Dieci regole per farla innamorare di Guglielmo Scilla



Solitamente chi cerca di accontentare tutti finisce per non accontentare nessuno, è il caso di questa pellicola, che si rivolge a un pubblico giovane, di target generalista, che vorrebbe tra l'altro senza riuscirci minimamente a far sbellicare dalle risate e ha in più la pretesa di farlo anche riflettere, fallendo miseramente sia nel tentativo di divertire che in quello di far pensare.
Un calderone confuso e poco originale di svariati elementi assemblati con pochissima cura... una vera e propria barca che va alla deriva, col fantasma di Brizzi, che da più di una mano alla sceneggiatura insieme a Bortone... tralasciando “la non originalità” in toto delle gag per non sparare sulla croce rossa.
Non c’è infatti una sola cosa che funzioni, dall’improbabile impianto narrativo, che cerca di sviscerare una sinossi insulsa a più non posso, alle caratterizzazioni dei personaggi, oltre che banali vere e proprie macchiette trite e ritrite, per non parlare come dicevamo del tentativo maldestro di dar profondità al ruolo di Salemme per parlar dello stato della famiglia in generale.

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