Maria Antonietta




Già apprezzata negli Young Wrists, Letizia Cesarini in arte Maria Antonietta, arriva al suo esordio solista in italiano, che uscirà il 6 gennaio per Pippola Music, dopo il precedente rilasciato in inglese, che potete recuperare qui: http://mariaantonietta.bandcamp.com/album/marie-antoinette-wants-to-suck-your-young-blood e solidifica le basi per un futuro molto promettente.  Accenni di punk, garage, rock, folk, pop... per una voce che risulta essere sempre molto particolare, ora straniante, sinuosa, ammaliante, ora dura, sporca, sguaiata...
Ma è sicuramente l'immaginario poetico, ciò che più colpisce, fatto di innocenza irrimediabilmente perduta, di felicità preclusa, smanie di assoluto e possesso, bigottismo e moralismo cattolico,  fra squarci di realtà assordante di un'altra mattina ancora col mal di testa che non ne vuol sapere di andarsene, che riportano direttamente a un'Isabella Santacroce più terrena, meno ascetica ma ben dentro il suo personale inferno, visto con gli occhi di una "Alice" disillusa e disincantata...dopo aver creduto "nelle meraviglie promesse".
Un album evocativo e malinconico, amaro, ma con ben viva una percezione di antica dolcezza, disarmata e disarmante e in quanto tale lacerante... è come se il tutto si muovesse perennemente in bilico su un filo, sotto un fuoco ardente, rilasciando pura intensità emotiva.

“Questa è la mia festa”: chitarra acustica e voce del resto “la felicità è una cosa troppo seria” per aggiungere inutili orpelli: 
“questa è la mia festa questo è il mio vestito nuovo questo è il mio martini cocktail e non sarà il solo”

“Con gli occhiali da sole”: un atmosfera spensierata, con tanto di battiti di mani, punteggiata dalla chitarra elettrica e condita dai riff melodici dei synth, una delle tracce più propriamente pop:
“e tu mi amavi senza condizioni e io non lo potevo accettare se ci penso troppo forte penso che potrei morire chi c'è adesso al tuo posto io non te lo so dire”

“Estate 93”: oscura e intensa ballad, che cresce emotivamente col suo dipanarsi lirico ed emotivo, che chiama in causa l'educazione cattolica:
"la mia pretesa di avere l'esclusiva in un universo che è un sistema aperto è in definitiva votata al fallimento... ma è colpa tua gesù tu non me l'avevi detto quando prendevo a modello le tue sante vergini... tutte le mie canzoni parlano di un solo cazzo di argomento, della mia incapacità di accettare la realtà della mia incapacità di accettare la realtà"

“Quanto eri bello”: "Quanto stavo bene quando ascoltavamo Wilco in autostrada per casa mia"... il primo singolo, col suo incedere incalzante e trascinante, con un beat accelerato che fa venire voglia di ballare e una melodia ariosa e ben congeniata... e ovviamente "martini e aspirina":
"Avrei voluto solo dirti che la sola cosa al mondo che volevo era essere felice ad ogni costo"

“Saliva”: ancora un sapore nostalgico, agrodolce nella melodia che riporta indietro nel tempo a scontrarsi con la forza e la violenza delle parole, per un perfetto connubio:
"adesso ho mal di testa e mi prendo un'aspirina secondo te cancellerà il sapore della tua saliva o il fatto che non ho capito un cazzo della vita?" 

"Maria Maddalena": dopo Mannarino, anche Maria Antonietta si confronta con una delle figure più controverse della cristianità, in una rabbiosa versione acustica che ricorda la migliore Carmen Consoli:
"ti piacevo di più quando mi potevi scopare"

"Santa Caterina": con un ficcante basso pulsante e distorto e un'atmosfera claustrofobica che anche grazie all'uso della voce sguaiata e urlata, fa venire in mente certi episodi dei Wolfango, la nostra passa da Maria Maddalena a Santa Caterina, vista anche stavolta in chiave esistenziale e personale, con  perfetta nonchalance:
"non l'avevi capito che sono una pazza che non c'è niente niente al mondo che mi salva dev'essere questo lo schianto dei miei vent'anni vorrei riprendere fiato prima che passi perché lo sai come ci si sente avere vent'anni non avere mai imparato niente" 

"Stasera ho da fare": breve intermezzo a cappella, con le parole fatalmente in evidenza:
 "in ogni caso quando mi telefonavi per scopare avrei dovuto dirti stasera ho da fare"

"Stanca": più o meno trenta secondi, per uno sfogo constatazione, con ancora il basso alto e possente a prendersi la scena:
"sono così stanca"

"Motel":con un ritmo continuamente spezzato da stop and go sinuosi e ammalianti, il brano che procede su queste su queste dinamiche, può contare su uno dei testi migliori dell'album:
 chi l'ha detto che la verità rende liberi voglio restare prigioniera e avere bei vestiti dentro cui morire giovane in una vasca di motel 

"Tu sei la verità non io": quasi una spiegazione del brano precedente o semplicemente un altro punto di vista, con ancora aneliti cattolici, soffocati dall'incedere sporco e nervoso, elettrico: 
 "io vorrei dirti quanto ti amo io maledetta un giuda al ramo"

"Alla felicità e ai locali punk": e a chiudere l'album arriva questa perla, che ha le movenze ipnotiche di una cantilena per organetto che può ricordare melodicamente i Prozac +,  con i controcanti in evidenza e il testo a riassumere i temi dell'intero lavoro, ovvero l'illusione del possesso, la ricerca della felicità e il controverso per usare un eufemismo rapporto con Dio:
"volevo sequestrarti al mondo intero e alla felicità agli amici ai diversivi ai dischi tristi e ai locali punk volevo sequestrarti anche a Dio perché tu fossi solamente mio"

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