Il diavolo sta nei dettagli - Amerigo Verardi e Marco Ancona




Primo lavoro in studio per il duo composto da Amerigo Verardi e Marco Ancona, dove “il Syd Barret italiano” e il leader dei Fonokit, danno vita e corpo stabile, con tra gli altri Gianluca De Robertis de Il Genio, dopo la precedente uscita live di un paio di anni fa “Oliando la macchina”, riprendendo anche alcuni brani, alla loro unione artistica, suggellata tra reminiscenze anni ‘80 e certa psichedelia, ad un album coeso e affascinante, che mantiene uno standard qualitativo decisamente elevato per tutte le nove tracce, non arrancando nemmeno per sbaglio e cosa ancor più importante, che non smette di crescere ascolto dopo ascolto e la cosa ancor più incredibile è che non è affatto un lavoro di elitè, ma risulta essere accessibile a qualunque essere umano dotato di buon gusto... “Gente che ti vuole bene” per dirne una, potrebbe tranquillamente essere in heavy rotation in qualunque stazione radiofonica che si rispetti... probabilmente ai nostri “questo onore”, interessa relativamente, però “saper arrivare alla gente tra virgolette” con tale qualità, è una gran cosa e ci piaceva sottolinearla... e prima di lasciarvi alla nostra consueta analisi brano per brano... con tutto il rispetto si intende per Marco Ancona, ma vogliamo soffermarci un attimo su un discorso più ampio, visto che avevamo ricordato l’importanza di una figura come Amerigo Verardi già nella recensione e nella conseguente chiacchierata avuta con Umberto Palazzo, a proposito del suo ultimo splendido “Canzoni della notte e della controra”, dove avevamo sottolineato come sia questo ultimo che Verardi appunto, in un certo qual modo non avessero avuto “giustizia” della loro arte... ovvero che il loro peso specifico nelle sorti del mondo musicale italiano indipendente o meno, non fosse stato riconosciuto fino in fondo... beh, questo album, ci dimostra (anche se a dire il vero, non avevamo certo bisogno di controprove), che Amerigo Verardi è vivo e vegeto e scrive canzoni che molti si sognano e che purtroppo non scriveranno mai:

“Un’onda non frena”: “meriti quello che amo che tanto io non lo amo più”... la macchina qui è abbondantemente rodata, riprendendo il titolo del vecchio lavoro live in cui era anche contenuta... il suono metallico, elettronico, fa da perfetto collante alla critica sociale sotto forma di metafora espressa nel testo:
“Cosa vuol dire rubare? Avere in testa una taglia... Cosa vuol dire militare? Mettersi in tasca una taglia...”

“Stanco stufo stupido e da solo”: “mentre il lama sorride e consiglia una linea sottile di divertimento”, atmosfere e ritmiche tardi anni ‘80, con un ponte/ritornello potente e trascinante, con coda psichedelica a fungere da bridge altamente evocativa:
”faccio giro su altro sistema, sbaglio stella e non so se mi ritroverò più, cerco un posto e lo cerco per sempre amore quei cerchi nel grano li ho tracciati per te... ridere... ridere...”

“Gente che ti vuole bene”: coi Depeche Mode dietro l’angolo, il brano ha un andamento tipico... e un ritornello che non si può non cantare dopo mezzo ascolto:
”se le cose passano, passeranno pure ste allucinazioni, grazie dei fiori non vuol dire niente, grazie di esistere non vuol dire niente, detto da certe gente che ti vuole bene”

“Baby sitter”: Geniale nella sua semplicità, col testo ridotto ad annunci di lavoro e le splendide armonie trasognanti delle chitarre, per non parlare dei soli, lucidi e amari... protagoniste assolute:
 “cerco un lavoro, insomma cerco un lavoro”

“Pure questo è amore”: “la ragazzina ingenua, ti sembra ingenua perchè è fuori di testa”... con il basso portante, una ritmica marziale, in un’atmosfera claustrofobica ricca di cori e suggestioni... “non fare l’errore di lasciare le cose a metà”: 
“più capisci e più non sai un cazzo”

“I figli dei mirafiori”:”ragioniere per favore portami con te” ... storia di Cosimo (che stava sotto la pioggia e sotto la soglia) ieri e di tanti oggi... ballad alla Verardi per così dire, acustica, compatta e intensa... con bridge rallentato che cresce di densità e si disperde nei cori:
“erano anni che non toccavano il fondo che non pioveva così”

“Contatto”: “con nell’aria naftalina” e un senso profondo di amarezza, si dipana questo brano... scuro, psichedelico, martellante nel suo incedere ritmico sempre uguale, dove affiorano i barlumi delle chitarre elettriche a squarciare il velo... col celebre discorso pasoliniano (Io so...) sul finale ripreso da uno spettacolo teatrale di Vincenzo Assante (Il Salento di Pasolini):
“e sbatte nella stanze di una vita ormai assopita quasi spenta nella tua anima zero linee definite come il mio livello calcistico” 

“Majorindielosersuperstar”: “ama ciò che ami e al diavolo la predica” indie o meno, ironia o meno... bersagli più o meno velati... altro gran pezzo, diretto ed efficace:
“dammi amore o morirò dammi pure fuoco se lo merito”

“Mano nella mano”: il brano che era presente nella compilation post-sanremo “Il paese è reale” patrocinata per così dire dagli Afterhours chiude l’ottimo lavoro dei nostri, ricca ancora una volta di sensazioni sospese, intrisa di sapori psichedelici, dove ricordi e consapevolezza, camminano insieme:
“ ma è tutto inutile se corri con il vento e non ti fermi per un attimo a respirare”

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