Il giorno in più di Massimo Venier



... 4 giorni per...  e come se... che “sulla carta è la storia d’amore più bella di tutti i tempi...” parafrasando un titolo di qualche anno fa, “Vero come la finzione”... del resto “se tu fai finta non è per 25 dollari, è vero cumpa?” Fabio Volo porta sullo schermo uno dei suoi successi letterari, con la regia di Massimo Venier, dimostrando ancora una volta come sia preferibile come attore (benchè vesta i soliti panni sommessi e malinconici) che come scrittore,  visto che è la sceneggiatura, che gioca coi “deus ex machina” e l’inverosimiglianza, specie nella parte finale, a stonare pesantemente, in un film che ha un ritmo lento e ponderato nelle inquadrature e risulta piacevole in certi snodi, ma che paga inesorabilmente quanto detto in precedenza.
Fiction insomma e grandi verità sentimentali , "qualunquiste" per così dire, distillate in pillole di saggezza presunta... un libro di Fabio Volo, al cinema, per intenderci;
che ha una parte iniziale scorrevole seppur a tratti, ma comunque ben congeniata, dove i toni da commedia riescono a strappare qualche sorriso e dove si passa ad una centrale, da  “Tassinaro a New York” per il nostro "a scanso di navigatore", stando attenti a far si che per evitare i sottotitoli,  tutti, il capo/amante della Ragonese “meritocratica”,  “del resto con Tom si lavora anche di notte”, il cameriere, che ritroveremo nel finale cugino di...  parlino o abbiano origini italiane, si potrebbe in tal caso anche citare "Il Disprezzo di Godard" e la sua distribuzione, ma non ci pare davvero il caso... per concludere con un doveroso e sentito “meglio soprassedere”, sugli improbabili sviluppi, "dell'agghiacciante"  (in termini filmici) mezz'ora finale.
Bene sicuramente gli accenni "al libro” , pur auto referenziali che dir si voglia, i tentativi di “narrazione circolare” , i toni da commedia dolce amara, sebbene fra le righe, la prova attoriale in toto, anche se è un peccato che la Sandrelli faccia sempre lo stesso ruolo...  francamente sterile il tentativo pseudo/sociologico generico, i due uguali e diversi, gli incontri e scontri, il caso e il destino... insomma la sensazione di stereotipo imperante, tralasciando ovviamente le pecche a cui accennavamo poc’anzi.
Un film, dunque che non riesce ad uscire dal libro da cui è tratto, nonostante “gli aggiornamenti del caso” in primis, perchè è la storia di per se, ad essere eccessiva, ora nel suo adagiarsi sugli schemi mentali/paranoie dell'autore, ora nel dipanarsi degli eventi, che se ben apprezzabili nell’idea di “favola” da contrapporre all’aridità sentimentale delle tesi dei protagonisti, finiscono con l’apparire quanto meno irrisolti, per non dire improbabili... risultando per confondere insomma... e in primis gli spettatori... fan di Volo, esclusi si intende.

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