Un meraviglioso declino - Colapesce



Non crediamo di essere smentiti se asseriamo già da adesso che questo nuovo parto di Lorenzo Urciullo "Colapesce" sia uno di quei dischi che troverà posto nelle proverbiali classifiche di fine anno, un pò come è accaduto per l'uscita di Wow dei Verdena, giusto un annetto fa. Esagerati? Può anche darsi, ma una tale unità di intenti, supportate da un talento purissimo, una voce duttile, che sa quando osare, dei testi intrisi di quotidiano che è lì pronto per esser colto e che diventa poesia, denuncia sociale... ancora una volta col dono prezioso di non esagerare, di non essere sbandierato ai venti facili di melodie esili e se non bastasse la ricerca musicale che è quanto più minuziosa ed efficace in ambito cantautorale e non, arricchita dagli arrangiamenti che seguono le linee precedentemente esposte e che hanno l'unico compito di portare alla giusta cottura queste canzoni... che sono come un vino rosso che ha bisogno di essere ossigenato come si deve, "decantato" per far si che al palato giunga tutto il suo sapore... beh crediamo che un posticino, Maya permettendo, il nostro dovrebbe trovarlo: 
“Restiamo in casa”: “l’amore è fatto anche di niente”... delicata e suadente ballad acustica, per chitarra e piano, dove il nostro canta la poesia delle piccole cose e dei piccoli gesti quotidiani,che si libra letteralmente nello splendido ritornello:
“Esco in balcone e m’intasco un respiro profondo,ancora spento intravedo le strade,fischio di treno si coordina la caffettiera,
la marmellata mi sembra l’arma migliore di guerra”
“Satellite”: un'altra intensa ballad, arrangiata in maniera più tradizionale e ritmica, ma di certo non meno intensa e suggestiva:
“Consumo con le rime Il tuo pallore, stanotte il buio si può navigare”
“La zona rossa”:"la destinazione non è mai un arrivo, intuisco dalle pieghe del cuscino"... un andamento simil marcetta con la chitarra elettrica a punteggiare la melodia e un ritornello ben congeniato:
“Ti porterò in india,giuro ti ci porto,anche senza un rene, ti ci porto
Da anni sventoli bandiere,ora di rosso c’è solo il tuo viso stanco”
“Un giorno di festa”: “dividendo sigarette e sconfitte”, in un'atmosfera sinistra e straniante, con azzeccate punte di elettronica:
“Gli spettri riconoscono la strada che imboccherà il destino”
“Oasi”:"le canzoni appannate di una radio che prende solo le interferenze", ballad mid tempo,con un respiro melodico tutto mediterraneo:
“Le tue frasi gentili,lo stipendio da niente dimezzato dai vini”
“Le foglie appese”:folk e nostalgia, armonie ineccepibili che scivolano ammalianti in un ritornello quanto mai avvolgente:
“Cerchiamo atlantide per un caffè…Non ci credi? Colgo il tuo rossore...
commosso sparo all’abitudine fuori moda come il tuo cappotto”
“Quando tutto diventò blu”:ballad pop che "vive" tra lo straniamento riuscito di strofa/ritornello, l'uso degli archi e dell'ottima interpretazione vocale:
Mal di testa per cui
Hai provato di tutto
Gli infusi gli amori casuali e la skunk
E ti sei messa anche a pregare
“I barbari”:"si nutrono dei tuoi fallimenti" reggae e fiati per uno dei testi più interessanti e "sociali" dell'intero lavoro:
“W la pubblicità,si vantano di conquiste mai avvenute
Vomitano la città...S’inarcano per trovare le risposte
Votano la libertà,si vantano”
“La distruzione di un amore”:"come quando sono a un palmo di naso e non riesco a sfiorarti",con la voce in evidenza, una melodia "ricercata" su una morbida linea di chitarra acustica... inframmezzata dagli archi, per un risultato, lirico ed essenziale:
“Come un gruppo Metal in un locale vuoto
con due vecchi al bancone...Ti sentirai”
“Sottotitoli”: “aprendo la finestra sul cortile”, atmosfere tese e cadenzate, un pò retrò, anni '80... dove musica e parole sono un corpo unico, grazie anche al mixaggio, tutto molto coinvolgente:
“Metti in pausa questo amore, non siamo qui... io cerco la tua mano… eccoti”
“S’illumina”: con la chitarra acustica in evidenza, melodica e martellante... col ritmo che non smette di crescere di intensità...lasciando in bocca quasi una sensazione d'attesa e meraviglia... "la notte non c'è stata mai":
“M’illumino, mi vesto insieme all’ombra tua, programmo le mie ore per l’accumulo di luce Insieme a te”
“Il mattino dei morti viventi”: sapori e suggestioni da ballad anni '70, con la voce sugli scudi, ma senza mai prevaricare il tappeto sonoro, di grande impatto:
“Con i verbi adatti fermi in bocca da tre settimane,gli aggettivi chiusi nel caveau...
Se le congiunzioni sono perle che dirigono le frasi e anche la sincerità...
Le pause rifugi sui monti... per scappare da te...
Respirando domino lo spazio che c’è intorno a me...
Richiudo le finestre come te”
“Bogotà”: la traccia che chiude questo album è l'ennesimo piccolo gioiello minimal... dove è l'essenzialità della bellezza nella sua intima essenza a fare la voce grossa, con un finale in crescendo da brividi:
“Io la notte ancora sto sveglio a pensare al tempo che ho perso… e ne accumulo altro…”

Commenti

  1. Ciao Shake,
    mi piacerebbe proporti di intervistare Lorenzo, se interessato scrivimi a francesco@fleisch-agency.com

    Grazie e a presto spero!

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