Millimetro - Celeste Gaia




Qui lo diciamo e non lo negheremo in ogni caso... Celeste Gaia peraltro giovanissima, ha un futuro luminoso che la attende... chiariamoci subito, parliamo in termini qualitativi e non di successo o “altre amenità necessarie”... questa ragazza ha talento “vero” e se resterà coerente con se stessa non potrà far altro che... non ci sono dubbi ascoltando questo esordio, davvero convincente... se si pensa che viene da sanremo poi...
Altra puntualizzazione, per noi, doveva vincere lei la categoria giovinastri, ma questo è un altro discorso visto il livello dei partecipanti... 
La freschezza in primis della voce, la vivacità e intelligenza dei testi e l’ottima produzione di Roberto Vernetti, la portano decisamente al di la del mero discorso festival... pur muovendosi in territori musicali ampiamente solcati... un folk/pop di base con melodie easy listening, rigorosamente killer, che però sviluppa sempre con maestria e sprigiona grazie ai svariati inserti di matrice beat, una sensazione di repeat indispensabile... irresistibile... 
Con le dovute proporzioni e generi... un esordio alla Carmen Consoli cantato da Arisa senza scomodare straniere genti, assolutamente da tenere d'occhio:

“Carlo”: abbiamo già detto in precedenza sul brano in questione nel nostro speciale sanremese, confermiamo in toto l’assoluta freschezza in se della proposta, specie per quel palco e che sebbene il ritornello sia preso di peso da un brano di Niccolò Fabi (provate a cantarci sopra) : “Rosso è un vestito rosso, oggi quello che hai addosso per il mio funerale, bella senza più pensieri come sei tranquilla il giorno del mio funerale...” rimane la nostra vincitrice morale per le nuove proposte:
“verdi, mi piacciono gli occhi verdi, mi sanno di calma interiore, equilibrio, li ho sempre associati all’amore”

“Indirizzo nuovo”: melodia e ritmo saltellante, da filastrocca folk/pop, piacevole ed orecchiabile, impreziosita da deliziosi orpelli strumentali, con il banjo in primis:
“le favole non sbagliano e io non tornerò da te...”

“Io devo diventare una persona normale”: un beat solare, melodicamente ineccepibile, che nel ritornello ricorda un pò Arisa:
“ma poi chi ci crede, non son normale e si vede...”

“Strade, Milano”: “noi siamo qua a dirci che i fiori ci servono ancora”... ancora un folk/pop, leggero e trascinante, costruito perfettamente: 
“parliamo d’amore non è demodè, facciamo gli attori che qui non c’è”

“Ironia fotografia”: delicata e avvolgente, una vera e propria ninna nanna per innamorati, con la voce in evidenza... forse era proprio questo il brano più adatto per sanremo:
“parli, ritorni, Parigi sembra di metallo cartoline dimentico di farlo,  parli mi sfiori, la pioggia mi ha portato fuori, respiro petali di fiori con te”

“Hai ragione tu”: siamo su territori folk/country stavolta, per virare poi sul pop nel ritornello, con un cantato originale e un testo ironico, ricco di belle immagini e luoghi comuni:
“le brave ragazze son sempre le più stronze, le cose che ho in testa non mi fanno impazzire, che ho corti pensieri, ho corti opinioni, hai ragione tu son fuori” 

“Aspetto te”: “ha ragione Paris Hilton, la vita è troppo breve per passare inosservati”... un beat spensierato, ancora una volta piacevole e coinvolgente... con uno dei testi migliori del lotto:
“se oggi arrivo puntuale è perchè sono in ritardo gli altri”

“Biglia”: atmosfere soffuse e poetiche, dove le metafore evocate, si sposano perfettamente con le armonie melodiche e l’arrangiamento scarno e prezioso... di pura classe :
“ biglia biglia ti vorrei assomigliare perchè tu sai scivolare, riesci a mantenere l’equilibrio sulla sabbia, neanche il mare sa cambiare... te”

“Mi chiamo Alice”: su chi sia la Alice citata in questione non vi è dubbio... interessante è la trasposizione della storia di Carroll della nostra, donna ormai matura... che non smette di cercare... la sensazione che il brano rilascia in estrema sintesi è aria... voglia di respirare... anche se a dirla tutta è un pò il mordente che viene a mancare e il brano in se, paradossalmente, non decolla del tutto: 
“portarti a disegnare un altro cielo, un altro mare”

“Bianconiglio”: “non la sopportavo tutta la tua attualità...”ancora Carroll citato... ma il risultato rispetto alla traccia precedente (la più debole del disco) è decisamente migliore, ricco di soluzioni strumentali e vocali assolutamente degne di note, a cui il ritmo più oscuro e le sonorità quasi notturne, senza dimenticare lo splendido ritornello, donano al tutto, un surplus da applausi a scena aperta:
“amo quando ti spegni, non hai più batteria...”

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