Amor Fou - 100 giorni da oggi





Pretenziosi e ammiccanti come non mai, o semplicemente "pop" gli Amor Fou con questo terzo capitolo della loro discografia finiscono col rilasciare una raccolta di canzoni che possono piacere prese singolarmente, a chiunque, davvero, tanti sono i riferimenti che innestano su "la canzone pop" che fa da spirito guida, tanto i brani sono furbi fra virgolette (orecchiabili, a rapida presa, ammalianti)... ma anche no, per altri versi, perchè purtroppo, nonostante il talento del gruppo, non sempre i nostri riescono nel loro intento e il disco nel suo insieme non è di certo il massimo della coesione. 
Quello che in primis non convince al di là delle singole canzoni,che ribadiamo prese singolarmente, sono per la maggior parte potenziali singoli, è che i nostri sembrano mettere in qualche modo in secondo piano arrangiamenti e parti strumentali, le canzoni sembrano quasi costrette nella loro struttura di pop song e soprattutto c'è un mixaggio, in alcuni brani in particolare, che tende a saturare i suoni, a caricare troppo i pezzi. 
Detto questo, sono interessanti le commistioni con la canzone anni 60 e quella cantautorale, il forte richiamo agli anni 80 e i testi di Alessandro Raina rimangono il loro marchio di fabbrica, di qualità, nonostante aleggi il fantasma di Bianconi qua e la, ma paradossalmente c'è troppa carne al fuoco e mancanza di coraggio insieme, forse dove ce ne era più bisogno, per un album più compatto e strutturato e magari con meno tracce, che finiscono con lo stonare nel complesso, l'esempio lampante di questo ragionamento è la traccia conclusiva "Tigri", dove il gruppo vira su territori psichedelici, il brano rispetto al resto dell'album è un pesce fuor d'acqua eppure è chiara la voglia di costruire nuove architetture sonore, cosa che ad esempio non avviene in "Vero", perfettamente integrata nei solchi dell'album, ma strumentalmente "corretta e costretta" nella sua forma pop.
In estrema sintesi, siamo di fronte a un lavoro di transizione, importante, in quanto il gruppo conferma le sue potenzialità, ma rimane in attesa di chiarirsi le idee:

"Gli zombie nel video di Thriller": "Bandiera gialla" e atmosfere da pop italiano anni 80, con piglio cantautorale, con tanto di coro fanciullesco sul finale, bello il testo, confuso il sound, troppo carico, manca un ritornello vero e proprio che dia sfogo in qualche modo alla melodia:
"Non ho mai visto un ufo non ho fatto la spesa e non ho bisogno dei pensieri in cui ci ritroviamo ad annegare insieme ogni martedì sera"

"Alì": "ma di notte avevano voglia di fare l'amore di consumare nel buio la noia"... pop/dance a tutto spiano, restano sempre gli anni 80 il punto di riferimento, il brano è leggero e prevedibile nel suo dipanarsi e sta qui la sua piacevolezza e la scelta da parte del gruppo come primo singolo estratto:
"i figli dei precari di Milano golosi come giovani vampiri prima che la vita gli scappasse di mano si dimenticavano di esistere"

"Goodbye Lenin": "Quella carezza della sera" con ritornello baustelliano, ma al di là di tutto ciò che non convince, come nel primo brano è il mixaggio che finisce col confondere l'ascoltatore:
"Aveva voglia di andar via, amare la pornografia non avere regole che male c'è"

"Vero": "caramelle di sintesi non ne voglio più"... mood sospeso, tra provincialismo e esterofilia, ottimo il ritornello, purtroppo strumentalmente il brano non si evolve, con riferimenti troppo evidenti ai testi di Bianconi per far si che sia un caso:
"e dio ci salverà se salterà nel tuo stress"

"Una vita violenta": easy listening, semplice pop elettronico, che può ricordare I Cani nella strofa, con buone aperture melodiche nei ritornelli, leggera leggera, nonostante il tema trattato:
"Mi serve continuare a confidare tu abbia almeno diciotto anni e una vita violenta"

"400 colpi": un beat trascinante ricco di suoni, forse fin troppi, tendenti a scurire l'atmosfera, peccato per quei "superlativi" finali, che fanno tanto Tiziano Ferro e poco Truffaut: 
"Perchè solo nella scelta di riconsegnarti questo mio cuore capirò completamente le sue conseguenze"

"La primavera araba": suoni anni novanta e buon lavoro chitarristico, con cenni di new wawe nel ritornello:
"il potere ama poi guarda crepare un generale libico"

"Padre davvero": l'ultimo Battisti sommerso dai synth dove c'è poca aderenza tra musica e parole in generale e nello specifico non funziona granchè il contrasto tra la seriosità del testo e l'allegria di ritmo e melodia, anche se crediamo l'esperimento sia voluto:
"E poi fu un attimo cadere vittime di un' immensa trasgressiva voglia di non essere soli"

"Le guerre umanitarie": "Il nostro destino è tutto nelle cartoline che ti voglio spedire"... con un riff ipnotico che sfocia in un ottimo ponte/ritornello, che sebbene richiami per dinamiche strutturali i Baustelle, rappresenta uno dei picchi dell'album, grazie anche all'intensità delle parole e alla coda strumentale finalmente non accessoria, con la batteria in evidenza e il solo di chitarra elettrica struggente ed emozionante:
"Bombardiamo Tripoli ! Puniamo chi bestemmia nei reality ! In ogni caso a noi non sarà chiesto che un voto Conosciamo i soprannomi dei trans che si contendono il re per una cifra equa, una botta di vita"

"I volantini di Scientology": i nostri ritornano su territori electro pop, con un testo e un cantato che non può non richiamare I Cani, specie nelle strofe, il ritornello ahimè, non decolla del tutto:
"Tre milioni di ragazze dimagriscono non sempre per colpa di photoshop hanno soltanto vent'anni e pochissime non sogneranno il titolo di Amici"

"Forse l'Italia": citazioni colte da canzone d'autore italiana su sonorità dance, con buone metafore testuali sprecate dal mixaggio e non è una novità, ma qui è davvero assurda tanto per fare un esempio nascondere la voce in questo modo, togliendo ogni appeal radiofonico al brano, che in generale non sarebbe un male, ma se ti poni "con queste basi" e non le sfrutti, che senso ha?
"per fare un frutto ci vuole un fiore per fare un disco ci vuole un suono eppure a quasi tutti qui basta una riga"

"Radiante": breve e convulso beat con spirito punk :
"poi c'entri solo tu"

"Tigri (The song)": ossessiva e psichedelica, varia nella sua struttura armonica e compositiva, sembra non c'èntrare niente col resto dell'album, come la traccia precedente del resto e ha un testo criptico per così dire, ma è valida nel suo ricercare nuove amalgame compositive:
"Quel funghetto fra noi sei sicuro sia da mangiare ?A un tratto io non mi sento molto bene, non mi sento molto io"

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