Sud - Fiorella Mannoia




Diciamo subito che i dischi di cover tanto idolatrati di Fiorella Mannoia, non li abbiamo mai “quanto meno” capiti fino in fondo, trattandosi il più delle volte di rifacimenti prossimi all’originale, ma siamo prontissimi a tirar giù il cappello quando si conviene... ovvero quando la Mannoia torna a cimentarsi con composizioni appunto originali, con testi tra l’altro quasi tutti farina del suo sacco.
Inevitabili le collaborazioni, con Bungaro in primis, per le musiche, ma c’è spazio per Fossati, Barbarossa e financhè per... Francesco Di Gesù (Frankie!!!)... per un album che in un certo qual modo prosegue il discorso di Onda Tropicale, lavoro di qualche anno fa.
Anche stavolta infatti la Mannoia, attinge ai sapori del “Sud del mondo”, come da titolo del resto, ma a differenza di allora, lo fa in maniera del tutto personale, addentrandosi nella tradizione cantautorale, non disdegnando incursioni in facili melodie da classifica, rilasciando un album che sebbene conscio delle difficoltà odierne, si rifugge appunto in un Sud, “ideale o meno” come patrimonio di speranza e fonte di buon auspicio per risalire.
Una ventata di ritmo e voglia propositiva di fare, di costruire un futuro migliore... per un lavoro che pur peccando di originalità qua e la, risulta sicuramente riuscito, anche per una forte connotazione unitaria, riscontrabile sia nei testi che nelle musiche, che nella voce profonda e cristallina di Fiorella Mannoia:

“Quando l’angelo vola”: “noi dobbiamo osare immaginare l’avvenire...” Sud America e speranza, voglia di ballare e favole vere... miglior modo per iniziare questo album, non poteva esserci:
“quando il mondo si ferma il motore cammina e si muove da solo”

“Io non ho paura”: “a volte sogni di navigare nei campi di grano”... ma senza paura, ci mancherebbe, il brano ne ricorda altri, melodicamente parlando... come fosse un compendio di ottima musica leggera, il risultato è una specie di dejavù compulsivo, fra i rimandi, ma è anche palesemente una hit:
“ed io da qui ti sentirò vicino... io non ho paura di quello che non so spiegare, di quello che ci cambierà”

“Se solo mi guardassi”: ballad tipica di e alla Fossati, “per non andare troppo lontano”... per il suo piacevole progredire armonico... sicuramente intensa:
“ti donerei i miei occhi perchè tu possa vedere nel buio antico del mio cuore”

“Dal tuo sentire al mio pensare”: “finchè il buio non ha preso il sopravvento nel nostro cuore”...  “che siamo carne da accarezzare e progetti possibili da realizzare”, splendido brano, tutto giocato sulla sottrazione degli elementi prettamente musicali, per mettere in risalto le sentite parole:
“rimaniamo stretti che il tempo ambiguo dovrà finire”

“In viaggio”: “ricorda che l’ironia ti salverà la vita”... come sopra, con ancor più solennità ed enfasi, a rivendicare i valori di sempre, come umiltà, orgoglio, patria... il sodalizio con Bungaro si rivela ancora una volta riuscito:
“rivendica il diritto di essere felice”

“Luce”: “non c’è figlio che non sia mio figlio”... testo e musica di Luca Barbarossa, uno dei pochi brani in cui la Mannoia non è anche autrice, con un canto Palestinese come intro, il brano ha ancora un’arrangiamento classico, con il pianoforte a impreziosire la melodia, struggente ed evocativa: 
“fa che non sia una follia credere ancora nelle persone”

“Se il diluvio scende”: uno dei brani più poetici dell’intero lavoro, che paradossalmente perde un pò di intensità emotiva nel sin troppo facile ritornello e nello strumentale finale:
”adesso è il tempo di disarmare la paura e di sognare, come tenere in una goccia il mare”

“Portami via”: atmosfere jazzate, dove tutti gli elementi sono al posto giusto, peccato per il ritornello abbastanza telefonato, con tanto di citazione di Baglioni:
“ricordi unici di sogni a perdere rubati insieme a te per questo canto”

“Non è un film”: ”Aprite le frontiere”... di e con testo di Frankie Hi-Nrg Mc, è il brano che decisamente non ti aspetti, in un album della Mannoia... il risultato non è eclatante, ma non per certo per colpa della stessa, che risulta comunque credibile nel suo parlato ritmico:
“scegli da che parte stare, dalla parte del mare”

“Quanne vuò bene”: le toccanti parole di Titina de Filippo rivivono magistralmente in questa versione scarna ma efficace:
“ammore fa suffrì ma spisso ‘o core soffre assai cchiù... quanne nun soffre cchiù è pecchè è fenuto ammore”

“ConVivere”: tornano i ritmi sudamericani, a intrecciare come nella traccia iniziale “fiducia e speranza”... “seguendo il vento che arriverà”:
“Guardami io chiedo quello che chiedi, parlami e io ti comprenderò”

“Torno al sud”: adattamento del brano di Astor Piazzolla... il risultato è suggestivo e toccante, sotto i colpi di un jazzato ammaliante e suadante, con un accorato strumentale finale:
“torno al sud come si torna sempre all’amore”

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