“Non credo di esser superiore anche io guardo Sanremo e come diceva Ghandi: "vincere e vinceremo" (Prima Puntata)


Detto che il titolo (preso in prestito dagli Zen Circus) esplicita il tono col quale affrontiamo la kermesse sonora per antonomasia, non ci perdiamo in preamboli di natura celentaniana e andiamo subito al sodo... alle uova che comunque non lanceremo (se non metaforicamente) e ai voti... 


Alti per Luca e Paolo, che aprono di fatto l’evento, con un occhio al passato e uno al presente... indugiando forse troppo con le imitazioni di Benigni, volgarità comprese, ma del resto i tempi e il tempo da occupare è quello, stabilito... da applausi quella su Celentano (Voto: 7+).

Il Gianni Nazionale, alla sua seconda prova da presentatore, appare più sicuro, meno improvvisato per così dire, fa un pò di tenerezza quando dopo la bellona di turno gli si inceppa pure il voto della giuria demoscopica... porta però decisamente a casa la pagnotta (Voto:7).

E veniamo al molleggiato/noleggiato per l’occasione, dove più che i concetti espressi può il tempo... non si può decisamente spezzare così un festival che vive di canzoni... dovrebbe? Dite... Già forse l’avevamo dimenticato... però al di la di tutto, stima per Celentano compresa, resta la sensazione che un intervento dimezzato avrebbe avuto più efficacia... (Voto: 6-)

Rocco Papaleo  si dimostra un fuoriclasse assoluto, anche perchè pressocchè avulso dai meccanismi televisivi, parcheggiato da sempre in una nicchia o squadra che dir si voglia, specie al cinema... regala al festival quella sincerità “reale”, coi suoi racconti impastati di vita e visioni... si inceppa un pò quando deve per esigenze di copione fare “quello che ha sempre voglia” con le soubrette di turno. (Voto: 7,5)

Belen e la Canalis, “capitate per caso”, risultano meno emozionate dello scorso anno e più a loro agio e visto appunto come sono andate infine le cose, il carattere di eccezionalità, non ci possiamo sottrarre dal dare una sufficienza piena ad entrambe... restando il fatto che Belen è sicuramente una showgirl completa e la Canalis non lo sarà mai... (Voto:6,5)

Ma per chi se lo fosse dimenticato, Sanremo vuol dire canzoni... e quindi passiamo in rassegna in ordine sparso i concorrenti in gara... nei giudizi e nei voti specialmente, abbiamo cercato di fare una sorta di media, visto il contesto... senza dimenticare comunque la qualità insita, al di la del festival, ci e vi promettiamo tuttavia di aggiornare questa nostra disamina nel corso delle puntate:

“Canzone per un figlio - Marlene Kuntz”: rispetto ai Bluvertigo, agli Afterhours ma anche agli stessi Subsonica, i Marlene, non osano per niente o lo fanno al contrario continuando nel loro recente percorso artistico, più virato decisamente sul cantautorato, ma avessero presentato “Musa” per dire, avrebbero fatto il botto, l’ennesima “Canzone di o per... ” si adagia decisamente su una struttura stantia e flebile e  il risultato è purtroppo sterile, si salva quanto meno la strofa, (oltre allo splendido testo di Godano) ma di certo non il ritornello, nonostante la sezione fiati provi a ravvivare un pò l’atmosfera... è una mediocrità di fondo a regnare sul pezzo, che non ce la fa proprio a prendere il volo, probabilmente devono ringraziare gli intoppi al voto, se domani potranno ancora esibirsi: “se davvero sai chi sei, la felicità sarà dentro di te” (Voto: 5-)

“Un pallone - Samuele Bersani”: il solito Bersani, verrebbe da dire, con un testo intelligente e ironico, abbinato a una melodia ariosa e accattivante, con un ottimo lavoro di chitarre elettriche a far da tappeto in sottofondo nella seconda parte... l’unica pecca, forse, l’assenza di un bridge, di una variazione anche strumentale, visto il perdurare del ritornello: “Ci vuole molto coraggio a rotolare giù, in un contesto vigliacco che non si muove più e a mantenere la calma adesso per non sentirsi un pallone perso” (Voto:6,5)

“Non è l’inferno - Emma Marrone”: più che da Checco dei Modà il testo sembra scritto da Povia, la musica però è quella... “Emo all’italiana insomma”, Emma ci mette la sua voce roca e sguaiata, ancor di più per l’occasione, non convince minimamente, visto che dovrebbe suscitare emozione ed empatia nelle intenzioni, il tutto infatti è davvero poco credibile, anche se dovesse vincere lei come si dice: “Se sapesse che fatica ho fatto per parlare con mio figlio che a 30 anni teme il sogno di sposarsi e la natura di diventare padre” (Voto:4)

“Al posto del mondo - Chiara Civello”: a parte l’entrata su Light my fire, che qualcuno dovrebbe “spiegare quanto meno a se stesso”, la Civello che avrebbe e usiamo il condizionale, quanto meno dovuto far spellare le mani alla critica, presenta un brano fintamente ricercato, con una strofa banale e un ritornello in minore... e quello che ne consegue è uno strano incrocio tra "The world is not enough" dei Garbage versione 007 e certe atmosfere dei Matia Bazar: “In uno sguardo c’è l’infinito le parole non parlano più perchè adesso al posto del mondo ci sei tu” (Voto:5-)

