L'atlante dei pensieri - Marco Guazzone e Stag




Un disco passato quasi sotto silenzio, questo convincente esordio di Marco Guazzone con i suoi Stag, che ha beneficiato solo in parte del richiamo festivaliero, regalando o relegando alla kermesse forse il brano più easy, dell'intero calderone, poi confluito nell'album e che ha finito per influire per certi versi anche nella considerazione fra virgolette della critica alla sua opera.
Un disco "in ogni caso" per chi ama in primis il pop rock anglo-americano, ad alto tasso di emozioni... epico, solenne... struggente, dove i Coldplay e i Muse, inevitabili punti di riferimento, si abbracciano idealmente su atmosfere new romantic, dove si confondono e scontrano amabilmente, giovinezza e  inquietudine, poesia e ribellione... una vera e propria colonna sonora insomma per giovani irrequieti, che non dimentica l'Italia e il ruolo della melodia, dove Guazzone "sguazza" e in un certo qual modo, fa sentire i suoi studi al Centro Sperimentale di Cinematografia, mentre la sua band, gli Stag, conferisce l'aura elettro-rock ad uno sfondo classico. 
Piccola chicca: Marco Guazzone è l'autore di “Love Will Save Us”, canzone da due stagioni utilizzata da Fox Life TV per promuovere il “Valentine’s Day”:

“Silent movie”: poco più di un minuto di...silenzio...solo musica...ed il pianoforte la fa da padrone come un ragazzo che leziosamente sul piano si esercita a diventare un “piccolo Alexandre Despalt” che ascolta i Led Zeppelin...e gli Stag sono utili ed indispensabili per rompere il muro del silenzio con tuoni di batteria, synth e da colonna sonora. Del resto è proprio così che Guazzone definisce la sua musica: da film.

“Atlas of thoughts”: fermo immagine. Una flebile chitarra, una voce melodiosa soprattutto nella prima parte alla Chris Martin e profonda alla Matthew Bellamy nella seconda, quando impetuosi si fanno sentire gli ottimi Stefano Costantini, Andrea Benedetti, Giosuè Manuri, Suelo Rinchiusi ovvero gli Stag con batteria, chitarre elettriche ed acustiche con sempre il piano di Guazzone sullo sfondo a donare al brano un'aria “baroque”:
“So it goes, yes it goes, you will make and break the laws, learn to stop, to play and pause...”

“Sabato simpatico”: quando canta in inglese sembra trovarsi nel suo mondo, ma l'occhio e soprattutto l'orecchio lungo di Steve Lyon, produttore di Paul McCartney e Depeche Mode, qualcosa avranno pur sentito per spingere Guazzone a farlo cantare anche in italiano. Forse nella lingua madre è meno intenso, ma più ironico...una chitarra leggera, un assolo di piano ed un contrabbasso mettono su un complessino, di quelli da matrimonio che montano su un walzerino... ma puntualmente nel bridge le chitarre “ad ottavi” lo trasformano in un pop rock...con tanto di assolo elettrico.. il brano esplode nella voce del cantante romano...
“Giro giro tondo casca mondo casca anche la terra tutti giù per terra, fai la giravolta, falla un'altra volta guardiamo in su se non sarà sereno rasserenerà...”

“Exutoire”: c'è tanta contaminazione in questo disco... si sentono le influenze anni '80 e '90... dagli Europe ai Muse... batterie che tramortiscono e chitarre elettro-shok e battiti di mani...ed un pianoforte profondamente dark, vera e propria colonna sonora di un “Ritorno al futuro”...chitarre che urlano e si confondono con la voce di Guazzone che nell'acuto è sempre più Bellamy in un testo “estremo”...non vogliamo dire che non ci sia originalità nella sua composizione...ma semplicemente...reversione:
“My human suite it will soon be ripped apart, then my chest, they will open like a door, dig me a hole. I have to go and then return and if you feel the pain...”

