Unica - Antonello Venditti



Nessuno all'ascolto di un nuovo album di Antonello Venditti si aspetta è bene chiarirlo che il nostro per incanto torni a regalare perle come "Mio padre ha un buco in gola", "Compagno di scuola", "Lilly" , "Le cose della vita"... ma di azzeccare ogni tanto qualche bella canzone come Ricordati di me, Amici mai, si... Il nostro in questo caso, fa un disco per appassionati di musica datata, visto che musicalmente pare si sia fermato a "Benvenuti in Paradiso" con testi che definire “lineari” è un complimento, senza variare in alcunchè, sia da una parte che dall’altra, difficile davvero, trovare un prodotto pop cantautorale così scadente, dove volendo essere generosi si salvano i singoli, “Unica”, appena gradevole, “La ragazza del lunedì (Silvio), ammiccante e “Ti ricordi il cielo”, tralasciando il fatto che non è che siano delle gemme... e almeno per le intenzioni "E allora canta" e "Oltre il confine", che si fanno notare in una raccolta di canzoni che ha davvero poco da dire e dare: vi lasciamo alla nostra disamina, che può apparirvi irriverente e a tratti scostante, ma davvero ci è riuscito difficile far emergere del positivo da questo ascolto.

“E allora canta”: ballad semplice semplice, che si trascina senza mordente, con l’invocazione “E allora canta”, appunto, al posto del ritornello, con il coro che chiude su “La libertà ritornerà” e un assolo di sax che si perde... e dire che da Fazio, raccontando la genesi del brano, Venditti si era quasi commosso:
"Se quel lavoro che avevi perso adesso non lo trovi più, se quell'amore che credevi immenso adesso non ritorna più..."

“Unica”: primo singolo, orecchiabile non c’è che dire, qualche rima banalotta, tralasciando il testo in toto e quel “tuuuu” effettato francamente insopportabile, brano che si riscatta, ampiamente ed è tutto dire, incastonato nell’insieme dell’album:
"perchè non ci parliamo, perchè non perdoniamo, noi due due foglie cadute dallo stesso ramo"

“Oltre il confine”: qui Venditti mette insieme immigrazione e populismo, anche da un punto di vista strettamente musicale, “Con l’aiuto di Allah se Dio verrà”... ma evidentemente non vuole... fatte salve le buone intenzioni del nostro, il risultato puzza di vecchio dopo 30 secondi, da ogni punto di vista lo si guardi, povero di guizzi e inventiva, nonchè di invettiva, se mai il nostro avesse l’intenzione
"io mentre parto prego solo per te, per nostro figlio che nascerà in un'altra realtà"

“Ti ricordi il cielo”: una sorta di preghiera laica, musicata da Pacifico, che pur affidandosi alle solite dinamiche strumentali, emerge dal lotto per una certa incisività, riscontrabile nella melodia accattivante e nel ripetuto ritornello, che non ce ne vogliate ricorda però “quasi tutti i ritornelli degli Zero Assoluto”:
"tu ridevi e su il cielo cambiava, ci ha portato via il vento senza farci sentire"

“Forever”: “allora... aurora... ancora... forevaaaar... io ti amerò per sempre, sarò come vuoi tu, ti cercherò per sempre”, con un titolo così, non è che ci aspettassimo di meglio... forevaaarrr, tiene tra l’altro a ribadire il nostro, che il Vasco Rossi di “Anymore” fa un figurone.

“Come un vulcano”: “Dimmi come fai a non fermarti mai, come un vulcano ti brucerai”... fra Vasco e Zucchero, quando fanno “il pezzo da classifica”, il tutto tra l’altro “all’acqua di rose”, con una ritmica che fa sorridere per ingenuità.

“Cecilia”: qui Venditti almeno tira fuori la voce, almeno canta.. “per te che sei il mio primo amore, santo e sicuro come il primo amore”, facendo seguire un parapapappa, decisamente incomprensibile, come “i calci e sputi della notte”.

“Non ci sono anime”: le solite dinamiche strumentali e strutturali tipiche degli anni che furono e quegli ehhh, ohhhh, che fanno il verso a Vasco Rossi...  ma del resto, “Non ci sono anime, come me e come te che sognavano una vita che ancora non c’è, anime che cercano per l’eternità quell’attimo fuggente che non c’è”

“La ragazza del lunedì (Silvio)”: Coi Ricchi e Poveri sullo sfondo e Carlo Verdone alla batteria è a tutti gli effetti il brano migliore del disco e viste le premesse è davvero tutto dire, che “Silvio ci perdoni”, ma si dimostra ancora una volta “Musa” essenziale per le italiche arti:
“Silvio che farò senza di te, mi riprenderò la vita che ho vissuto insieme a te”

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