Gioco di società - Offlaga Disco Pax




Reggio Emilia, giochi e suoni di società, direttamente dall'esperienza del "Prototipo ep", dove i nostri riducevano l'elettronica all'essenziale, 
Max Collini e "compagni" tornano interessanti e godibili più che mai, con i loro microcosmi che assurgono a generazioni, metafore antiche che diventano  punto sulla realtà odierna... connessioni e sconnessioni, riannodando il filo del tempo, tra il passato e il moderno, fedeli... a loro stessi in primis... con toni quasi dimessi, meno freddure, meno sentenzianti, sempre più da assaporare per bene forse, rispetto al passato, ma sempre lucidi e profondi nel loro percorso artistico.
L'unico punto di domanda è due punti virgolette d'ordinanza
Avremo mai per gli Offlaga una svolta equiparabile al Clup Privè dei Massimo Volume? Avremo ovvero delle novità sostanziali dai nostri? 
Al 99 per cento sappiamo qual'è la risposta, anche perchè il buon Max ci ha anche provato a cantare (con Dente ndr)... ma dopo tutto gli Offlaga sono tornati... lunga vita agli Offlaga Disco Pax.  

"Palazzo Masdoni": la prima ubicazione del pc, che non è il computer ovviamente... e Paris Bulgarelli "il custode", psichedelica coi synth in evidenza specie nella suggestiva coda strumentale finale, nostalgica con un fondo di amarezza, quando la sede del partito era anche la propria casa:
"Ci stavo talmente bene che la militanza a un certo punto occupò tutto il mio tempo... tutto"

“Piccola storia ultras”: che fa venire in mente anche un certo “Piccolo mondo antico”, orgoglioso e mai domo, dove in una ipnotica sezione ritmica, con degli inserti “fisarmonici” ovviamente campionati, si dispiega l’ardita metafora calcistica/politica con la figura di Gheddafi come perfetto trait d’union, che non può che fa riflettere e tanto:
“Lo stesso Gheddafi che poi divenne azionista della Juventus, lo stesso Gheddafi in cui il figlio giocava per scherzo nel Perugia, lo stesso Gheddafi socio dell’Eni, lo stesso Gheddafi che infine abbiamo ripreso a bombardare... così per sport”

“Parlo da solo”: “ti ho risparmiato tutte queste parole”  e lo si può tranquillamente immaginare Max Collini (nel singolo che ha anticipato l’album) immerso nella linea di basso e dai giochi dei synth, fra questi suoni analogici e caldi che tenta di sbollire la rabbia o la tensione accumulata, di una storia d'amore finita... alla maniera di un Richard Ashcroft d’annata magari... magari no: 
“sopportare aspettare, violento brutale, cattivo normale, parlo da solo mentre mi guardo passare”

“Respinti all’uscio”: il saccheggio compiuto  coi synth solenni ed epici come si conviene per il concerto a Reggio dei Police, il 3 aprile 1980... visti dal punto di vista di un ragazzino che non può e in ogni caso non ha i soldi per andare:
 "ma noi siamo solo dei futuri adolescenti non sappiamo niente di cosa succede dentro e fuori un posto a 50 metri dalle nostre mattinate"

"Sequoia": 1700, Villa Rossi, la repubblica di Salò, gli Ustmamò con la puntina che salta che pian piano si sviluppa e trasforma in un loop ritmico, per parlare di radici e classi sociali, "a cinque anni puoi ancora mescolare senza dare troppo a noia i nipoti contadini con i figli del dottore", ricordi immutabili come l'eterna sequoia:
"ed è rimasta quella vecchia ma meno eterna cicatrice, quando mi guardo allo specchio e nelle fotografie da bambino e penso che sia una bella cosa, una lieta meraviglia,  che ancora non ci abbia toccato ne guerra ne miseria

“Tulipani”: “perchè fuori nevicava l’universo nonostante fosse giugno” Johan Van Der Velde quasi morto e con 47 minuti di ritardo sotto la neve e senza monclaire...con coraggio e impazienza, è il ciclismo stavolta lo sport che i nostri erigono a metafora di vita, dopo i salti di Ventrale, quasi una dance primordiale... " quel metro di neve su le pontine vette affrontato con la bicicletta al posto della slitta, vale quanto meno l'alpinismo estremo senza bombole d'ossigeno tra le inviolate vette del Tamir" 

"Desistenza": "via dell'inferno come via dell'amore", prosegue e in un certo qual modo chiarifica il singolo Parlo da solo, come un lato b qualunque, come non è... perchè d'amore si tratta...
"invitami a desistere, congedami"

"A pagare e morire": si fa sempre in tempo... "preannuncio allo sfatto lo sfratto..." "realizzo che Malboro se vuole adesso mi ammazza" con gli inserti dei synth che riecheggiano atmosfere da progressive italiano e affilano la tensione narrativa
 com'è possibile che io sia finito a far da scudo mano ai risparmi della classe media non me lo spiegare... di una cosa sono sicuro, lo slogan la casa è un diritto, l'affitto non si paga, Malboro non l'ha mai sentito in vita sua, ma si è arrangiato lo stesso, mestiere pericoloso il mio sarà meglio aprire una posizione all'Inail"

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