Noi siamo il club - Club Dogo



I Club Dogo sono un'istituzione nel mondo dell'hip hop italiano, lo dimostrano le polemiche che accompagnano i nostri ad ogni nuova uscita, specie da quando i nostri hanno avuto successo, celebrato anche dai dischi solisti... ma questo ennesimo capitolo è solo l'ennesima dimostrazione del perchè i Dogo facciano tanto discutere e potremmo fermarci qui... perchè non ci sono punti deboli in questa nuova fatica del gruppo milanese, che rilascia un album coeso e avvolgente, assolutamente convincente, non ci sono riempitivi per così dire, che non abusa dei clichè del genere, pur non mancando ovviamente le tematiche care al genere, ma c'è misura e maestria anche per così dire negli "standard", con ritmiche sempre incisive e testi che non sono da meno, senza contare gli illustri ospiti che aggiungono al disco varietà e imprevedibilità.
Fra la presunta fine del mondo e i cattivi maestri, fra discoteche e playstation, fra fighe e droghe, insomma i Dogo ci sono eccome, "collassati" o meno ma più in forma che mai:

"Meno felici ma più furbi": "e i cattivi maestri di questo paese" narrati da Lucarelli:
"non so se odiarli o essergli grato"

"Se non mi trovi": "sarò con un cappio al collo al posto della cravatta su un letto di rovi",  la melodia nostalgica della chitarra acustica con Emiliano Pepe, per un sound incalzante e profondo:
"e se mi chiamerai sarai per dirmi che il tempo è splendido"

"La fine del mondo": "andrò all'inferno ci penso dopo, chi se ne frega il paradiso è vuoto"... con Power Frances, sonorità dance, immaginando la fine del mondo, per un testo francamente non memorabile:
"vieni baby finchè resti in piedi"

"Chissenefrega (in discoteca)": ritmiche oscure e suadenti e tra l'altro molto varie, quasi il seguito della traccia precedente, con testo "tamarro" il giusto:
"tira su le mani come se non te ne fotte un cazzo"

"Ciao ciao": "se non c'era la musica io rimanevo muto"... riuscita commistione hip hop/dance, orecchiabilissima e ben costruita:
"oggi che i sogni degli altri sono il mio lavoro"

"Cattivi esempi": "pensavo fosse amore invece era mdma"... ritmiche trascinanti, cupe e ossessive e testo "fuori" e geniale nell'accostare cartoni animati, attori e politici... tutti nello stesso calderone, come da titolo:
"lascio l'8 per mille a me stesso "

"Tutto ciò che ho": Fermo Posta Club Dogo, feat Cile, ficcante e ariosa... e "sociale" a suo modo, altra convincente traccia che gode di un ottimo ritornello:
"Io sto dove i sogni fanno stop"

"Niente è impossibile": "gli schiaffi sono più sinceri delle carezze" feat Zuli e l'incontro con il reggae ma non solo, per uno dei migliori testi dell'album:
"non ne conosco tanti che si sono fatti da zero ne conosco tanti che si sono fatti davvero"

"P:E.S.": una delle più riuscite tracce del disco, con Giuliano Palma non poteva essere altrimenti... il ritmo coinvolgente fa il resto, il testo è godibilissimo nella sua leggerezza, il mood è letteralmente invasivo e ben si esplicita nel ritornello: 
"sto lontando dallo stress fumo un pò e dopo gioco a pes se mi riprendo oh yes"

"Erba del diavolo": con i Datura è un giocoso salto nel passato,  tra giochi di parole e vocali... e ritmiche ipnotiche:
"ho le palle belle vuote, le tasche belle piene"

"Sangue blu": "quando non ci sarò più versa in terra un pò di rum con il dito medio su"... con Jax i nostri alzano i giri e il tiro, con le chitarre elettriche a scandire e a rivendicare tatuaggi e soprattutto la cultura rap:
"la gente si dimentica che ti ama ma che ti odia non se lo scorda"

"Noi siamo il club": la titletrack è il perfetto compendio dei nostri, per temi trattati e sound, con Marra che apporta il suo contributo, con giochi di parole spettacolari, musicalmente è sicuramente il pezzo migliore del lotto, più intriso di "strada" che affonda come da titolo nelle radici "del club" :
"porta pure le tue amiche tanto quella fa le marche l'altra il molise"

"Se tu fossi me": "certe volte dire bella vita è una contraddizione come guerra santa come futuro migliore in questa nazione"...  street rap, duro e puro, con poche note di pianoforte ad acuire la malinconia di fondo del testo e un ritornello perfettamente centrato, forse la migliore traccia dell'album:
"il successo è una rivincita è la fama che è una merda" 

"Collassato": "quanto mi piace grattare il fondo"... "la perdizione" secondo i nostri,  con ironia e intelligenza per una ritmica ammaliante e compiacente:
"sei fatto tutti i giorni, sei fatto quotidiano"

"Ragazzo nella piazza": con Ensi, a rivendicare appartenenza e successo, ma senza autocompiacimento:
"ho sempre gli stessi  amici di sempre anche perchè nessuno se li prende"

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