione dopo eliminazione, senza soffermarsi biecamente o sfruttare le storie che “potevamo essere proposte al pubblico più generalista”, xfactor, è l’esempio perfettamente opposto, dove i curatori del format, invece hanno furbescamente calcato spesso la mano su questo aspetto.
Quello che invece balza all’occhio di questa trasmissione, è appunto come dicevamo all’inizio, quel fregarsene in un certo senso delle regole imposte dai talent in genere e proseguire su un binario, di un pubblico più amante e curioso della cucina che delle vicissitudini del concorrente di turno.
Ed è proprio questa la chiave vincente, la novità... lo spettatore non è interessato alla storiella in se, all’aspetto, che spesso può risultare francamente sterile oltre che morboso, ma a cosa e come si è cucinato... non è una banalità, anche se può sembrare a primo acchitto... ma pensate un pò, ad esempio e senza voler metter becco in casa altrui, alla vittoria di Marco Carta ad Amici (che manco a farlo apposta, quest'anno ritorna "sul luogo del delitto") per intenderci, senza scomodare il grande fratello... solo per dire e specificare, che in questo caso non conta o almeno non si intende fare audiance con le storie dei concorrenti, che se avete notato bene, non abbiamo neanche citato, appositamente e seppur nonostante, molti di loro (fra quelli rimasti in gara e non) si prestino benissimo a questo modo di fare e ragionare.
Consigliatissima dunque la visione per aspiranti chef, amanti della cucina, cotti e mangiati, a prova di cuoco, buon gustai... astenersi amanti di self services, mac donalds e affini.   

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