Intervista ad Amerigo Verardi




- Ci puoi parlare del processo creativo che ha avuto questo album... (sono passati comunque anni dalla prima release, live, peraltro...) partendo ovviamente dall'incontro con Marco Ancona.

Amerigo: Con Marco ci conosciamo da una decina d’anni. Siamo due personalità molto diverse ma che in certi momenti riescono ad esprimere una forte complementarità. Abbiamo in comune alcune cose importanti… una è certamente il senso di appartenenza allo spirito rock’n’roll nella sua accezione più pura e primordiale, da Chuck Berry a Kurt Cobain. La voglia di staccarsi dalle solite trafile discografico-organizzative, ci ha portato a viaggiare e suonare in Italia per due anni, divertendoci e godendo della vita on the road con un’auto, tre magliette e due chitarre, senza doverci preoccupare di delineare un progetto più grande di quel che era, o di avere necessariamente alle spalle un’etichetta, un ufficio stampa, un’agenzia di booking e via discorrendo. A volte hai bisogno di respirare un’altra aria, e sia io che Marco sentivamo forte questa cosa. Con questo spirito abbiamo fatto un centinaio di concerti e abbiamo vinto anche un premio al MEI-PIMI di Faenza come migliore autoproduzione dell’anno. 
A noi si sono successivamente aggiunti Gianluca De Rubertis al piano elettrico e basso synth e Paolo Provenzano dei Fonokit che oltre a suonare la batteria elettronica ha anche collaborato alla scrittura di alcuni pezzi. Con questa formazione abbiamo cominciato a lavorare all’album in studio e a dare una veste ancora più adeguata alla musica che stavamo suonando perlopiù dal vivo. Sinteticamente potrei dire che questo gruppo di canzoni esprime una necessità di descrivere e denunciare una tragicomica evoluzione della realtà intorno e dentro di noi, attraverso una visione che oscilla continuamente tra il personale, il sociale e l’onirico. Il Diavolo sta nei Dettagli mi pare che descriva soprattutto un disagio, traendo energia vitale da una forte volontà di Indipendenza, scritta però con la I maiuscola... Credo che sia davvero un bell’album, e credo anche che meriti attenzione.

- Un'alchimia la vostra che ha portato a: "Un clima di estremo calore e al contempo di estrema freddezza", come a voler ribadire, noi siamo caldi, viscerali, veri... ma manteniamo le distanze, vista l'epoca attuale... un modo per "salvaguardare" l'arte?

Amerigo: Credo sia più un modo per salvaguardare noi stessi, la nostra sanità mentale, la nostra capacità di osservare quello che abbiamo intorno e dentro di noi. A volte ci vuole un po’ di distacco… una parte di me è decisamente equilibrata e mi permette di essere molto in sintonia con le persone e le cose intorno, di non patire per le meschinerie subite e di non sentire alcuna necessità di provare rancore né di esprimere giudizi. C’è un altro tizio che vive in me, invece, che ha un animo rabbioso e ribelle e non accetta le sopraffazioni e combatte l’ottusità e la cattiveria con atteggiamenti a volte probabilmente altrettanto ottusi e velenosi. Oscillo continuamente tra questi due poli, e alle volte non sono davvero capace di capire come sia più giusto reagire e comportarsi di fronte a determinate situazioni che ti coinvolgono molto a livello emotivo. Spesso con le parole dette sbaglio. La mia risposta migliore a queste due tensioni estreme è sempre stato lo scrivere canzoni e il suonare in generale. Quando sono immerso in queste attività non ho mai la sensazione di non essere nel giusto. È nella musica che sento di esprimermi meglio… il vivere quotidiano è un’altra cosa… è chiaro che non posso sentirmi felice di vivere in un mondo così cinico e competitivo, ma d’altra parte mi troverei a disagio anche in un ambiente perfettamente e insopportabilmente idilliaco… La freddezza che esprime l’album, secondo me, è anche quella che è entrata a far parte di noi. Ed è inevitabile, se hai a che fare con una porzione di mondo che da anni regala con infinita generosità solo ignoranza, volgarità, indifferenza, beni superflui e bieco arrivismo. E’ triste osservare un mondo così bello piegato alle regole del profitto e alla sete di potere di personaggi così spettacolarmente meschini.


- Il brano “Majorindielosersuperstar” ci ha incuriosito molto, è dedicato a qualcuno in particolare?

Amerigo: Diciamo che è stato ispirato da persone e realtà viste e vissute. Ha come sfondo tematico il mio ambiente professionale, visto evidentemente dal mio punto di osservazione e dal mio senso dell’humor nero. In generale non funziona cercare di spiegare parole di un testo con altre parole.

- Dagli Alison Run a Marco Ancona, passando per i Lula, i Lotus, senza tralasciare i dischi solisti e l’attività di produttore... e sicuramente ci dimentichiamo qualcosa... Come fai a rimetterti in gioco continuamente, sempre con nuovi progetti e come concili l’attività di produttore?


Amerigo: Come dicevo, la musica rappresenta per me molto di più di quanto si possa immaginare. E davvero non riesco a individuare i limiti di demarcazione tra la musica che ascolto, quella che scrivo, quella che suono e quella che produco artisticamente per altri. La musica è conoscenza in senso assoluto, è una fantastica esplorazione di mondi e di sensazioni personali e interpersonali. Certo, comporre e registrare la mia musica mi dà una gioia speciale che davvero faccio fatica a descrivere, ma conoscere altri musicisti in gamba, quasi sempre molto più giovani di me, e aiutarli ad esprimere al meglio la loro creatività è uno dei modi più comodi per visitare altri pianeti e anche per invecchiare meglio!

- Non possiamo non chiederti dei Baustelle… Che ne pensi delle loro ultime produzioni?

