Alle ore blu - Gea




Uscirà il 30 marzo per Santeria/Audioglobe “Alle ore blu”, a distanza di tre anni dal precedente "From Gea with love", ovviamente anche in vinile e in perfetta media Gea, verrebbe da aggiungere... sono 5 infatti gli album in quasi 15 anni di carriera, rilasciati dal gruppo bergamasco... che stavolta affida a Fabio Magistrali il suo sound.
Un album dove hard rock e dark si incontrano perfettamente, con derive noise e psichedeliche, in un’ipotetica e ipnotica strada "tra il crepuscolo e la notte, tra realtà e sogno", come recitano le note stampa.
Un disco omogeneo, coeso, ricco e dall'impatto devastante, con la sezione ritmica che non smette per un attimo di pulsare incessante e scura e uno straordinario lavoro di chitarre elettriche, che sono vere e proprie lame affilate... come del resto le parole.
Non per tutti si intende, sono canzoni vere queste, senza compromessi, che hanno bisogno di svariati ascolti per essere metabolizzate, che piaceranno di certo ai fan di vecchia data dei nostri ma che hanno, vista l'alta caratura, tutte le carte in regola per acquisirne di nuovi: 

“Potato Republic”: cupa, potente e decisa, col basso martellante e le chitarre elettriche abrasive e taglienti:
“il mio regno per un pompino, tutti i sogni in un tombino”

“Peep hot”: cantilena distorta ricca di interessanti intrecci strumentali:
“non sbirciate dietro l’abito, ricompensa di una vita spesa, se spiate diventate cacca”

“Besgatobe”: impianto hard rock con ottime trame chitarristiche e mini cavalcate intensive che tendono a saturare l’atmosfera:
“specchio specchio delle mie brame, ammazza il gatto sempre salva il reame"

“As it is”: con ancora le chitarre elettriche sugli scudi e cenni melodici nel ritornello sovrastati dalla potenza del suono:
“l’aria nuova non dà riparo”

“Single malt nightmare”: con un incedere marziale, il brano si dipana oscuro e ossessivo, con una suggestiva parte centrale, dove la voce diventa protagonista, prima del crescendo finale a tempo di marcia:
“please enjoy responsabily” 

“Alle ore blu”: con la titletrack si torna all’italiano e a un ritmo più spezzato, con stop and go improvvisi che si stagliano come pugni ben assestati sull’aria sbilenca disegnata dalle chitarre:
“si va giusto a raccogliere certe frequenze in aria”

“Demodè”: “Velocità rende facile aggressività”... “in questo mondo di eroi che ci fottono, paga dazio se vuoi”... il mood è lento, quasi rarefatto e ha un non so che di sinistro nel suo estrinsecarsi, ma anche notevoli bagliori melodici... per una ballad a tinte dark che procede per suggestioni e chiaroscuri rivelatori:
“ gira in tondo con me, sono demodè, amo i dischi dei tuoi, sanno di umano...” 

“Lupi streghe vino pietra”: sinuosa e ammaliante ballad “nera” con un ritmo “primordiale” evocativo e trascinante:
“ se guardi ora con aria tetra... guardami ancora... diventi pietra...”

“Mirame”: altro brano in inglese dal sound convulso, oscuro, con il suono lacerante delle chitarre elettriche:
“blue eyes as a secret"

“Mid air dance”: ipnotica, suadente ed evocativa, la traccia (ancora una volta in inglese) che chiude l’album del ritorno del gruppo bergamasco, si concede aperture ariose e melodiche come non mai tra questi solchi:
"In a temple we print your dark please come in.."

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