Tutti i nostri desideri di Philippe Lioret




La forza del pudore, il procedere per sottrazione, la coesione narrativa dove melò e dramma senza scomporsi di fronte a temi così delicati (lo strozzinaggio legalizzato dei nuovi tempi e la malattia ineluttabile) si sposano amabilmente senza calcare la mano, mantenendo una dignità regale, che è forza emotiva ottimamente espressa in immagini e silenzi, sguardi e mezze parole, che sono taciti accordi e quieto vivere possibile, che vanno a comporre un quadro unitario che procede con gusto e garbo narrativo riuscendo a mantenere un'intensità propriamente filmica.
Philippe Lioret, grazie anche alle magistrali interpretazioni di Vincent Lindon, una spanna su tutti, Amandine Dewasmes, Marie Gillain, Yannick Renier, riesce ancora una volta nel suo intento e rilascia un'opera sobria, asciutta e assolutamente compiuta, come è la sua regia del resto, funzionale alla messa in scena, dove non sono di certe le emozioni a mancare. 
Nonostante le sue due ore piene di durata il film non ha cadute di tono e questo è il merito forse più grande, visto appunto la scelta narrativa di non trascendere i toni... senza dimenticare il fatto che fa pensare e anche tanto, a partire dai desideri stessi, evocati dal titolo, che assurgono a metafora della società consumistica odierna, dove c'è chi fa debiti per comprarsi un nuovo televisore e chi per mangiare.
Un film che restituisce umanità a ogni fotogramma, con grande classe e che sottolinea ancora una volta, come si possano affrontare argomenti assolutamente rilevanti senza spingere per forza di cose sull'acceleratore, sia esso verbale che visivo, oltre che naturalmente narrativo.
A scanso di equivoci non stiamo parlando di un capolavoro, ma di un film ben fatto che merita sicuramente la visione.

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