Posti in piedi in Paradiso di Carlo Verdone




Asciutto, misurato, ben strutturato, sociale, attuale... Verdone sforna uno dei suoi migliori lavori, specie se confrontato alle sue uscite più recenti, grazie in primis alla credibilità che avvolge la storia, quella che mancava in Io loro e Lara per esempio... tracciando un ritratto amaro della situazione italia, con la i rigorosamente miniscula, non nascondendosi nella macchietta o nella risata facile... anzi a dirla tutta non si ride quasi per niente... ma non è un demerito, anzi, sempre di una commedia stiamo parlando, ma stavolta colpisce davvero nel segno, solo che non sono le situazioni comiche che tuttavia ci sono, ad ergersi protagoniste.
E’ piuttosto una velata malinconia a prendersi la scena, una sensazione quasi di rimpianto, di occasioni sprecate, di voler riavvolgere il tempo... “tu sei il classico tipo che... le cose belle son successe solo ai tempi tuoi, invece le cose belle succedono anche adesso” e nonostante qualche situazione finale nel dipanarsi delle tre storie dei protagonisti (Verdone ovviamente, Favino, Giallini), manchi un pò di novità o pecchi di faciloneria o fretta narrativa e il tutto nel suo insieme difetti di amalgama, di unità... Verdone porta sullo schermo una delle sue per così dire commedie malinconiche più riuscite che avevano caratterizzato la sua voglia di cambiamento negli anni novanta, lavorando stavolta per sottrazione, soprattutto per quanto riguarda la recitazione di tutti e tre i protagonisti, mentre fa si che sia “l’elemento esterno” ad apportare i cambiamenti necessari e a proposito la Ramazzotti merita una sincera nota di merito - Che c’è? è che sò un pò arruginito... sei drogato di solitudine!!! lo sai perchè io e te andiamo d’accordo? Perchè ci facciamo compagnia... perchè siamo una coppia di disastrati.
Da segnalare oltre alle citazioni cinematografiche (Orson Wells su tutte) e musicali (che me lo fai provà? No... Questo cinturone è appartenuto al grande Jim Morrsison che lo ha indossato nei suoi ultimi concerti... grande Jim Morrison uno dei Queen)
due scene su tutte:
La prima che battezzeremo “La festa delle medie”, dove i nostri eroi per necessità (alla Totò) vanno al compleanno della Ramazzotti solo per abbuffarsi mentre il gelo fra i pochi invitati cerca il suo climax;
e la seconda che definiremo “I soliti ignoti” (- Sentite io non c’ho un euro in tasca, ma un briciolo de dignità mi è rimasta, perciò sapete che vi dico annateve a morì ammazzate...
- Tu non devi fa il ladro devi fa il palo è un atto di esproprio proletario un atto di sopravvivenza dove “) dove sbagliano ovviamente la casa da svaligiare e... 
“- Vorrei conquistarmi un posto in paradiso anche io, come tutti... ma siamo in troppi e ho il sospetto poi che ci ritroveremo in piedi”

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