“Guasto”: una cantilena pop con un Guazzone che fa il verso ad un malinconico Chris Martin, scusateci l'insistenza del paragone ma in questo brano è proprio inevitabile. Il pezzo con sviolinate in sottofondo in cui i suoni elettrici degli Stag sembrano un ricordo vago che ne ha lasciato il sapore e in cui gli echi minacciano banalità, ci lascia nonostante tutto affermare che il ragazzo nella sezione giovani del Festival meritava sicuramente di più:
“Sai che le cose si possono trasformare anche senza doverle rovinare?...”

“Il Principe Davide”: arpeggi di chitarre, fiati ed aria barocca preannunciano un film “fantasy”...immaginare principesse, fate e animali fantastici è semplice e la vocalità di Marco è degna narratrice...ancora un walzerino nei grandi saloni di palazzo:
“c'era una volta un re che chiamò tutto il regno a se, disse “ho perso la memoria, darò 20 rubini a chi la trova”...”

“Rødby”: battiti di mani e chitarre elettriche molto anni '60, ci raccontano un viaggio. Per la prima volta la voce è distesa e spensierata come questo brano di fiati gioiosi...ma Guazzone ci ha abituato a dei cambi di ritmo repentini ed il beat in maggiore cala nel bridge in minore e poi riparte...come a dire, niente di trascendentale:
“Sono sul treno che dalla terra solca il mare, nascosto abilmente nella pancia di una nave verso te...”

“Les Paul”: ancora battiti di mani e chitarre dal ritmo serrato ma qui il sound cambia, diventa più aggressivo con il ritmo ad ottavi e Guazzone torna al più familiare inglese in un altra “happy song” in maggiore, che per così dire “rinnega” i Beatles ed omaggia probabilmente anche la storica chitarra utilizzata da George Harrison solo in uno o due brani...è più una chitarra dal suono anni '70 che a Guazzone piace molto. Delizioso il riff di piano in un pezzo che ci convince... finale “d'annata” anche con i tom e i synth...
“This is not Abbey Road, but the corner s already passed and it s quite far away. One foot off the ground...”

“Oramai”: atmosfere più distese con arpeggi e gli strumenti che entrano in scena dopo l'accordo in bemolle...un timido brano dove è più musica con la chitarra elettrica che sfoga in un “solo”...
“Mi nascondo dietro a un dito ma so già che tu mi vedrai, oramai il trucco è svelato, non ti basta quel che do...”

“Antidote”: electric music portami via con i loop ossessivi di batteria e i synth "robotici", gli Stag si riconfermano essenziali ed è ancora “english sound”...pezzo davvero riuscito, un vero antidoto...
“Something is happening to me all my nerves are breaking down and this abstinence is new (abstinence is new)...”

“Cani randagi”: pop rock sempre presente in chitarre graffianti e batteria a nascondere un walzerino...ottimo testo, una piccola poesia che cambia ritmo verso i 2 minuti e 30'', le sonorità pesanti trasformano il brano in folk rock e la mente va subito ai Jethro tull e alla PFM. Sicuramente il miglior brano di tutto il disco...
“Mi hanno abbandonato qui, mi ci sono lasciato da solo, no non è giusto sentirsi ladri, no non è giusto sentirsi persi...”

“La mia orchestra”: degno finale di una di quelle commedie inglesi, con personaggi caricaturali che si aggirano dentro una storia d'amore dolce e malinconica...quartetto d'archi come nenia...così come la sottile voce che “scandisce le parole”....ma nella seconda parte ci si attende di più... ed arriva decisamente puntale...un colpo di batteria apre letteralmente il brano, in cui il piano, sempre più barocco, si eleva... come per magia...potere della musica...
“Corri senza fermarti e non voltarti non farlo mai, se scandisci le parole senti che non sono sole...”

Commenti

  1. Bellissimo disco, peccato se lo stiano filando in pochi :-(

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