Gli eroi non escono il sabato - Nicolò Carnesi



Dopo i quattro brani dell’ep di esordio, che avevamo recensito più che positivamente, arriva per Nicolò Carnesi il primo album vero e proprio... con le dovute conferme che ci attendevamo... Diciamo subito che il nostro, senza offendere nessuno, ci mancherebbe... è un’artista squisitamente pop e non solo non c’è niente di male, ma è un merito assoluto, esserlo nel panorama indie, a maggior ragione, con tale qualità. 
Il nostro infatti sembra muoversi fra Dente e Brunori, presente tra l’altro nella penultima traccia, ma riesce abilmente ad affrancarsi abbondantemente, sia per testi che per soluzioni strumentali, originale e foriero di nuove idee, con arrangiamenti e strutture che possono richiamare la ripresa siciliana Beatlesiana dei Denovo di Mario Venuti e soci, in alcuni passaggi, con una leggerezza che riporta alla mente addirittuta il Battiato più commerciale e gli anni 80 in genere, il tutto mischiato e messo a confronto con la canzone d’autore italica odierna e i suoi giri e giochi di parole, con una sfuggevole irriverenza, da risultare assolutamente moderno nel aggiornarne il canzoniere.
Un lavoro per cui la parola adatta è “aria”, “respiro”, “apertura” con la melodia a farla da padrona e l’ingenuità/sincerità ricercata delle parole, a fare di questo album, un esordio altamente convincente: 

“Il colpo”: il brano che l’ha portato all’attenzione degli addetti ai lavori ha un andamento da marcetta popolare, che cresce con l’andare e un ritornello killer, “un colpo ottimamente riuscito”, non c’è che dire e con un testo dei più riusciti, che non passa certo in secondo piano:
“e i riassunti di quinta elementare sono più profondi di un programma elettorale e le scimmie che si allevano in cortile son più intelligenti delle menti promettenti della società”

“Medusa”: ancora ritmiche “dannatamente” pop, fatto come Dio comanda, da segnalare i riff di chitarra che donando al corpus quelle aperture melodiche cui accennavamo in precedenza, il tutto risulta altresì trascinante che fa a pari con l’ironia amara del testo:
“ricordami di ricordati che non c’è più niente da dire, più niente da odiare, più niente da creare... e mi pietrifico”

“Forma mentis”: particolare ballad col ritornello “perennemente” attaccato alla strofa e stasi improvvise, in un’atmosfera easy listening, molto piacevole:
“e tu dormi non dormi da me, beviamoci un caffè”

“Ho poca fantasia”: con un’ottima sezione ritmica, molto corposa e incisiva, ci troviamo di fronte a una ritmica straniante e assolutamente orecchiabile, che va di pari passo ancora una volta con l’ironia agro dolce delle parole:
“non bastano le stelle per scrivere poesie... non bastano i problemi per scrivere canzoni”

“Kinder cereali all’amianto”: strofa veloce e ritornello rallentato opportunamente, per poi ripartire... puro pop, fatto con tutti i crismi... “anche se la guerra non si vince mai”:
“diventassi musica, io certo ti amerei... lo credi anche tu?!?”

“Penelope spara”: “grottesco desiderio di vivere al contrario”... col pianoforte sugli scudi, viene fuori la ballad che non ti aspetti, il retrogusto vintage che assale colorando l’atmosfera di un qualcosa di impalpabile:
“perchè gli anni non si insegnano e i sogni ci violentano”

“Levati”: “quando ti ho tradita l’ho fatto per amore”... ironia, chitarra e cori a punteggiare ossequiosamente la ritmica  godibilissima:
“levati di dosso quei vestiti come fanno le tue amiche che non è il loro mestiere ma lo fanno molto bene”

“Divento ingegnere”: ancora pop veloce e colorato a e per “trascendere la realtà” rigorosamente:
“e posso sognare... te lo posso spiegare” 

“Moleskine”: “tutti poeti... tutti scrittori...” “e con un pò di fortuna evitiamo il tigì”... sonorità ricercate e acustiche dove è il testo decisamente a farla da padrone e l’ironia/amarezza riscontrata precedentemente, qui forse trova il suo apice nei giochi di parole:
“i preti, gli analisti, il giorno del giudizio non sarà poi tanto male con un buon avvocato, con un buon avocado, ci cucini messicano con un pò di fortuna...”

“Mi sono perso a Zanzibar”: aria e melodia, Brunori e gli inserti chitarristici, le citazioni più o meno colte... con un bridge strumentale finale degno di nota:
“perchè li sarò con te anche se mi capisci a stento”

“Mr Robinson”: slide a tutto spiano, ritmica serrata e incisiva, i cori e gli stop and go, “portando fuori i cristi in croce”, che forse un giorno servirà:
“non scommettere”

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