C'eravamo abbastanza amati - Le Luci della Centrale Elettrica



Premettendo che non recensiamo solitamente dischi di cover o di live a priori, ci tocca fare un’eccezione per Vasco Brondi da Ferrara, perchè se il nostro continuerà sulle sperimentazioni apportate in queste tracce, il terzo effettivo lavoro che uscirà dalla Centrale Elettrica, gli farà fare il definitivo salto di qualità.
Non bastasse la semi investitura del principe De Gregori qualche mese addietro e gli attestati di stima che gli piovono da più parti, ebbene si, è inutile girarci attorno, il secondo album aveva si confermato il suo grande talento ma anche ribadito che alla lunga... in certi casi, repetita non giova di certo... ben vengano allora ep come questo, dove Vasco e con lui il suo pubblico possano prendere dimestichezza e coscienza di un nuovo corso, che deve necessariamente arrivare.
In primis per la parte musicale, che qui troviamo ricca, piena e che concorre a nuove soluzioni, che fa immaginare future derive sonore e ci lascia ben speranzosi... ascoltando soprattutto la versione live di Piromani, così come la pura interpretazione, dove pur restando fedele alle sue corde, fa a differenza di altre cover eseguite in passato (De Andrè, Vasco Rossi), un notevole passo avanti, più misurato, attinente, maturo... lavorando di sottrazione (Emilia Paranoica, Oceano di gomma) o per accumulo  (Summer on a solitary beach, Dolce amore del Bahia), i brani inediti si muovono sul nuovo corpo/modello dato a L’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici, accentuando il fruire sonoro per così dire sotterraneo dato agli arrangiamenti che già si poteva intravedere nel secondo album, aggiungendo oscuri loop e altri strumenti alle chitarre.

“C’eravamo abbastanza amati”: “in questi periodi neri spettacolari” Vasco apre questo ep proseguendo sulla scia dei suoi precedenti lavori, innestando e questa è una bella novità, il pianoforte e i violini, nell’unica traccia totalmente inedita:
“mi hai detto solo così solo con queste esplosioni
possiamo creare quei soli che si vedono di notte in nord Europa
ma non c'ho mai capito un cazzo dei tuoi discorsi”

“Summer on a solitary beach”: come in apnea e caricata di effetti la voce, cambiando lievemente gli accenti melodici, il nostro si misura con uno dei tanti capolavori del maestro Battiato, togliendo l’ascetismo, il distacco tipico dell’ arrangiamento e del cantato originale, regalando phatos, grazie anche ai cupi loop ritmici.

“Emilia Paranoica”: una versione che sarebbe potuta stare benissimo su “In quiete” a dirla tutta, il disco elettro acustico dei CSI, più che su un album dei CCCP... è la chitarra acustica infatti la base portante del brano, con pochi e mirati inserti elettrici... manca per così dire l’urgenza espressiva che contraddistingueva l’originale, ma il risultato non è affatto male.

“Dolce amore del Bahia”: la più lontana dall’originale, che è una delle perle del primo De Gregori, che fu incisa all’epoca per chitarra acustica, molto ritmata e voce, Vasco ne fa una versione meno beffarda, ma più sofferta, calandola molto bene nelle sue corde, immergendo il testo visionario in loop e suoni, che danno al tutto un effetto straniante che non dispiace, specie quando il nostro cambia anche la melodia, andando in minore nel ritornello.

“L’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici”: “Versione con vista dai tetti”, il nostro coverizza se stesso, aggiungendo suoni e caricando ancor di più l’atmosfera di uno dei brani migliori del suo secondo album.

“Un campo lungo cinematografico”: colonna sonora del film Ruggine, live, in questa versione, con la voce di Rachele Bastreghi dei Baustelle a far da contraltare; il brano, a nostro avviso invece di deragliare nell’invocazione della mancanza del titolo, necessitava forse di un’altra strofa e di un altro ritornello, invece di andare direttamente per così dire al bridge, se fosse una canzone fatta di strofe e ritornelli si intende... diciamo questo non per criticare la scelta assolutamente non commerciale, ma appunto per la bellezza della melodia “del presunto ritornello” :
“per abbracciarsi una piccola macchina per giorni interi e per i giorni che ci hanno divisi eravamo bellissimi... eravamo bellissimi”

“Oceano di gomma”: una delle canzoni più sofferte degli Afterhours con Manuel Agnelli dal vivo, in una versione scarna, efficace e assolutamente sentita, che Vasco, nel suo intervento, cambia inevitabilmente, cercando di far sua la splendida melodia... non era facile, ma il nostro ci riesce, risultando credibile.

“Piromani”: una delle sue canzoni più riuscite, in una versione live, intensa e trascinante, arricchita strumentalmente, il brano si offre in tutta la sua forza, bellezza, potenza... con una splendida parte finale, suggestiva e sinuosa... preludio ci auguriamo del Vasco che verrà.

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