Onore alla Spagna che ha vinto con merito e onore all’Italia che ha perso anche lei con merito a dispetto di una condizione fisica generale assolutamente deficitaria, al quale mister Prandelli ha dato il colpo di grazia definitivo, rischiando Chiellini ancora una volta dall’inizio, dopo un Europeo non all’altezza per il gigante juventino reduce da un fastidioso infortunio all’ultima di campionato, Abate, che non stava in piedi al posto di Balzaretti e FantAntonio “un tempo” Cassano al posto di Diamanti o chi per lui, per non parlare dell’ostinazione prandelliana di buttare nella mischia sul due a zero il Thiago Motta impalpabile che si è visto per tutta la manifestazione, tralasciando l’infortunio che ha dato il via a una debacle annunciata,se aggiungiamo un Marchisio letteralmente stremato.
La domanda è d’obbligo, che avrebbe dovuto fare, cambiare mezza squadra nella partita più importante? Qualcosina di certo il mister ha sbagliato, è palese, ma coi se e i ma come al solito non si fa la storia, perchè di una partita senza storia stiamo parlando, nonostante l’enorme fiducia di un intero popolo, a parte qualche gufo malefico si intende, che voleva scrivere ancora una volta... la storia.
Davvero troppo forte questa Spagna, una macchina perfetta.
Non vogliamo sembrare ingenerosi, anche perchè i meriti del gruppo guidato da Prandelli vanno al di là di questa pesante sconfitta e di qualche errore, che col senno di poi siamo tutti bravi... la coesione da squadra vera, la compattezza, il cuore, che testimoniano molto bene le lacrime dei giocatori in primis e che fa ben sperare per il futuro prossimo, vista anche l’età media degli azzurri; il gioco ritrovato, le partite con Inghilterra e Germania resteranno negli annali, fra le migliori di sempre, per intensità, abnegazione, fluidità di manovra;
e venendo ai singoli, la definitiva esplosione di Balotelli, che potrebbe far compiere ai nostri il tanto auspicato salto di qualità già dai prossimi importati appuntamenti (Confederation Cup e Mondiali) e la conferma di difesa e centrocampo, praticamente perfetti fin quando il fiato ha retto, basi assolutamente solide per ripartire.
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