Un giorno questo dolore ti sarà utile di Roberto Faenza



I dolori del "giovane James" a New York, ma anche... come in un’altra qualsiasi città del mondo, del resto come direbbe Paul Nizan o citerebbe Fernando Di Leo: “Avevo vent'anni. Non lascerò dire a nessuno che è la più bella età della vita”.
Il film di Faenza si dibatte dunque sui tormenti del protagonista, indagando la sua inadeguatezza rispetto alla realtà cosiddetta normale da cui è attorniato e dalle quale scaturiscono specie nella prima parte, divertenti gag.
Il problema è che il film in quanto tale si ferma qui, non si muove appunto dai tormenti del giovane e il tema portante ovvero quella della trasformazione, insita nel genere (romanzo di formazione) viene sviscerato senza particolare verve nella parte centrale e risolto frettolosamente e banalmente nella mezz’ora finale.
Se la regia è abbastanza funzionale, la fotografia di Maurizio Calvesi risulta più che discreta e la prova attoriale (Toby Regbo, Marcia Gay Harden, Peter Gallagher, Lucy Liu...)nel suo complesso è più che sufficiente,  con le musiche incisive di Andrea Guerra, è la sceneggiatura, dello stesso Faenza, Dahlia Heyman insieme all’autore del libro Peter Cameron a mancare, non nella caratterizzazione dei personaggi, giocata questa si abilmente, tra il confine sottile che separa il grottesco dalla macchietta, donando per così dire leggerezza alla profondità, ma in quanto motore filmico e snodi narrativi, assolutamente deficitari ma evidentemente basilari per la buona riuscita del film, che in fin dei conti si rivela per Faenza, un’occasione mancata... peccato.

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