Avvolte - L'essenziale è invisibile agli occhi




Grande album, questo gradito ritorno dei torinesi Avvolte,  poggiato su una struttura armonica eccezionale, ricca di soluzioni efficaci e arrangiamenti davvero pregevoli, mai banali, che donano al corpus un’omogeneità di fondo, granitica e sensuale, con le chitarre in bella mostra e una ritmica sempre incisiva, che si sposano mirabilmente con la voce  di Christian Torelli.
Sembra poco, ma non lo è affatto perchè i brani non ristagnano su pedisseque forme o schemi triti e ritriti e pur non disdegnando la componente melodica, rivelano i più svariati aspetti col crescere degli ascolti, senza venire a noia.
Un lavoro maturo, nel senso più positivo del termine, ovvero quando tutto è messo a fuoco nel miglior modo possibile, che è figlio della seconda metà degli anni novanta, che i nostri aggiornano rifinendo e avvolgendo, depurando i suoni in un certo qual modo, per far confluire l’ascoltatore in una spirale di sensazioni su cui perdersi è d’obbligo, per quanto sia naturale. 
Ricco di ospiti e atmosfere ammalianti, ricercate e preziose, è un lavoro intenso, profondo e poetico che vi consigliamo vivamente:

“Nessuna rete”: con la voce maliarda e sinistra di Lydia Lunch, si apre il nuovo dei nostri per procedere su una chitarra languida e i suoi arpeggi, in un’atmosfera “liquida” per una lucida denuncia sociale:
“come l’aria che manca il debito avanza”

“Il vestito più scuro”: “bevo alla sorgente che torbida diventerà e piano mi allontano dalla gente”,  siamo in territori anni 90, con ritmiche incisive e gran lavoro di chitarre, tese e taglienti, con lo splendido bridge finale, che può ricordare certe chiose dei primi Marlene Kuntz:
”oggi un musicista muore, hai fretta e non ti fermi ad ascoltare, l’essenziale è invisibile agli occhi”

“Cosa rimane”: “sei la voce che manca al risveglio”, con una parte di chitarra centrale da brividi, che spezza in due il mood oscuro del brano, abrasivo e assolutamente d’impatto, coi cori a intessere la trama:
”sei la rabbia che sta danzando nel ventre”

“L'ultimo giorno”: solenne ballad che gode ancora una volta di ottimi intrecci chitarristici, giocata su una prima parte morbida e sensuale e una seconda decisamente più tirata:
“se tutto ciò che sei è falso l’affanno nella scelta non c’è”

“Per essere viva”: “non ti basterà respirare”... con il basso ipnotico e portante di Jimi  e la voce di Diablo dei Siktikis, per un incedere trascinante, ben condito ancora una volta dai soli di chitarra:
“ricorderai le nostre labbra, un solo stanco respiro”

“Un istante”: è la ritmica scarna e incisiva a condurre i giochi, mentre sullo sfondo le chitarre “colorano” per così dire pronte e “soniche” ad esplodere, senza dimenticare le parti affidata alla tromba di Luigi Napolitano dei Fratelli di Soledad:
“lasciami cadere come cera d’uno schianto cederò, lasciami cadere come brace di un istante”

“La vita che ti spetta”: sinuosa e toccante ballad “se esiste un paradiso, chi lo merità?” che si dipana ora delicata ora nervosa, con le chitarre che punteggiano egregiamente le diverse atmosfere, da segnalare la suggestiva coda strumentale finale e il featuring alla slide guitar di Roberto Angelini:
“fra me e te son io il fratello matto”

“Resaca”: i nostri alzano il tiro e i giri in questo brano, incisivi e potenti, con ficcanti stop and go ad “attaccare lo spazio”, per chiudere mirabilmente su le note di un pianoforte avvolto da suggestioni psichedeliche:
“confuso mi guardo attorno senza capire un cazzo”

“Apnea”: quasi un proseguimento della traccia precedente, aumentando toni e incisività, pur spostando lo sguardo dal sociale al personale:
“l’amore è un lacerarsi”

“Ti piace l'articolo?”: “non voglio più tacere non voglio più annuire non voglio più farlo per timore”... incessante e affascinante alternarsi fra parti elettro acustiche, con sfuriate improvvise che non dimenticano la melodia:
“Se un Dio meno distratto mi avesse dato un dono talento che nell’ego non ritrovo”

 “Sono anche notte”: rarefatta e poetica “sono la foglia che vola senza volontà”... in un continuo crescendo e con la voce di Franz Goria, con il phatos che aumenta col salire dei giri e l’entrata di tutti gli strumenti

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