Amerigo: Preferisco lo spirito ingenuo dei loro primi lavori, anzi, del primo disco in particolare. Li ho amati molto. E comunque negli ultimi 3 album ci sono alcune bellissime canzoni,e la produzione è indubbiamente molto ambiziosa. Forse è proprio l’ultimo quello che mi ha lasciato più freddo. Ma stiamo parlando comunque di fuoriclasse.
- Con l’occasione dell’uscita del nuovo album solista di Umberto Palazzo, abbiamo fatto un punto sulle vostre carriere dove ci dispiaceva “sinceramente” che alla fine dei conti, in un’ ipotetica scala odierna, voi risultaste “outsider” di gran lusso... non è un controsenso? Trattandosi peraltro di musica fra virgolette indipendente… Credi anche tu che i “circoletti”, duraturi o meno, l’abbiano sempre avuta vinta e che questo sia il vero problema? 

Amerigo: Tutti gli ambienti sono fatti di “circoletti”. Servono a far sentire meglio e più importanti quelli che ci tengono a crearli e quelli che vi entrano a farne parte. Mah… alla fine credo che sia anche umanamente comprensibile… E si può capire anche chi nella musica cerca di trarre da tutto ciò i suoi vantaggi economici oltre che di prestigio personale. Certo, se i “circoletti” creano poi uno sbarramento contro chi si muove autonomamente perché ha personalità e talento da vendere, e contribuiscono a rendere la scena musicale un campo di battaglia dove vince solo il più potente, il più scaltro e il più cinico, allora comincerebbe davvero ad essere una pratica perversa e disonesta. Indubbiamente certe cose esistono, e dovrebbero essere denunciate. Oltre chi ne subisce direttamente i danni, anche i giornalisti, quelli più attenti e moralmente integri, secondo me dovrebbero sentirsi investiti di una responsabilità in questo senso. Io non so davvero come collocarmi in tutto questo e in generale nel baraccone musicale italiano, indie e non indie. Ho sempre e solo cercato di fare del mio meglio, divertendomi. Quando mi impediranno anche di divertirmi, aumentando solo i disagi e la fatica che il fare musica comporta, allora smetterò. Potrebbe essere tra venti anni o tra un mese, e di sicuro non avrò alcun rimpianto. Inutile star qui a negare che alcuni aspetti di questa attività e alcune persone in particolare mi hanno fatto perdere completamente la fiducia nei confronti di questo ambiente. Certamente avrei molti episodi da raccontare, che riguardano me personalmente o altri miei amici musicisti, che evidenziano la falsità e la gente senza scrupoli che c’è in giro. Ma in genere preferisco parlare delle belle persone che conosco e che ho conosciuto grazie alla musica, delle belle esperienze e delle fortune che ho avuto nella vita e dei grandi talenti con cui ho avuto a che fare. Mi piace la gente che suona con vero trasporto. Mi piacciono i giovani artisti brillanti, quelli “posseduti”, quelli con motivazioni vere e con cui basta un’occhiata per intendersi. A volte mi chiedo cosa riusciranno a fare qui… e mi dispiace pensarli privi di qualsiasi stimolo o sostegno esterno, in balia di platee dallo sguardo vitreo e incapaci di divertirsi a un concerto di chi non è sulle copertine, e si, anche in balia delle finte tendenze promosse dai “circoletti”... A proposito di Umberto, credo che potrà condividere in gran parte ciò che ho appena espresso. Gli voglio un bene sincero e mi piace davvero molto il suo ultimo album. Cose che d’altronde sa.

- Cosa ne pensi della musica italiana in generale, indipendente e non, e se streaming, download e roba varia abbiano sostituito la discografia...

Amerigo: Sono domande troppo generali a cui faccio fatica a rispondere in modo esauriente e sensato. Banalmente forse, posso dire che su entrambe le questioni si possono distinguere sia gli aspetti positivi che negativi, e che preferisco ovviamente guardare al meglio e difendermi dal peggio. Il meglio della musica italiana sono per me i talenti puri, non fottuti dal proprio ego, i musicisti più creativi e coraggiosi, non corrotti dal denaro né dalla voglia di fare o essere delle star a tutti i costi. Probabilmente pochi di quelli che vanno per la maggiore rispondono a questi requisiti. E penso che valga sia per gli indipendenti sia per gli artisti major, ammesso e non concesso che oggi ci sia una reale differenza di intenti tra loro. Tra i famosi, Caparezza mi dà l’impressione di essere un esempio positivo e integro. Non lo conosco personalmente, ma è chiaro che è una persona di grande talento e intelligenza. Tra i non famosi ovviamente ne potrei citare moltissimi di più, e così di primo acchito mi viene di pensare al mio conterraneo Roberto D’Ambrosio dei Birdy, un esempio di come si possa essere autori di classe superiore, superiore quasi a tutti in Italia, ed essere contemporaneamente consapevoli del proprio talento ma disinteressati a sgomitare e schiumare per farlo capire a tutti i costi ai commercianti major e indie. Una partita persa in partenza… negli anni in Italia si è creata una specie di cappa, per cui sembra che solo un miracolo o un fraintendimento possano dare una chance a un vero artista. Davanti a questo tipo di considerazioni e a tutto ciò che implicano, credo sia di secondo piano la discussione sulle moderne tecnologie di compravendita, o di furto, della musica.

- Quando e dove possiamo vedervi dal vivo ed eventuali progetti per il futuro?

Amerigo: In primavera saremo in tour con il progetto Verardi/Ancona. Io invece sono in tour a febbraio con il trio Amerigo Verardi & Doncas, perchè era da un po’ che non suonavo la chitarra elettrica dal vivo.... Le date si trovano facilmente su Facebook. 


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