“Sono solo parole - Noemi”: un brano di Fabrizio Moro (per Sanremo aggiungiamo) interpretato da Noemi e potremmo davvero fermarci qui... infatti è come se mancasse in qualche modo “il trasporto, il vissuto” di chi ha effettivamente scritto il brano... Noemi sopperisce col mestiere, anche se è troppo strascicata e lascia aperte tutte le finali delle parole... quasi per darsi il tono necessario: “Non troviamo il motivo neanche per litigare,siamo troppo distanti distanti tra noi, ma le sento un po' mie le paure che hai”(Voto:5+)

“La tua bellezza - Francesco Renga”: il brano forse più credibile per la vittoria finale... sanremese fino al midollo, strutturato perfettamente, per far si che emerga la splendida voce di Renga, anche il testo tra l’altro non è male... resta viva però la sensazione di dejavù imperante, di canzone per... che fa venir meno il trasporto empatico: “Se la tua bellezza è furiosa e nobile, è qualcosa che somiglia alla parte migliore di me” (Voto 6+)

“Ci vediamo a casa - Dolcenera”: rispetto a Renga, Dolcenera punta decisamente alle radio, come già fatto in precedenza con “Il mio amore unico”... il brano a dirla tutta non ha l’appeal del precedente, ma funzionerà sicuramente,grazie al buon ritornello, anche se in toto, dal testo francamente brutto e pretenzioso in certi passaggi, alla musica trita e ritrita tardi anni 80, sembra un brano uscito da uno degli ultimi "pessimi" Venditti: ”Come sarebbe bello potersi dire che noi ci amiamo tanto, ma tanto da morire e che qualunque cosa accada, noi ci vediamo a casa” (Voto:5+)

“Nanì - Pier Davide Carone (feat. Lucio Dalla)”: Lo ammettiamo candidamente, non ci avremmo scommesso un euro... “o venti euro di verginità”, ma il premio Mia Martini dovrebbe andare proprio a Carone... si proprio lui, che scrisse la celeberrima “In tutti i luoghi, in tutti i laghi...”, che può fregiarsi dell’arrangiamento e dei controcanti più che azzeccati di Dalla, che da al brano un vestito antico e moderno allo stesso tempo... esaltato dal ritornello semplice eppur di grande impatto: “questo bosco ormai ha il tuo stesso odore, di una bocca senza più un sapore” (Voto:7+)

“Per sempre - Nina Zilli”: la vera e propria outsider (nel senso di candidatura alla vittoria finale) di questo Festival, può giocarsi le sue carte fino in fondo, ha infatti il solito brano “perfetto” (che nel nostro giudizio è ahimè un limite) di Casalino, un bridge da brividi e la sua voce, l’unica nel panorama italiano, non ce ne voglia Giorgia, che restituisce un anelito di Mina: “perchè in amore l’orgoglio è un limite, sazia solo per un istante...  poi torna la fame” (Voto:7-)

“Sei tu - Matia Bazar”: un brano dei Matia Bazar per Sanremo, uguale ai tanti già presentati... quindi strutturato armonicamente meravigliosamente, strofa, ponte, ritornello... ma il già sentito e la mancanza di originalità non sono neanche dietro l’angolo, fanno per così dire parte del pezzo stesso... e l’emotività dell’ascoltatore medio (anche quello delle giurie sanremesi) viene decisamente meno: “cado nella notte che somiglia a te... sei tu che mi hai rubato il cuore” (Voto: 5-)

“La notte - Arisa”: “sale sale e fa male, vomito...  e quando arriva la notte e resto sola con me”... chi di voi non ha accennato a un sorriso per non dire altro, quando la nostra declamava le strofe, pensando ad eventuali parodie... con tutto il rispetto si intende, tutto questo per dire che è inevitabilmente il testo la parte debole del brano che Arisa porta al festival, in questa nuova veste intimista e seppur convincente, dove la struttura armonica è tra l’altro ben congeniata... un peccato insomma, un’occasione decisamente mancata: “La vita può allontanarci, l’amore poi continuerà” (Voto: 5,5)

“Grande mistero - Irene Fornaciari”: “Tra monete di sole e palle di ghiaccio, pipistrelli che cercano il tragitto e gatti dentro al frigo”, il brano di Van de Sfroos, ha un testo incomprensibile che ricorda il miglior o peggior Panella, (a seconda dei punti di vista),intrigante e con una melodia ruffiana, abilmente costruita, che si lascia ricordare piacevolmente... Lei è indubbiamente simpatica e felicemente “fuori luogo”, ma nell’insieme il tutto decisamente manca di mordente e coesione:“ lune a dondolo io ne ho cavalcate su strade proibite ” (Voto: 5)

“E tu lo chiami Dio - Eugenio Finardi”: intenso, lirico e... sincero, per davvero... toccante...  Finardi, potrebbe “seriamente” in qualche modo ripetere le orme di Vecchioni: “E tu lo chiami Dio, io non do mai nomi a cose più grandi di me” (Voto: 7,5)

“Respirare - Bertè/D’Alessio”: Un vero e proprio atto di folclore,  che accarezza il trash cercando una parvenza di “reality”... il testo in primis, la vocalità e i consigli “da sceneggiata ecumenica” di D’Alessio alla Bertè (botox?) che afferma “Sono maledetta”... tralasciando “le citazioni”, diciamo così musicali (al limite del plagio),che donano irrimediabilmente al tutto un’aria da macchietta nazional popolare, francamente risibile... anche se in termini di voto, vista la caratura dei personaggi nn ci stupiremmo avessero un loro seguito:“prova a soffrire anche tu...” (Senza Voto)

Commenti

Translate